Milano, il sindaco Sala: «Ripianteremo i 5mila alberi abbattuti dalla tempesta». Ma i soldi non ci sono e gli esperti avvisano: «Non basterà»

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Il docente Stefano Caserini: «Se non ci saranno azioni globali, a Milano la temperatura aumenterà di almeno 10 gradi»

«Partiamo da una certezza: il cambiamento climatico esiste». Inizia così l’intervento del sindaco di Milano Giuseppe Sala all’evento Come ci ambientiamo al cambiamento climatico che ha fatto il punto sulle conseguenze del nubifragio che ha colpito Milano tra il 24 e il 25 luglio. «Se siamo qui a parlarne con serenità è solo perché è successo di notte. Alle 16 sarebbe stata una tragedia immane». Quella notte la città ha perso 5mila alberi creando diversi danni diffusi: «In un mese abbiamo sistemato il grosso, diciamocelo siamo stati bravi», ha esultato l’assessora al Verde Elena Grandi. Le fa eco Sala che promette di «ripiantarli tutti», nonostante il Comune sia ancora impegnato nella ricerca dei fondi. Un annuncio che non rassicura il docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano Stefano Caserini, che dallo stesso palco poche ore dopo dice: «Non basteranno. Piantiamo alberi per rimandare il nostro intervento, ma sono solo una delle soluzioni da applicare per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e non quella più importante».

Gli alberi sono una risorsa, ma non la soluzione

Eppure la sfida degli alberi sembra essere prioritaria per Milano: la città si è impegnata nel progetto Forestami che prevede di piantarne 3 milioni entro il 2030. Per Caserini, che è anche assessore all’Ambiente del comune di Lodi, dietro questa soluzione ci sarebbe in realtà un pericolo: «Vedo un rischio di deterrenza. Non è vero quello che si legge in giro sul fatto che basterebbe piantare una foresta grande come gli USA per risolvere i cambiamenti climatici». Secondo la tesi del professore, si sfrutterebbero l’implementazione e il miglioramento del patrimonio arboreo per evitare interventi più impattanti. Il docente non è l’unico a vedere i limiti di questa strategia. Per Luigi Portoghesi, professore dell’Università della Tuscia, gli alberi non portano solo benefici ma anche disservizi nel caso di un nubifragio come quello di luglio che ne ha sradicati molti rendendo inagibili intere strade. Il professore suggerisce un metodo per ovviare alle situazioni di crisi: «Potrebbe essere aggiunto un indice di rischio in base all’evento verificabile». Ogni albero verrebbe catalogato in base alle sue caratteristiche che indicherebbero quali fattori sarebbero i più nocivi per la sua sopravvivenza. Se si vuole estendere il verde sul territorio, come chiede il direttore del Parco Nord Riccardo Gini, «bisogna anche limitare al massimo il consumo del suolo». La cura del patrimonio arboreo è fondamentale anche perché tra i problemi correlati c’è la gestione del manto stradale, sollevato dalle radici, e la questione dei parcheggi. Sostare sopra le radici degli alberi per l’agronomo Alessandro Pestalozza è un danno incalcolabile: «La pianta viene soffocata nel suo sviluppo e non riesce ad assobire l’acqua piovuta».

Non bisogna quindi concentrare i propri sforzi solo sull’aumento del verde urbano. Caserini suggerisce alcuni interventi: «Rottamare il sistema produttivo fossile, usare le pompe di calore, installare pannelli fotovoltaici». In definitiva, spiega il professore, adottare misure drastiche di riduzione dell’inquinamento, le uniche in grado di fermare il futuro di Milano disegnato dal sesto rapporto dell’IPCC. «Quello che faremo ora conta», dichiara Caserini, «per l’osservatorio di Brera a Milano le temperature sono già aumentate di tre gradi. Nello scenario peggiore, senza alcun intervento di mitigazione, in questa città le temperature cresceranno di 10-15 gradi».

(In copertina foto di Andrea Fasani per Ansa)

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