multinazionali petrolifere
Nella mattinata del 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa climatica intentata contro la multinazionale fossile italiana ENI, Cassa Depositi e Prestiti e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Le accuse erano state mosse lo scorso maggio da 12 cittadini e dalle organizzazioni Greenpeace Italia e ReCommon. Il Cane a sei zampe, in particolare, è stato citato in tribunale per «i danni cagionati e futuri derivanti dai cambiamenti climatici, a cui ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a investire nei combustibili fossili». L’obiettivo delle organizzazioni è quello di far imporre ad ENI una profonda revisione della sua strategia industriale allo scopo di far ridurre le emissioni derivanti dalle sue attività di almeno il 45% entro il 2030 e rispetto ai livelli del 2020. Inoltre, gli ambientalisti chiedono che il Ministero dell’Economia e delle Finanze «sia obbligato ad adottare una politica cli...
Gli abitanti della foresta di Akbelen, nel sud-ovest della Turchia, non si arrendono. Si avvinghiano letteralmente agli alberi, nell’intento di proteggerli dal disboscamento che la società turca YK Energy, vicina al Governo, vorrebbe portare a termine. Una terra di circa 780 acri che, se non fosse per l’ostinazione dei cittadini, sarebbe già stata rasa al suolo – come è accaduto negli ultimi 35 anni ad 8 villaggi della zona – per permettere ad una miniera di carbone già esistente di ingrandirsi ancora. Una tenacia che non si è fermata neppure sotto i colpi dei manganelli e dei gas lacrimogeni, strumenti che di cui la gendarmeria turca si è servita nel tentativo di allontanare gli attivisti. For the last 2 years, brave locals, both young & old, have put their bodies on the line to defend the forest’s century old trees. Now they are being met with batons and tear gas by Turkish gendarmerie who are protecting the interests...
Spesso si ritiene che l’energia da fonti petrolifere sia molto più economica rispetto alle fonti rinnovabili: una convinzione che si dimentica di un dettaglio non trascurabile, quello delle enormi sovvenzioni pubbliche che le attività estrattive e le multinazionali che le guidano ricevono dagli Stati sotto forma di finanziamenti diretti o indiretti. Questo fiume di denaro continua a scorrere, ed anzi, nel 2022 – nonostante la tanto decantata transizione verde – ha fatto segnare un nuovo record. Nell’anno appena trascorso, infatti, i soli Paesi del G20 hanno speso 1.400 miliardi di dollari per finanziare i combustibili fossili. A stimare l’enorme cifra è stato un rapporto dell’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (IISD), sommando sussidi diretti, investimenti da parte di imprese statali e prestiti da parte di istituzioni finanziarie pubbliche. Secondo i dati raccolti, le venti principali economie al mondo hanno...