Ucraina
«Se l’Unione Europea vuole fare sul serio per la nostra sicurezza e la pace globale, deve tagliare i ponti con tutte le dittature e accelerare la transizione verde e giusta delle sue economie», dice a Open l’attivista di Fridays For Future
Irina ha 35 anni ed è originaria di Kropyvnytsky, una cittadina dell’Ucraina centrale. Quindici anni fa, finito il percorso di studi, è arrivata in Italia, a Perugia, per raggiungere sua madre, che era già nel nostro paese dal 2000. «Mia mamma è venuta per bisogno, per lavorare, come hanno fatto tante altre donne ucraine. Da vent’anni assiste anziani e disabili, fa la badante, come dite voi - afferma -. Ha lavorato in tante famiglie, poi, quando ha potuto, ha fatto arrivare noi: prima mio fratello poi me». Un percorso del tutto simile a quello della famiglia del suo compagno, Oleksy. «Anche mia madre ha lasciato la nostra città, Starokostjantyniv, vent’anni fa, prima per lavorare come assistente familiare, poi come operatrice socio-sanitaria. Dopo qualche anno, quando si è stabilizzata, siamo arrivati noi con un ricongiungimento familiare. Ma oggi il nostro pensiero è più che mai in Ucraina». Irina e Ole...
Il conflitto degli ultimi giorni in Ucraina, la cui sovranità è ora ostaggio delle bombe russe, ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire per cercare riparo nei paesi circostanti. Di fronte alla crisi umanitaria in corso ai suoi confini, l’Unione Europea si è detta pronta a dare una risposta comune, con una serie di azioni volte in primo luogo ad assicurare la sicurezza degli esuli. La prima prevede uno stanziamento a favore degli Stati europei limitrofi: Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania, verso cui sono diretti i profughi. Somme destinate a coprire aiuti umanitari verranno elargite anche all’Ucraina stessa per far fronte agli sfollati interni. Accanto ai contributi economici si discute dell’istituzione di una “piattaforma di solidarietà” europea, per coordinare le operazioni in collaborazione con le agenzie comunitarie, l’Agenzia europea per l’asilo e Frontex, che si occuperà di tutti g...
L'invasione russa dell'Ucraina ha suscitato indignazione internazionale e un sentimento di comprensibile e condivisibile compassione verso la popolazione aggredita e minacciata dai bombardamenti. In tutta Europa, e non solo, i paesi hanno aperto le proprie frontiere per accogliere richiedenti asilo e rifugiati ucraini. Leggi anche >> In fuga dall’Ucraina: prima i bambini, poi le donne e gli uomini bianchi e alla fine gli africani La decisione unanime dei 27 Stati membri dell'Unione Europea (UE) di invocare la Direttiva 55 del 2001 sulla protezione temporanea, adottata oltre venti anni fa all'indomani del conflitto nell'ex Jugoslavia, ha dato ai cittadini ucraini (ponendo un limite, però, a quelli di altre nazionalità provenienti dal paese dell'Europa orientale) l'accesso a vari servizi sociali come l'alloggio, l'istruzione e l'assistenza sanitaria sburocratizzando il laborioso processo di asilo di ciascuna nazione. La risposta alla crisi scoppiata il 24 febbraio s...
Mi sono ritrovato in Italia quasi inconsapevolmente. È come se ci avessi sempre vissuto: come chi ci è nato, non ho mai avuto una scelta da prendere. Non avevo ancora compiuto due anni quando fui catapultato nella periferia di Napoli, per scappare dalla devastazione economica e sociale dell’Ucraina post-sovietica. Sono cresciuto sentendomi chiamare Andrea, all’asilo come pure dai miei genitori. Quando mia madre mi spiegava il perché di quell’Andriy sulle scartoffie che rovistavo in giro per casa, faticavo a comprendere. Credevo si riferissero a mio padre, mio omonimo (pratica comune nei paesi dell’Europa orientale), ma poi leggevo la mia data di nascita. Quando arrivai era il 1999. Nello stesso anno sbarcò in Italia anche l’attaccante ucraino Andriy Shevchenko, col quale la maggior parte degli italiani avrebbe finito per associare il mio paese, e quindi anche me, almeno fino agli sconvolgimenti politici dell’ultimo decennio...