Allevamenti intensivi
È ufficialmente partita la raccolta firme, promossa dall’associazione Rispetto per tutti gli animali, per cinque referendum sulla tutela della fauna e dell’ambiente nelle regioni dello Stivale. Nello specifico, i quesiti al centro della campagna propongono l’abolizione della caccia, della possibilità di ingresso dei cacciatori nei fondi privati, degli allevamenti intensivi e della sperimentazione animale, nonché dell’utilizzo degli animali nell’ambito delle manifestazioni storiche, nei circhi e all’interno dei giardini zoologici. Le proposte, che hanno già raccolto migliaia di sottoscrizioni, possono essere firmate attraverso lo SPID – o, in alternativa, ADN, CIE e CNS – sulla nuova piattaforma dello Stato per le iniziative popolari (a questo link). Con i primi due quesiti, l’associazione Rispetto per tutti gli animali chiede di «rendere illegale la crudele e inquinante pratica della caccia, ormai obsoleta,...
L’industria degli allevamenti intensivi, seguendo gli insegnamenti delle compagnie fossili, ha fatto pressioni significative affinché le politiche climatiche dell’UE venissero indebolite. Ad oggi, già un terzo delle misure europee per la riduzione delle emissioni è stato compromesso dal settore. A renderlo noto, un rapporto del gruppo di esperti indipendente InfluenceMap, il quale ha esaminato le campagne di lobbying condotte presso l’UE negli ultimi tre anni da 10 compagnie e 5 associazioni di categoria afferenti all’industria della carne e dei prodotti caseari. Il focus è stato in particolare su 6 politiche ecologiche cardine, come la direttiva sulle emissioni industriali o la strategia Farm to Fork. Le aziende coinvolte nell’allevamento e nella produzione di carne – quali Arla, Danish Crown, Tonnies group, FrieslandCampina, Vion food group – hanno nello specifico promosso le posizioni più critiche e influenti. Il rap...
Una nuova ricerca ha fatto chiarezza sul ruolo giocato dagli allevamenti intensivi nel determinare la pessima qualità dell’aria in Lombardia. Lo studio, pubblicato su Environmental Impact Assessment, specifica che l’allevamento di bovini e suini potrebbe aumentare anche di oltre il 25% l’inquinamento atmosferico locale. Secondo i risultati dell’analisi, in particolare, un aumento di 1000 unità di bestiame, corrispondente rispettivamente all’1% e allo 0,3% della popolazione media di bovini e suini in una data unità di area, provoca un corrispondente aumento giornaliero delle concentrazioni di ammoniaca e polveri sottili PM10. L’aumento è risultato più marcato nel caso degli allevamenti bovini, ovvero, +0,26 microgrammi su metro cubo (μg/mc) per l’ammoniaca e +0,29 μg/mc per il PM10, contro i +0,01 e +0,04 μg/mc registrati per i suini. Un dato di particolare rilievo, specie se guardato nell’attuale co...
Il Parlamento dell’Unione Europea ha definitivamente approvato l’accordo raggiunto con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IED). I voti favorevoli sono stati 393, 173 i contrari e 49 le astensioni. La Direttiva IED è una norma essenziale per prevenire l’inquinamento alla fonte da circa 50.000 impianti industriali europei. Tuttavia, l’iter è stato piuttosto travagliato: la legge ha infatti dovuto superare diversi ostacoli che l’hanno indebolita di volta in volta. Fino all’ultimo, i gruppi più conservatori hanno ad esempio tentato di allentare ulteriormente i vincoli per gli allevamenti intensivi, ma alla fine la maggioranza degli eurodeputati ha adottato l’accordo negoziato lo scorso novembre che, comunque, prevede già importanti concessioni alle aziende zootecniche più impattanti. Allo stato attuale, la legge estende le misure sulle emissioni industriali agli allevamenti di suin...
Il 90% dei petti di pollo venduti sugli scaffali dei supermercati Lidl è affetto da white striping, malattia indice dello scarso benessere degli animali, che colpisce tra il 50 e il 90% dei polli appartenenti a razze a crescita rapida, largamente utilizzati negli allevamenti intensivi. È quanto emerge dall’ultimo report pubblicato da Essere Animali – Fondazione da sempre impegnata nella battaglia contro la pratica degli allevamenti intensivi – che ha esaminato oltre 600 campioni di confezioni di petti di pollo in decine di punti vendita Lidl in 11 città dello Stivale, da Nord a Sud. Nonostante tutte i contenitori analizzati riportassero sull’etichetta indicazioni come “prodotto certificato”, “filiera controllata”, “uso di luce naturale”, “arricchimenti ambientali per favorire comportamenti naturali”, i risultati hanno fatto emergere come 9 prodotti su 10 presentino le striature bianche tipiche del wh...