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Sarebbero almeno 1,6 milioni i cittadini italiani esposti alle particelle ultrafini derivanti dall’aviazione (UFP). Stiamo parlando degli abitanti che vivono in un raggio di 20 km dai due aeroporti più trafficati dello Stivale: Roma Fiumicino e Milano Malpensa. A renderlo noto è una ricerca realizzata dall’organizzazione Transport & Environment. L’analisi ha esaminato i due aeroporti italiani con i maggiori volumi di traffico e quantificato i cittadini coinvolti: 700.000 romani e oltre 900.000 milanesi. L’esposizione alle particelle ultrafini, la componente più piccola del particolato, è collegata allo sviluppo di condizioni di salute gravi e a lungo termine, tra cui problemi respiratori, effetti cardiovascolari, cancro e complicazioni durante la gravidanza.
Lo studio di Transport & Environment è stato pubblicato martedì 25 giugno e rileva che “migliaia di casi di ipertensione, diabete e demenza in tutta Europa potrebbero essere collegati alle minuscole particelle emesse dagli aerei“. Secondo la ricerca dell’organizzazione ambientalista, l’oltre un milione e mezzo di italiani che vivono in prossimità dei due grandi poli dello scalo aereo di Fiumicino e Malpensa farebbero parte dei circa 52 milioni di cittadini europei che vivono nei pressi dei 32 aeroporti più trafficati del continente, esposti alle stesse emissioni. Come si legge nel comunicato stampa della stessa organizzazione, secondo l’inedita analisi, “l’esposizione alle particelle ultrafini potrebbe essere associata a circa 280.000 casi di ipertensione, 330.000 casi di diabete e 18.000 casi di demenza in Europa”. Solo in Italia si parla invece di “oltre 7.000 casi di ipertensione e altrettanti di diabete e più di 200 casi di demenza”. Le persone più a rischio, tra l’altro, sarebbero i più poveri e vulnerabili, perché, sottolinea lo studio, “in molte città, esiste una correlazione tra chi vive vicino a un aeroporto (tipicamente zone periferiche o esterne al tessuto urbano della città) e i redditi più bassi”.
Uno dei problemi maggiori che viene sottolineato da Transport & Environment è la mancanza di leggi di contenimento delle emissioni di particelle ultrasottili, e dunque l’assenza delle dovute “regolamentazioni sulle soglie di concentrazione” nell’aria. Secondo l’associazione ambientalista, inoltre, ridurre le emissioni di UFP non è solo urgente, ma anche possibile, per esempio attraverso “l’utilizzo di carburanti di migliore qualità” che permetterebbero di “abbattere le emissioni di questo inquinante fino al 70%”; altra soluzione sarebbe il ricorso a tecnologie più pulite e ad aerei a zero emissioni.
In generale, il problema dell’inquinamento atmosferico e della corruzione dell’aria risulta urgente in tutta la comunità europea. Nello specifico, in Italia la situazione raggiunge uno stato di particolare gravità nell’area della Pianura Padana, la cui aria risulta la più irrespirabile d’Europa; secondo uno studio, inoltre, 58 provincie italiane avrebbero superato i livelli di inquinamento fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A tal proposito, l’Unione Europea ha recentemente aperto una procedura d’infrazione contro Roma, rilevando come nel 2022 in Italia erano presenti “ventiquattro zone” che superavano i valori limite giornalieri di concentrazione dell’inquinamento, mentre una zona superava i limiti annuali.
[di Dario Lucisano]