Il report sulla profilazione razziale e l’omobifobia in Italia, questa volta arriva dall’Europa

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Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.

Ancora un report di un’istituzione internazionale denuncia il razzismo sistemico e la profilazione razziale della polizia italiana. Dopo il rapporto della Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale, è il Consiglio d’Europa, in particolare la Commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), con il suo report pubblicato il 22 ottobre a redigere un documento sul tema. Nel rapporto non si parla solo di profilazione razziale, ma anche xenofobia nei contesti sociali, il dibattito politico “dai toni ostili nei confronti dei migranti” e preoccupazione nei confronti della comunità lgbtqia+.

L’Ecri in un viaggio effettuato da una sua delegazione ha raccolto numerose testimonianze di episodi di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto persone di etnia Rom e le persone di origine africana. Inoltre, l’Ecri ha affermato che le autorità italiane “non sembrano essere consapevoli della rilevanza del problema e non hanno considerato l’esistenza del profiling razziale come una potenziale forma di razzismo istituzionale”.

Cosa contiene il report dell’Ecri

Il lungo documento dell’Ecri contiene diverse raccomandazioni rivolte all’autorità di Roma per il miglioramento della lotta contro il razzismo e l’intolleranza. Uno dei pilastri del rapporto è la richiesta della costituzione di un organismo indipendente per le pari opportunità, con l’apporto della società civile e di rafforzare l’Ufficio nazionale contro la discriminazione razziale (Unar) come organismo governativo di coordinamento delle politiche contro il razzismo che, essendo un ufficio direttamente legato a Palazzo Chigi, non può essere considerato come autonomo.

Nonostante i progressi compiuti rispetto all’ultimo monitoraggio del 2016, alcune questioni continuano a destare preoccupazione. Come già nei rapporti precedenti si ribadisce che lo status giuridico ed il ruolo, seppur di primo piano nella lotta al razzismo e l’intolleranza, dell’Unar come ufficio della Presidenza del consiglio dei ministri, rimangono incompatibili con il requisito fondamentale di indipendenza di un organismo per le pari opportunità. Secondo l’Ecri, le persone lgbtqia+ continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana, e la procedura per il riconoscimento legale del cambiamento di genere continua ad essere complicata, lunga e eccessivamente medicalizzata.

Forze dell’ordine e profilazione razziale

L’operato delle forze dell’ordine continua a destare grande preoccupazione, soprattutto in merito alla profilazione razziale. Secondo la definizione ufficiale del Consiglio d’Europa , “si definisce profilazione etnica o razziale nell’ambito delle attività di polizia, quando le forze procedono a operazioni di controllo, sorveglianza o indagine, in base a motivi legati all’etnia, al colore della pelle, alla lingua, alla religione, alla nazionalità o l’origine nazionale senza alcuna giustificazione oggettiva e ragionevole.”

Il rapporto cita uno studio condotto tra gli immigrati nel 2022, in cui il 45,8 per cento degli intervistati ha dichiarato che, tra tutte le istituzioni pubbliche, la discriminazione maggiore l’hanno subita nelle stazioni di polizia. Uno studio precedente pubblicato nel 2018 dalla European Union agency for fundamental rights riporta come in Italia “tra coloro che sono stati fermati nei dodici mesi precedenti il sondaggio, il 70 per cento ritiene che l’ultimo fermo sia stato motivato da motivi razziali”.

Tra gli esempi comuni riportati nel report, ci sono il rifiuto della domanda di asilo senza motivo, la distruzione dei documenti, l’abuso verbale e, in alcuni casi, l’abuso violento. La polizia è stata anche accusata di abusi verbali e fisici durante le operazioni nei campi Rom. La Commissione ha sottolineato che da un punto di vista istituzionale sia stato fatto molto poco per garantire maggiori responsabilità nei casi di abusi razzisti o omobitransfobici commessi da agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e delle varie forze dell’ordine.

Discorsi d’odio

Uno dei temi che ha creato più scalpore all’interno del dibattito politico di questo report, sono le dichiarazioni della Commissione in merito alle esternazioni pubbliche da parte del mondo politico. Le principali preoccupazioni si sono concentrate sulle dichiarazioni sempre più xenofobe e con toni altamente divisivi e discriminatori da parte di alcune personalità politiche in particolare contro rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché cittadini italiani con background migratorio, la comunità Rom e della comunità lgbtqia+. Ma anche gli attacchi ai giudici, in particolare a coloro che si occupano di migranti, sono stati attenzionati perché mettono a rischio l’efficienza e l’indipendenza della magistratura.

Pur non citando politici per nome, il rapporto fa riferimento ad esempi, come quello del consigliere comunale di Firenze Alessio Di Giulio che, prima delle elezioni generali del 2022, ha pubblicato online un video di una donna rom con una didascalia che incoraggiava le persone a votare per il suo partito per “non vederla mai più”. Il consigliere è stato poi condannato per istigazione all’odio razziale. Ma fa anche riferimento a un libro pubblicato dal generale Roberto Vannacci nel 2023 che contiene commenti razzisti e omofobi.

Le reazioni della politica

I leader italiani non hanno accolto le accuse. La Presidente del consiglio Giorgia Meloni ha difeso strenuamente le forze di polizia. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto indignato dal rapporto e ha incaricato il rappresentante dell’Italia presso il Consiglio d’Europa, Roberto Martini, di esprimere il “profondo sdegno” del governo per il rapporto, ribadendo che, secondo lui, non non c’è un problema di razzismo nelle forze dell’ordine italiane. Matteo Salvini, Ministro dei trasporti e leader della Lega, ha dichiarato che le forze di polizia sono state “trascinate nel fango” da un’organizzazione “inutile”, facendo anche esternazioni problematiche sulla comunità rom.

Il presidente Mattarella ha telefonato al Capo della Polizia, il prefetto Vittorio Pisani, esprimendogli lo stupore per le affermazioni contenute nel rapporto della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa e ribadendo stima e vicinanza alle forze di Polizia. Anche se, dalle reazioni sul web, è lo stupore del Presidente ad aver colpito parte dell’opinione pubblica, in particolare coloro che si occupano di discriminazione sistemica nella nostra società.

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