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MODENA – Dalle tastiere dei computer al vasetto dello yogurt, dai flaconi di detersivo fino al paraurti di un’auto. Sono le cosiddette plastiche rigide e sono le più difficili da rigenerare con efficacia. Grazie a uno stabilimento all’avanguardia però si potranno ottenere fino a 30.000 tonnellate di polimeri riciclati di alta qualità a partire da rifiuti plastici rigidi. È quello che sorgerà a Modena, all’ombra del polo della multiutility Hera in via Cavazza, dove già coesistono il termovalorizzatore e l’impianto di depurazione delle acque reflue. Qui, con un investimento da circa 50 milioni di euro, 7,7 dei quali finanziati dal Pnrr, Aliplast, società controllata del gruppo e consolidata realtà nel panorama nazionale nella raccolta, riciclo e rigenerazione della plastica, sta costruendo un impianto hi-tech che tratterà appunto i rifiuti plastici rigidi, provenienti in particolare da settori come l’elettronica di consumo e l’automotive, in cui sarà possibile ottenere polimeri riciclati di alta qualità e dalle caratteristiche comparabili a quelle dei materiali vergini, ottenuti da fonte fossile.
I rifiuti “entreranno nel nostro impianto e usciranno uscire nella forma di granulo o di macinato, che è la forma base della plastica, per essere riutilizzata da queste stesse industrie che ci hanno fornito il rifiuto”, spiega Carlo Andriolo, amministratore delegato di Aliplast. Questi polimeri, anche se riciclati, avranno una purezza tale da poter essere reimpiegati anche negli stessi comparti di origine con prestazioni analoghe a quelle garantite da materiali vergini. Il metodo utilizzato da Aliplast, infatti, consiste nell’upcycling, cioè una rigenerazione che eleva la qualità del polimero di partenza, raggiungendo così caratteristiche qualitative di alto livello.
“Significa che questi materiali, nel loro processo di riciclo, non vengono degradati e vengono selezionati in maniera omogenea, perché le plastiche sono in realtà una famiglia di materiali tra loro abbastanza diversi”, prosegue Andriolo. Attualmente infatti alcune di queste plastiche “non sono riciclate perché i processi non riescono a trarne dei materiali che abbiano un valore sufficiente tale da spiegare il costo del processo, mentre altre vengono comunque anche già oggi riciclate, ma in dei materiali un po’ degradati che non possono tornare ad essere la tastiera del computer”.
Inoltre, la quantità di plastica riciclata in un anno dall’impianto a regime permetterà di risparmiare all’ambiente emissioni per circa 30.000 tonnellate equivalenti di CO2, oltre ad attenuare l’impatto ambientale di settori ‘costretti’ a ricorrere fino a oggi quasi esclusivamente a materie prime vergini. “Stiamo costruendo uno degli impianti più innovativi d’Europa per il riciclo delle plastiche rigide, dai flaconi della cosmetica, agli scarti di componenti dell’automotive e dell’elettronica di consumo- spiega Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera- questo è un progetto che si inserisce nella transizione ambientale, oltre a quella energetica che il gruppo ormai spinge da anni”. Un cerchio che si chiude, secondo l’ad, ma anche un’opportunità di sviluppo: l’impianto infatti darà lavoro a circa 50 persone. “Mettiamo a disposizione del territorio nuove opportunità di occupazione e uno strumento per sostenere l’economia circolare– sottolinea il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli- è un progetto che, insieme a quello dell’Hydrogen Valley, evidenzia come le risorse del Pnrr possano contribuire a realizzare la transizione ecologica che fa parte anche degli obiettivi del programma di interventi diretti del Comune con il piano Next Generation Modena che prosegue rispettando la tabella di marcia”.
All’interno del polo, il nuovo impianto sarà alimentato dall’energia elettrica prodotta dal vicino termovalorizzatore, mentre il processo produttivo utilizzerà l’acqua in uscita dal depuratore, per poi reimmetterla, seguendo il concetto di economia circolare tanto caro alla multiutility, che ha previsto 1,7 miliardi di euro, ovvero il 39% del totale complessivo degli investimenti, pari a 4,4 miliardi di euro, proprio per sviluppare progetti su questo e sulla rigenerazione delle risorse. L’impianto di riciclo delle plastiche rigide garantirà, infine, alti standard di sicurezza e innovazione, con l’automazione e una elevata digitalizzazione dei processi, consentendo anche di massimizzare l’efficienza energetica. Anche la plastica trattata sarà a chilometro zero: il materiale lavorato nell’impianto verrà selezionato prevalentemente tra i rifiuti che il Gruppo Hera già tratta nelle proprie linee di selezione e recupero attraverso Herambiente e coinvolgendo il tessuto produttivo locale.