comunità ucraina

Irina ha 35 anni ed è originaria di Kropyvnytsky, una cittadina dell’Ucraina centrale. Quindici anni fa, finito il percorso di studi, è arrivata in Italia, a Perugia, per raggiungere sua madre, che era già nel nostro paese dal 2000. «Mia mamma è venuta per bisogno, per lavorare, come hanno fatto tante altre donne ucraine. Da vent’anni assiste anziani e disabili, fa la badante, come dite voi - afferma -. Ha lavorato in tante famiglie, poi, quando ha potuto, ha fatto arrivare noi: prima mio fratello poi me». Un percorso del tutto simile a quello della famiglia del suo compagno, Oleksy. «Anche mia madre ha lasciato la nostra città, Starokostjantyniv, vent’anni fa, prima per lavorare come assistente familiare, poi come operatrice socio-sanitaria. Dopo qualche anno, quando si è stabilizzata, siamo arrivati noi con un ricongiungimento familiare. Ma oggi il nostro pensiero è più che mai in Ucraina». Irina e Ole...

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di Andrea Braschayko Alcune settimane fa sono andato da mia nonna, che vive da sola – il resto della famiglia è in Ucraina – in una cittadina vicino Caserta. Come molte donne del suo paese arrivò in Italia rappresentando, con orgoglio e dignità, la povertà dei "selvaggi anni Novanta" post-sovietici che ha costretto una generazione di donne a una vita di caregiving e rimesse. Pur non imparando mai completamente la lingua, mia nonna si mescolò agiatamente tra il provincialismo italiano; qui gli anni Novanta erano, al contrario, ruggenti. Ne era un esempio stereotipato il marito casertano, dolcemente invecchiato a pane e berlusconismo. Per forza di cose abituatasi alle preferenze televisive dell’ormai defunto compagno, circa vent’anni dopo io e mia nonna ci ritroviamo a seguire i dibattiti sulla guerra in Ucraina su una delle reti più viste  in quella casa, e per lei principale fonte informativa dal 24 febbraio. Ero ovvi...

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