È cominciata la raccolta firme per cinque referendum sui diritti degli animali

Lindipendente

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È ufficialmente partita la raccolta firme, promossa dall’associazione Rispetto per tutti gli animali, per cinque referendum sulla tutela della fauna e dell’ambiente nelle regioni dello Stivale. Nello specifico, i quesiti al centro della campagna propongono l’abolizione della caccia, della possibilità di ingresso dei cacciatori nei fondi privati, degli allevamenti intensivi e della sperimentazione animale, nonché dell’utilizzo degli animali nell’ambito delle manifestazioni storiche, nei circhi e all’interno dei giardini zoologici. Le proposte, che hanno già raccolto migliaia di sottoscrizioni, possono essere firmate attraverso lo SPID – o, in alternativa, ADN, CIE e CNS – sulla nuova piattaforma dello Stato per le iniziative popolari (a questo link).

Con i primi due quesiti, l’associazione Rispetto per tutti gli animali chiede di «rendere illegale la crudele e inquinante pratica della caccia, ormai obsoleta, non più significativa per l’esistenza dell’essere umano» e di «vietare l’ingresso nei fondi privati da parte dei cacciatori», che attualmente è previsto per legge «anche senza l’autorizzazione del legittimo proprietario». Il terzo quesito ha invece l’obiettivo abolire metodi di allevamento «crudeli» quali «la limitazione forzata dello spazio vitale a volte estrema come nel caso dei polli, delle gabbie per le scrofe o delle vasche per i pesci di allevamento», che costituiscono un «ambiente di allevamento malsano, maleodorante e mortifero senza accesso ad aria e luce che causa il diffondersi di patologie dolorose» e nella cui cornice si verificano spesso atti crudeli come mutilazioni, soppressioni selettive e il massivo utilizzo di farmaci e ormoni. A tal proposito, proponendo il quesito, l’associazione sottolinea anche le «enormi problematiche ambientali» presenti in tali strutture, con rifiuti pericolosi altamente inquinanti che minacciano «la salubrità di terreni, falde acquifere, fiumi, laghi, mari e aria», nonché i «rischi per la salute del consumatore».

Attraverso il quarto quesito si propone invece l’abolizione della sperimentazione animale, poiché, come mette nero su bianco l’associazione promotrice, «per progredire la ricerca scientifica non necessita più di cavie da laboratorio vive». I promotori puntano il dito contro le scelte deliberate delle case farmaceutiche, che «preferiscono torturare milioni di esseri viventi invece di investire sulle sicure modalità alternative oggi a disposizione». Tra queste pratiche, solo per citarne alcune, ci sono la vivisezione, l’inalazione di gas tossici, le ustioni chimiche e l’esposizione a radiazioni, suoni, ultrasuoni, onde elettromagnetiche ed elettricità. In ultimo, l’associazione chiede di sottoporre a referendum un quesito in cui si richiede l’abolizione dell’impiego degli animali in «circhi», «delfinari» e «zoo» – dove gli esemplari sono «costretti a limitare le loro necessità etologiche solo per soddisfare la curiosità degli esseri che li hanno imprigionati» – oltre alle «pratiche che rendono anche le rievocazioni storiche un terreno di maltrattamento».

Per portare i quesiti al voto i promotori della raccolta firme devono raccogliere almeno 500mila sottoscrizioni valide per ogni punto. È possibile firmare fino al 16 settembre 2024. Da fine luglio un decreto del presidente del Consiglio dei ministri attesta l’operatività della piattaforma online, consentendo ai cittadini di firmare con la propria identità digitale per questa e altre proposte referendarie.

[di Stefano Baudino]

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