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ROMA – Non basta ricostruire il Centro Italia colpito dal terremoto, si deve riparare e rilanciare. Per riuscirci va affrontata una criticità che preesisteva al sisma, la mancanza di opportunità sul territorio che porta allo spopolamento. Un’azione che incrociata a quelle per la decarbonizzazione e l’adattamento alle conseguenze dell’emergenza climatica in atto, crea un approccio tutto italiano basato sulla tutela delle comunità umane in una relazione armonica con l’ambiente, anche nell’ottica di una sua manutenzione che va ben oltre la mera tutela. Questo il modello di sostenibilità tutto italiano al centro di un evento alla Cop28, la conferenza internazionale sul clima in corso a Dubai.
LA SFIDA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE NELL’APPENNINO CENTRALE
Il modello di ricostruzione dei territori colpiti dalla sequenza sismica avvenuta nel 2016-17 tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria come best practice che risponde alla sfida dello sviluppo sostenibile nei territori dell’Appennino centrale, mentre sono già evidenti i segni dei cambiamenti climatici in atto, attraverso una strategia messa in campo dalla Struttura commissariale. Questo l’oggetto dell’incontro ‘Appennino centrale: ricostruire e riparare adattando ai cambiamenti climatici‘, che si svolgerà alla Cop28 domani, 11 dicembre, alle partire dalle ore 19 locali, con la partecipazione, tra gli altri, del Commissario straordinario alla Riparazione e alla Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli e del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.
‘Dopo tante false partenze ora invece stiamo finalmente realizzando un cambio di passo’, spiega Castelli alla Dire, un cambio di passo ‘documentato nei numeri dal fatto che le risorse che mensilmente liquidiamo alle aziende impegnate nella ricostruzione stanno battendo ogni mese il record precedente, siamo a 137 milioni al mese, un +35% sull’anno precedente. Dunque, il cambio passo c’è stato’.
Però, oltre alla ricostruzione ‘abbiamo sviluppato anche una strategia per il rilancio economico e sociale delle aree colpite dal sisma’, sottolinea, ‘perché interpreto il ruolo di commissario alla ricostruzione ma anche alla riparazione: al di là del nesso causale e dei danneggiamenti da risanare è necessario sviluppare un’azione positiva perché quei luoghi una volta ricostruiti non restino vuoti‘.
‘Con questa strategia di riparazione e ricostruzione cerchiamo di contrastare la crisi demografica dell’Appennino centrale che preesisteva al sisma, e lo facciamo con una strategia di rilancio che passa dal miglioramento della viabilità, dalla digitalizzazione con le connessioni a banda larga realizzate con Infratel e altro ancora’, prosegue il Commissario straordinario alla Riparazione e alla Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli parlando con la Dire. Ma, sottolinea, ‘contrastando la crisi demografica applichiamo anche una misura di adattamento ai mutamenti climatici, perché quello che accade con il dissesto idrogeologico è anche conseguenza del fatto che abbiamo lasciato deserto e non presidiato il territorio dell’Appenino centrale’. Un adattamento ‘sartoriale’, per così dire, fatto su misura per le aree dell’Appenino centrale, in questo caso o per altre. Una necessità segnalata anche dall’IPCC nel Sesto Rapporto di valutazione dell’IPCC, destinato ai decisori politici, che segnala i limiti e i rischi del ‘maladattamento’ e delle soluzioni pensate per altre realtà e calate sui territori come ugualmente applicabili. Dunque un’azione che va misurata e progettata secondo le caratteristiche specifiche dei territori interessati, e in questo modo ‘combattiamo la crisi del clima e la crisi demografica che in Italia sono spesso facce della stessa medaglia’, rileva Castelli.
RICOSTRUIRE TRASFORMANDO L’APPENNINO IN UN CENTRO DI INNOVAZIONE E ADATTAMENTO
Non viene dunque più perseguito il principio del ‘com’era, dov’era’ che spesso si è rivelato inadeguato e obsoleto rispetto alle reali esigenze della ricostruzione. La devastazione causata dal sisma 2016 offre un’opportunità, rinnovare profondamente il patrimonio edilizio in modo che risponda prioritariamente a due principi che guardano già al domani: sicurezza e sostenibilità.
La crisi demografica che tocca storicamente questi territori (ma non solo) e gli effetti del riscaldamento globale, impongono una programmazione lungimirante, che sappia mettere a sistema le ingenti risorse della ricostruzione materiale e del Piano nazionale complementare al PNRR per le aree del sisma 2009-2016 (che si declina attraverso il Programma Next Appennino, del valore complessivo di 1 miliardo e 780 milioni di euro), per trasformare la montagna dell’Appennino centrale in un hub di innovazione e di capacità di adattamento rispetto ai mutamenti in atto per gli anni a venire.
Insomma, un modo di procedere ‘nel segno dell’approccio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni per un ecologismo non ideologico ma pragmatico, con l’introduzione di misure efficienza energetica e premialità per chi costruisce in maniera virtuosa, per la riduzione consumi’, segnala il Commissario straordinario alla Riparazione e alla Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli parlando con la Dire.
LE COMUNITÀ ENERGETICHE
Un elemento importante di questo approccio è la scelta di puntare sulle CER, le Comunità Energetiche rinnovabili. In questo scenario un tassello fondamentale, fortemente voluto e sostenuto dalla Struttura commissariale sisma 2016, è la creazione di 22 Comunità energetiche rinnovabili che hanno visto il coinvolgimento di più di 50 enti pubblici. ‘Del resto, negli Appennini e in montagna è sempre stato così, con gli usi civici si condividevano i boschi, i pascoli, oggi si condividono le rinnovabili– dice Castelli- è parte della storia del nostro territorio, un modello di condivisione che oggi riguarda l’energia, ad esempio, come un tempo ci si divideva l’acqua o il legno’.
L’Appennino centrale quindi si conferma pioniere rispetto allo sviluppo di politiche tese alla sostenibilità ambientale ed energetica. Queste 22 CER (che coinvolgono 64 Comuni) finanziate per 68 milioni di euro attraverso NextAppennino (Piano nazionale complementare sisma) hanno rappresentato uno dei passaggi più evidenti di questa strategia a cui recentemente è seguito un ulteriore step. Nel mese di novembre, infatti, è stato approvato dalla Cabina di coordinamento sul sisma 2009-2016 il documento nel quale vengono definite le Linee guida operative destinate agli enti territoriali che vogliono sviluppare impianti da fonti energetiche rinnovabili per la realizzazione e gestione di CER.
Uno strumento volto anche a promuovere un crescente ricorso al Partenariato pubblico-privato per la realizzazione delle CER. Significativo il fatto che l’approvazione delle Linee guida è avvenuta il giorno successivo al via libera da parte della Commissione europea al decreto governativo sull’incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La tempistica così stringente è stata resa possibile ‘grazie al coordinamento e alla costante collaborazione intercorsa tra la Struttura Commissariale e tutte le istituzioni coinvolte, sia a livello governativo che locale’ segnalano dalla Struttura.
LA PRESENZA UMANA PUÒ RALLENTARE IL DEGRADO DEL TERRITORIO
Premessa di questa strategia è che l’antropizzazione non è necessariamente nemica dell’ambiente. ‘La presenza umana, in forme e modalità che siano in equilibrio con l’ambiente circostante, può infatti rivelarsi fondamentale per rallentare e contrastare il processo di degrado del territorio (che ha poi conseguenze potenzialmente devastanti anche a valle)’, segnalano dalla Struttura Commissariale. Le fragilità (rischio idrogeologico, frane), ‘vengono inasprite dall’abbandono dell’uomo e, per limitare questi fenomeni in territori già fortemente soggetti a spopolamento da alcuni decenni, sono dunque necessarie politiche che incentivino le persone a restare‘. È ciò che sta avvenendo attraverso le azioni messe in campo dal Commissario straordinario alla Riparazione e alla Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli, supportate dal governo: una strategia volta a fornire, restituire, implementare, rinnovare i servizi (quelli primari, come scuola e sanità, in primis), migliorare le infrastrutture di viarie e digitali, sostenere il tessuto imprenditoriale locale e, dunque, l’occupazione. In sintesi: si sta creando quell’insieme di premesse che inducano le persone a restare, tornare o venire nell’Appennino centrale.
Attraverso queste iniziative, segnalano dalla Strututra Commissariale, ‘si intende affrontare in modo sistemico e organico la sfida demografica promuovendo la creazione di comunità che esprimano a un modello di vita diverso da quello urbano e imperante’. Realtà ‘a misura d’uomo, rispettose dell’ambiente circostante, attrattive nei confronti di giovani e non, in grado di percorrere la via dello sviluppo sostenibile’. Per le aree colpite dal sisma, insomma, quell’evento può trasformarsi nell’opportunità di costruire un futuro diverso, migliore, di crescita e innovazione. Un modello virtuoso che può affermarsi come punto di riferimento, anche alla Cop28 di Dubai.