Francia, per Macron “non ha vinto nessuno”. I possibili scenari

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In una lettera alla nazione, il presidente della Francia Macron ha lanciato l’ipotesi di larghe intese. Ma il Nuovo Fronte Popolare rifiuta la proposta.

Non sembra esserci una via d’uscita semplice alla crisi politica che è stata avviata in Francia con lo scioglimento del Parlamento voluto dal presidente Emmanuel Macron all’indomani delle elezioni europee, dominate dal movimento ultra-conservatore del Rassemblement National (Rn). Come noto, al primo turno delle successive legislative la predominanza del partito di estrema destra si è confermata, ma ai ballottaggi centinaia di candidati o della coalizione di centro-sinistra (Nuovo Fronte Popolare, Nfp) o del centro che sostiene Macron si sono ritirati, per concentrare i voti contro il Rn.

Il presidente della Francia Emmanuel Macron
Il presidente della Francia Emmanuel Macron © Kay Nietfeld – Pool / Getty Images

La sinistra, per ora, rivendica compatta il diritto a governare la Francia

Il risultato è stato raggiunto: l’estrema destra è passata dalla prima alla terza posizione in termini di seggi. E ad ottenere la maggioranza relativa è stato il Nfp, che ha per questo immediatamente rivendicato il diritto ad esprimere un primo ministro. Benché sia il presidente a nominare tale figura, la prassi, in effetti, lascia immaginare che, ragionevolmente, il governo venga affidato al partito (o alla coalizione) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Anche se questi non raggiungono la maggioranza assoluta. Alle elezioni legislative del 2022, ad esempio, la coalizione centrista si era classificata al primo posto ma solo con una maggioranza relativa. Eppure Macron non aveva esitato ad affidare al suo gruppo l’esecutivo.

Certo, qualsiasi “governo di minoranza” non potrà che trovarsi in una situazione particolarmente difficile dal punto di vista politico: salvo la possibilità di passare per dei decreti, per poter far approvare le leggi occorrerà inevitabilmente provare a creare maggioranze a geometria variabile, alleandosi di volta in volta con altri gruppi con i quali, di fatto, lavorare su dei compromessi.

Macron scrive ai francesi e lancia l’ipotesi di larghe intese

È questo il senso di una lettera inviata mercoledì 10 luglio da Macron ai cittadini francesi, nella quale ha preso atto del fatto che una maggioranza degli elettori non vuole l’estrema destra al governo, ma ha poi spiegato che a suo avviso “nessuno ha vinto” le elezioni legislative. E per questo ha di fatto lasciato in sospeso la scelta sul primo ministro, evocando la necessità di “costruire una maggioranza solida, necessariamente plurale”. Un endorsement dunque a delle “larghe intese”, senza specificare però con precisione tra quali forze.

Una lettera che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto rappresentare un passo verso una “pacificazione”, ma che in realtà, come sottolineato dal principale quotidiano francese, Le Monde, ha ottenuto l’effetto contrario di “ravvivare le tensioni politiche”. Soprattutto nel Nuovo Fronte Popolare, che in un comunicato congiunto ha ribadito la propria vittoria e richiamato il presidente alla necessità di scegliere un primo ministro proveniente dalla coalizione progressista.

I leader progressisti replicano: “Si nega il risultato elettorale”

Per la posizione di capo del governo si è nel frattempo candidato apertamente il leader del Partito socialista, Olivier Faure, che ha al contempo accusato Macron di “non rispettare il voto dei francesi”. Stessa posizione da parte della segretaria nazionale dei Verdi (Eelv), Marine Tondelier, che ha parlato di “negazione che danneggia il paese e la democrazia”.

“La smetta di evitare i l responso delle urne”, ha aggiunto il leader del Partito comunista francese, Fabien Russell. Mentre Mathilde Panot, de La France Insoumise, ha parlato di “colpo di mano presidenziale che nega i risultati elettorali”.

Le posizioni dei giornali stranieri sulla situazione in Francia

Le posizioni di Le Monde e dei partiti di sinistra transalpini appaiono sostanzialmente condivise anche da numerose testate internazionali. Se il quotidiano svizzero Le Temps critica la scelta attendista di Macron ritenendo che essa “farà crescere le opposizioni”, Politico evidenzia come la scelta di “non considerare una vittoria quella del Nuovo Fronte Popolare, provocherà un’alzata di scudi a sinistra”.

Tanto che, secondo il New York Times, si rischia in questo modo di seminare “i germi di una deriva”. Il quotidiano americano quindi aggiunge: “Il fatto che un presidente della V Repubblica francese, e in particolare un presidente che ha finora aggirato fortemente il Paramento, ora dica che occorrerebbe seguire l’esempio di Italia o Belgio adottando una cultura più parlamentare dà la misura dello sconvolgimento che Macron ha provocato con la sua misteriosa decisione di andare alle elezioni”.

Cosa potrebbe fare ora Macron

Se lo scioglimento del Parlamento francese ha dunque fatto precipitare la situazione politica in una fase alquanto incerta, la posizione assunta dall’Eliseo dopo le legislative non sembra semplificare il quadro. Per un anno, inoltre, non sarà possibile procedere ad una nuova dissoluzione dell’Assemblea nazionale. Se il Nuovo Fronte Popolare “reggerà” e non si dividerà tra chi dovesse accettare di governare con i centristi e chi invece rifiuterà eventuali proposte di questo genere, Macron potrebbe essere costretto ad accettare il tentativo di un esecutivo di minoranza progressista.

parlamento francia assemblea nazionale
Il Parlamento francese ©Thierry Chesnot/Getty Images

Altrimenti, potrebbe imporre ancora un primo ministro del proprio campo (con un governo ancor più di minoranza), col rischio però di aprire una frattura enorme nella società francese. Non si può neppure escludere l’ipotesi di un governo tecnico. Ma anche qui, occorrerebbe vedere quali parlamentari accetterebbero di sostenerlo. E, ancora una volta, se si esclude il Rn, tutto dipenderà dalla compattezza o meno del Nfp.

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