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La Camera dei deputati ha votato favorevolmente alla conversione in legge del cosiddetto “decreto carceri”, che introduce una serie di misure con cui il governo intende affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri italiane. Il testo era stato approvato dal Consiglio dei ministri a inizio luglio e era passato all’esame del Senato con un voto di fiducia. Dopo mesi di discussioni e contrattazioni interne alle forze di centrodestra, il parlamento ha dunque approvato una delle misure su cui governo di Giorgia Meloni insisteva da tempo. Il testo, tuttavia, è stato giudicato poco incisivo da molti osservatori.
“Un’occasione mancata”
La legge di conversione è stata approvata in Camera dei deputati mercoledì sera, con 153 voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto. Per migliorare la gestione delle strutture carcerarie, il testo prevede l’assunzione di un massimo di 1.000 agenti della polizia penitenziaria fra il 2025 e il 2026, oltre a venti nuove figure dirigenziali. Il decreto si rivolge anche ai detenuti, prevedendo misure finalizzate a migliorarne le condizioni di detenzione. Su tutte, l’aumento delle telefonate consentite ogni settimana, che verranno regolamentate in seguito mediante regolamento ancora da redigere: “Il decreto interviene sull’edilizia penitenziaria e timidamente ritocca la custodia cautelare, ma di certo non offre le risposte necessarie e urgenti per la drammatica situazione delle carceri italiane”, ha detto a LifeGate Valeria Verdolini, presidentessa di Antigone Lombardia.
Secondo la rappresentante dell’organizzazione italiana che difende la tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penitenziario, “il mancato intervento in concreto non è solo un’occasione mancata, ma, vista la situazione critica, una scelta dolosa del governo sulla pelle delle persone ristrette”, continua Verdolini. Numerosi osservatori concordano nel giudicare il provvedimento molto meno incisivo rispetto alle attese, attribuendo tale risultato alle numerose contrattazioni politiche fra i partiti di maggioranza.
Gli altri punti contenuti nel decreto
Un altro punto di rilievo contenuto nel decreto riguarda la possibilità per i detenuti tossicodipendenti di scontare la pena all’interno delle comunità. A tal proposito è stato istituito un elenco di strutture idonee all’accoglienza e al reinserimento dei detenuti, che dipenderà direttamente dal ministero della Giustizia. Si tratta di luoghi in cui i detenuti avranno accesso sia ai servizi di accoglienza residenziale che a percorsi di reinserimento socio-lavorativo. Su questo è intervenuto direttamente il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca) , affermando che senza le adeguate risorse il rischio per le strutture è quello di diventare “piccole prigioni private”, senza poter garantire condizioni dignitose.
Novità del decreto carceri è l’introduzione del reato di peculato per distrazione, che punisce l’indebita destinazione di denaro o cose mobili. Questo reato, che prevede una pena da sei mesi a tre anni di reclusione, si applica ai pubblici ufficiali o incaricati di un pubblico servizio che utilizzano denaro o beni mobili per scopi diversi da quelli previsti dalla legge, procurandosi o procurando ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale. Fra gli altri punti contenuti nel decreto ci sono la semplificazione del procedimento per riconoscere la liberazione anticipata dei detenuti e il divieto al sequestro e al pignoramento dei beni che costituiscono riserve valutarie di Stati esteri depositati presso la Banca d’Italia. Un provvedimento per garantire che queste riserve non possano essere utilizzate per soddisfare eventuali obblighi finanziari derivanti da procedimenti giudiziari.
Affrontare il sovraffollamento carcerario resta un miraggio
“Con 65 detenuti morti per suicidio – circa due alla settimana – e 7 agenti deceduti nella medesima maniera; con circa 14.000 detenuti in più rispetto alla capienza, la legge di conversione del decreto carceri è inadeguata per i bisogni e cieca rispetto alle urgenze”, conclude Verdolini.
Il riferimento è all’ultimo rapporto sulle carceri pubblicato dall’associazione ad aprile. Il nucleo dell’indagine è semplice: le carceri stanno scoppiando. Secondo i dati raccolti da Antigone il tasso di affollamento reale del nostro paese è al 130,6 per cento, con un picco del 227 per cento nella sezione maschile del carcere di Milano San Vittore. In generale, le carceri italiane definite “non affollate” sono, ormai, solo 38. In 56 istituti il tasso di affollamento supera il 150 per cento, mentre in otto casi va oltre il 190 per cento. Come se non bastasse, il sovraffollamento ha interessato per la prima volta da anni anche gli istituti penali per i minorenni, con 555 ragazzi – erano 406 a giugno 2023 – per 514 posti ufficiali.