In Danimarca l’ultima centrale a carbone della Orsted è stata chiusa per sempre

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La più grande compagnia energetica del Paese il 31 agosto ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone: uno step importante per il futuro danese.
  • Orsted, la maggiore compagna energetica danese, ha chiuso la sua ultima centrale a carbone a Esbjerg.
  • La centrale produceva 1,2 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anni, pari a quelle di 600mila automobili.
  • Un passo importante per la Danimarca, che punta ad abbandonare del tutto il fossile entro il 2030.

Da ieri, domenica 1 settembre, la centrale a carbone di Esbjerg, in Danimarca, è spenta per sempre. E tutto il nord-ovest del Paese, che prima era servito dalla centrale, riceverà d’ora in poi elettricità solo da fonti rinnovabili. Orsted, la più grande compagnia energetica danese, ha chiuso la centrale (e anche un’altra unità a carbone presso la centrale di Studstrup, che si trova sulla costa orientale) segnando così una pietra miliare nella sua transizione verso una produzione di energia senza combustibili fossili. L’azienda, precedentemente nota come DONG Energy, è stata pioniera nell’energia eolica offshore e si è auto-ribattezzata “azienda leader nel settore delle energie rinnovabili” dopo aver cessato la sua attività nel settore petrolifero e del gas nel 2017. Ora l’obiettivo dell’azienda è arrivare entro la fine dell’anno a una quota di energia verde prodotta del 99 per cento sul totale.

La trasformazione di Orsted, da gigante petrolifero a verde 

Fino al 2006, Orsted era una delle aziende energetiche a carbone più grandi in Europa, per poi ridurre gradualmente i consumi attraverso una riduzione del numero di centrali termiche ed elettriche e conversioni a biomassa sostenibile certificata. Una strada che oggi sembra giunta a compimento: quella chiusa da Orsted infatti era la sua ultima centrale termoelettrica a carbone. Una chiusura che secondo Ole Thomsen, vicepresidente del colosso danese “segna la fine di un capitolo della nostra trasformazione green. Per molti anni, la centrale elettrica di Esbjerg ha contribuito in modo molto importante al sistema energetico danese, fornendo elettricità e stabilità alla rete elettrica e teleriscaldamento al comune di Esbjerg”.

Fosse stato per Orsted, afferma Thomsen, la chiusura sarebbe avvenuta anche prima, ma “le autorità danesi ci hanno ordinato di continuare le operazioni presso la centrale elettrica di Esbjerg fino al 31 agosto per garantire la sicurezza della fornitura di elettricità. Naturalmente, abbiamo rispettato l’ordine, ma crediamo che noi, come società, dobbiamo eliminare gradualmente l’uso di gas, petrolio e carbone il prima possibile e, con la chiusura della centrale termoelettrica, siamo sulla buona strada per diventare la prima grande azienda energetica a trasformare completamente la sua produzione di energia dai combustibili fossili alle energie rinnovabili”.

La strada della Danimarca verso la decarbonizzazione

La Danimarca in effetti punta a rendersi completamente indipendente dal carbone entro il 2030, con la capitale Copenaghen battistrada, con l’intenzione di arrivare all’obiettivo entro il 2025: target resi un po’ più complicati dai problemi che il Paese sta affrontando nella realizzazione della futuristica North sea energy island, la prima isola energetica artificiale al mondo, che che dovrebbe essere istituita nel Mare del Nord, a circa 100 km dalla costa della Danimarca: crcondata da 10 parchi eolici offshore, l’isola energetica utilizzerà i forti venti del Mare del Nord per raccogliere e distribuire enormi quantità di energia verde in Danimarca e in Europa, contribuendo ad eliminare gradualmente i combustibili fossili, accelerando la trasformazione verde. A oggi però i costi di realizzazione stanno frenando l’opera.

Il consumo annuale di carbone presso la centrale elettrica di Esbjerg era di circa 500mila tonnellate, equivalente a circa 1,2 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica (o alle emissioni annuali di circa 600mila auto alimentate a combustibili fossili). Orsted ha già ridotto l’intensità delle emissioni del 92 per cento rispetto ai valori del 2006 e ora punta ad arrivare a quota 99 per cento entro il 2025. Solo 99, e non 100 perché Orsted ha ancora carbone come combustibile di riserva in una delle unità della centrale elettrica di Studstrup, mentre un grande silo per pellet di legno è in fase di ricostruzione dopo un incendio: non appena il sito tornerà in funzione, Orsted non avrà più né utilizzerà carbone come combustibile di riserva. In futuro, la produzione di energia sarà coperta da altre centrali elettriche e da parchi eolici e solari, e la società di fornitura di riscaldamento locale di Esbjerg sta creando una capacità di produzione alternativa per fornire il teleriscaldamento al comune di Esbjerg. Unica controindicazione della chiusura della centrale di Esbjerg, è che dei 50 dipendenti vi lavoravano, quelli che non sono in età per pensionamento o pre-pensionamento e che non troveranno posto in un’altra posizione presso Osted, saranno licenziati, come ammesso dalla stessa azienda.

 

 

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