Nei nuovi accordi tra Italia e Turchia mancano rinnovabili e diritti

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Italia e Turchia hanno firmato nove accordi per la cooperazione tra i due stati. Ma al centro dello scambio non ci sono né diritti civili né rinnovabili.
  • Italia e Turchia hanno siglato degli accordi su diverse tematiche, tra cui il gas.
  • Attualmente, la Turchia è la terza rotta di approvvigionamento di gas.
  • Nell’incontro si è parlato anche di grano e migranti.

Un anno fa lo aveva definito “dittatore” con cui bisogna trovare un equilibrio tra la franchezza del dissenso e la necessità di cooperazione. Così è andata: il premier Mario Draghi è volato ad Ankara per stringere una serie di accordi, nove per la precisione, con il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, ora suo “amico e alleato”.

Alla corte del sultano si è parlato di gas, di rapporti con l’Europa, di crisi in Libia, di sblocco delle derrate alimentari in Ucraina, di immigrazione. Un vertice intergovernativo che tra i due stati non si vedeva da dieci anni e che è terminato con un obiettivo economico preciso: Erdogan ha parlato di aumentare il valore degli scambi tra Italia e Turchia dai 19 miliardi di dollari attuali a 25 miliardi.

turchia erdogan dittatore
Manifestazione contro Erdogan © Christopher Furlong/Getty Images

Turchia, partner di gas

La Turchia è il primo partner per l’Italia in Medio oriente. Ankara è anche un’importante controparte energetica: il gasdotto Tanap (Trans-Anatolian Pipeline), che si collega con il Tap, rappresenta la terza rotta di approvvigionamento di gas per il nostro paese dopo quelle provenienti da Algeria e Russia.

In conferenza stampa, Erdogan ha accennato alla grande cooperazione fra i due paesi, al lavoro congiunto sul gas del giacimento di Sakarya e ad altri progetti comuni. Le due delegazioni – come ha spiegato il Corriere della sera – hanno provato a fare passi avanti per favorire lo sfruttamento dei giacimenti di gas già scoperti, il trasporto del gas stesso, le trivellazioni di nuovi possibili obiettivi. Si è discusso anche di un grande giacimento di gas israeliano che potrebbe passare dal territorio turco prima di essere convogliato in Europa, sebbene le variabili di indeterminatezza siano ancora troppe.

Il problema del grano e dei migranti

Ma quello del gas è stato solo un accenno. Durante la conferenza stampa al termine dell’incontro, Mario Draghi ha spiegato altri dettagli dello scambio. “Non occorre sminare i porti, sono stati individuati corridoi più sicuri”, ha detto il premier italiano per quanto riguarda la creazione di una “via del grano” per far ripartire le esportazioni di generi alimentari dall’Ucraina. “Il gruppo di lavoro in cui la Turchia ha un ruolo centrale deve garantire che non ci siano attacchi russi e che le navi non portino armi”, ha aggiunto.

E poi il nodo migranti. “La gestione dell’immigrazione deve essere umana, equa ed efficace”, ha spiegato Draghi. “Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un paese che accoglie non ce la fa più. È un problema che il ministro Lamorgese (ministro dell’Interno italiano, ndr) ha posto in Europa, lo ha detto qui e lo diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il paese meno discriminante e aperto, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati”.

Le parole di Draghi fanno presupporre una stretta dell’accordo Italia-Turchia del 2016 per bloccare i migranti alle porte della fortezza-Europa: la Turchia, infatti, viene pagata dagli stati europei, tra cui l’Italia, per impedire a chi vuole raggiungere il Vecchio Continente di trovare rifugio in territorio europeo (un accordo simile l’Italia lo ha stretto con la Libia per il respingimento degli immigrati provenienti dal nord Africa).

Mancano rinnovabili e diritti civili

Reagendo alle parole di Draghi, Erdogan spiega che “la Grecia ha cominciato ad essere una minaccia anche per l’Italia”, in quanto “respinge i migranti nell’Egeo”, i quali devono trovare altro rifugio nel Mediterraneo, Italia inclusa. Al di là che l’Italia – come dimostrano i datinon sta vivendo alcuna emergenza migranti, il leader turco – la cui politica estera sui migranti è sempre stata spregiudicata (non dimentichiamo che la stessa Turchia ha spinto forzatamente migranti siriani in Grecia) e quella interna è orientata a perseguitare e incarcerare gli oppositori politici – non parla degli immensi interessi metaniferi nel Mediterraneo. Erdogan infatti critica il progetto di metanodotto East Med, che dovrà partire da Israele e passare per Cipro (territorio conteso proprio con la Grecia) e la Grecia, ma che secondo il leader turco vìola la zona economica esclusiva della Turchia.

Insomma, quello andato in onda in questi giorni tra Italia e Turchia è stato l’ennesimo palcoscenico su cui mettere in scena una farsa politica a fini economici. Di diritti civili ed energie rinnovabili, però, non si è parlato.

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