studio scientifico
Al contrario da quanto previsto dalle proiezioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) – le quali prevedono la capacità di sequestro mondiale tra 1 e 30 gigatonnellate di anidride carbonica all’anno – le tecnologie attualmente in uso, la disponibilità di siti per lo stoccaggio e gli impegni presi dai governi per contrastare il fenomeno potrebbero rimuovere al massimo 16 gigatonnellate di CO2 all’anno, anche se «realisticamente» il limite sarà di 5 o 6 gigatonnellate. Lo stabilisce un nuovo studio condotto dall’Imperial College, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, il quale tramite nuove analisi mostra che diverse stime sul tema «sono state altamente speculative». Samuel Krevor, coautore e ricercatore del Department of Earth Science and Engineering dell’Imperial, ha dichiarato: «Il nostro studio è il primo ad applicare modelli di...
Mettere in atto politiche volte a contrastare il cambiamento climatico senza accompagnarle con incentivi, interventi sui prezzi o apposite politiche fiscali potrebbe rivelarsi sostanzialmente inutile: è ciò che emerge da una nuova ricerca sottoposta a revisione paritaria, guidata dall’Istituto di Potsdam per la Ricerca sull’Impatto Climatico (PIK) e dall’Istituto di Ricerca Mercator sui Beni Comuni Globali e sul Cambiamento Climatico (MCC) e pubblicata sulla rivista Science. Lo studio ha sfruttato un approccio innovativo e un nuovo database per analizzare oltre 20 anni di politiche climatiche, scoprendo che solo 63 casi su circa 1.500 si sono rivelati effettivamente efficaci nel ridurre significativamente le emissioni di gas serra. «I nostri dati dimostrano che tante politiche non equivalgono necessariamente a risultati migliori: fondamentale, invece, è il giusto mix di misure», spiegano gli autori dello studio. La ricerca ha utilizzato u...
Secondo una nuova analisi, i capodogli utilizzano un sistema di comunicazione significativamente più sofisticato di quanto noto in precedenza sfruttando una moltitudine di suoni chiamata “alfabeto fonetico”, la quale per certi versi verrebbe gestita in maniera significativamente simile persino al linguaggio umano. Lo riporta un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato su Nature communications e condotto da una squadra di ricercatori tra cui alcuni del team di machine learning del progetto CETI (Cetacean Translation Initiative), la quale ha studiato i suoni di decine di balene registrati ed elaborati da anni. «La ricerca mostra che l’espressività dei richiami è molto più ampia di quanto si pensasse in precedenza», ha commentato Pratyusha Sharma, dottoranda in robotica e apprendimento automatico del Massachusetts Institute of Technology e coautrice, la quale ha aggiunto che i prossimi studi riguarderanno cosa potrebbero eff...
Per la prima volta è stato osservato e documentato un orango che ha usato le foglie di una pianta per curarsi una ferita applicando alcune sostanze direttamente sulla lesione: è il caso di Rakus, un orango di Sumatra che è stato colto mentre applicava residui di piante masticate con proprietà antibatteriche e antiinfiammatorie direttamente sul volto, sfregiato probabilmente durante uno scontro con un rivale. Lo riportano le analisi inserite all’interno di uno studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato su Scientific Reports di Nature. Il team di ricerca, in 21 anni di osservazioni nel parco nazionale di Gunung Leuser in Indonesia, non aveva mai visto altri esemplari auto-medicarsi usando tale pianta: «Per quanto ne sappiamo, questo è il primo caso documentato di trattamento attivo della ferita con una specie vegetale con proprietà mediche da parte di un animale selvatico», ha dichiarato l’autrice senior dello studio Caroline...
Un nuovo studio condotto presso l’Università di Utrecht ha concluso che negli oceani ci sono molti meno rifiuti di plastica di quanto si temesse in precedenza e che gran parte della plastica nell’oceano è costituita da pezzi di grandi dimensioni che sono più facili da pulire. La ricerca, come dichiarato dall’Università in un comunicato stampa, si basa su calcoli con un modello computerizzato che include un numero record di misurazioni e osservazioni. Il principale autore dello studio ha dichiarato che “sono stati aggiunti i conteggi della pulizia delle spiagge e le osservazioni di grandi oggetti di plastica galleggianti sull’acqua”. Variabili non estranee al nostro Paese, visto che il 72,5% dei rifiuti sulle spiagge è di plastica e il Mediterraneo rimane uno dei mari più inquinati al mondo. Tuttavia, non ci sono solo buone notizie e non si deve sottostimare il problema: la stima di rifiuti galleggianti è aumentata e...