Equità

di Duccio Facchini e Manuela Valsecchi (reportage pubblicato con l'autorizzazione di Altreconomia. È possibile sostenere Altreconomia qui con una donazione o abbonarsi alla rivista) “Lo sanno tutti quello che succede da queste parti: i croati che ci picchiano se tentiamo di attraversare la frontiera, l’Europa che ci respinge. Che cosa volete che vi racconti?”. Zakaria è un giovane uomo afghano di etnia hazāra che se ne è andato da Kabul. Ha raggiunto la cittadina di Velika Kladuša, nel Cantone Una Sana, nel Nord-Ovest della Bosnia ed Erzegovina. A inizio novembre è qui, solo e bloccato in un insediamento informale all’addiaccio chiamato “Elicottero”: non c’è alcuna pista d’atterraggio ma solo fango e qualche albero. Il resto della sua famiglia è in Svezia. Lui, più volte respinto con brutalità dagli agenti croati quando ha tentato di attraversare i boschi, si considera...

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<span data-mce-type="bookmark" style="display: inline-block; width: 0px; overflow: hidden; line-height: 0;" class="mce_SELRES_start"></span> Musa Balde aveva 23 anni ed era nato in Guinea: la notte di sabato 22 maggio si è tolto la vita nel Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) di Torino, dove da tempo era rinchiuso in isolamento sanitario. Lo scorso 9 maggio, a Ventimiglia, era stato aggredito da tre uomini. Lo hanno pestato con bastoni, calci e pugni all’uscita di un centro commerciale, accusandolo di un tentativo di furto di un telefonino.  Musa era stato portato all'ospedale di Bordighera per le conseguenze delle botte che gli avevano procurato lesioni e trauma facciale. Ma Musa era anche, o forse soprattutto, un migrante senza documenti. Su di lui pendeva un provvedimento di espulsione. E per uno strano meccanismo questo suo status andava a cancellare la sua condizione di vittima. Una volta dimesso dall'osp...

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Lo scorso maggio, le immagini di Kenmure Street, a Glasgow, hanno fatto il giro del mondo. Una protesta pacifica ha bloccato il furgone dell'Home Office (il Ministero dell’Interno britannico), giunto a prelevare due immigrati. Le persone hanno continuato ad affluire per tutto il giorno, finché i due non sono stati rilasciati. Nothing is more beautiful than solidarity. In response to a Home Office immigration raid during Eid, the people of Glasgow mobilised, fought back and got their neighbours released 💕pic.twitter.com/OnQscqN6Dr — Zarah Sultana MP (@zarahsultana) May 13, 2021 Mobilitazioni simili non nascono all'improvviso, per impeto di solidarietà e passaparola attraverso i social. Sorgono invece a partire da un attivismo comunitario in prima linea per sostenere richiedenti asilo e migranti, e contro la pratica dei raid a sorpresa – i dawn raids. Già dalla fine di aprile, lo Scottish Refugee Council di Glasgow lanciava l'allarme sulla possi...

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di Alia Alex Čizmić Il 4 marzo in una zona boscosa nei pressi di Saborsko, un villaggio croato a circa 40 km dal confine con la Bosnia Erzegovina, un migrante di nazionalità ancora sconosciuta ha perso la vita dopo essersi imbattuto in una mina antiuomo. Secondo Andreja Lenard, portavoce della polizia di Karlovac, regione amministrativa a cui appartiene Saborsko, altre quattro persone, di cui due pakistani, sono rimaste ferite. Una sarebbe in pericolo di vita. Quella mina fatale era una delle circa 17mila ancora presenti in Croazia, stando ai dati del Ministero dell’Interno croato. Saborsko, vittima di un massacro in cui furono brutalmente uccise 29 persone il 12 novembre 1991 durante la guerra che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, è uno dei 46 comuni contaminati. Il problema delle mine inesplose riguarda anche la Bosnia Erzegovina, dove 617 persone sono morte accidentalmente o in operazioni di sminamento dalla fine della guerra. Il Centro di Rim...

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Migranti picchiati da agenti di polizia croata a volto coperto e costretti con la forza a ritornare oltre il confine in Bosnia. È il quadro che emerge dalle testimonianze e dai video riportati in un articolo pubblicato lo scorso 18 novembre da Der Spiegel che ricostruisce il tentativo di diverse persone in fuga dai propri paesi di attraversare il confine tra Bosnia e Croazia per raggiungere l'Europa occidentale. For years, asylum-seekers have been claiming abuse at the hands of Croatian border police, with some reporting beatings and electric shocks. For the first time, videos in combination with reporting by DER SPIEGEL have confirmed some of these reports. https://t.co/JyiWoX9s8i — SPIEGEL English (@SPIEGEL_English) November 18, 2020 Der Spiegel racconta quanto successo a "Ibrahim", un giovane pakistano partito due anni fa dal Kashmir, in base alle sue parole e a verifiche indipendenti: in una fredda giornata di fine marzo, insieme ad altri migra...

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