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Mentre complessivamente nel mondo la superficie delle foreste continua progressivamente a ridursi, in Italia essa cresce senza soluzione di continuità sin dalla fine della Seconda guerra mondiale. Lo ha fatto registrando addirittura un ampliamento del 28% nel trentennio compreso tra il 1985 e il 2015, in cui è passata da 8,7 a 11,1 milioni di ettari. L’Italia risulta così il secondo Paese europeo – preceduto soltanto dalla Spagna – per copertura forestale. Gli ettari di foreste gestite in maniera sostenibile in Italia sono peraltro saliti a quota 980mila nel 2023, con un incremento del +5,9% rispetto all’anno precedente.
Come dimostrano le statistiche di Fao-Unep, attualmente la superficie delle foreste nel mondo è pari a un totale di 41 miliardi di ettari, rappresentando il 31% delle terre emerse e contando circa 60mila specie di alberi. Il 54,1% di essa è localizzata tra Stati Uniti, Canada, Brasile, Russia e Cina. Nel globo, negli ultimi 35 anni, la copertura forestale ha però visto un calo di oltre il 4%, avendo perso circa 178 milioni di ettari. Secondo i dati elaborati dal World Resources Institute (WRI) e dall’Università del Maryland, lo scorso anno è stata cancellata, da foreste pluviali precedentemente indisturbate, un’area grande quasi quanto la Svizzera, per un totale di 37.000 km². Si tratta di un tasso di perdita pari a 10 campi da calcio al minuto, spesso determinato dall’espansione dell’agricoltura. In Italia, invece, l’ago della bilancia pende dall’altro lato, essendo nei decenni copiosamente aumentata la superficie boschiva. Oggi le foreste coprono infatti il 37% della Penisola – superando Stati come Germania e Svizzera, che si fermano a sei punti percentuale più in basso – con Regioni come Liguria, Toscana, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che arrivano addirittura a toccare il 40% di superficie forestale. Nel frattempo, gli ettari di foreste gestite in maniera sostenibile in Italia nel 2023 sono saliti a oltre 980mila lo scorso anno, con quasi 6 punti percentuale in più rispetto al 2022. Grazie a questi progressi, come emerge dal Rapporto Annuale del PEFC Italia, ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale, sono state ottenute ben 14 nuove certificazioni e 14 regioni con almeno una foresta certificata. È cresciuto anche il numero delle certificazioni per servizi ecosistemici (+47%) e le aziende di trasformazione che hanno ottenuto la certificazione di Catena di Custodia PEFC (+8,6%).
Nella questione non mancano gli aspetti critici, dal momento che, ad avere un ruolo fondamentale in questo processo, è in particolare il fenomeno del rewilding, in base al quale la superficie boschiva aumenta e gli alberi crescono anche e soprattutto a causa dello spopolamento e del calo dell’uso del legno (in Italia molto più significativo che negli altri Paesi europei) nelle aree di montagna. Spesso incuria e abbandono provocano effetti nefasti, soprattutto in relazione alla questione degli incendi, che, a causa della siccità e del cambiamento climatico, rischiano di interessare porzioni sempre più estese del territorio. Al contempo, i dati di Ispra raccontano che alcune foreste in Italia si stanno riducendo, in particolare i boschi igrofili, le foreste vetuste e la vegetazione di pianura, che sono a rischio incendi, edilizia e infrastrutture. Proprio su questo versante dovrebbe andare a incidere la Legge sul Ripristino della Natura, che a fine febbraio ha ottenuto l’approvazione dell’Europarlamento, nonostante tutte le forze politiche che sostengono il governo Meloni in Italia abbiano votato contro. Il Consiglio Ue avrebbe dovuto immediatamente dare il via libera finale, ma esso è stato rinviato a data da destinarsi.
[di Stefano Baudino]