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- L’11 dicembre è la Giornata internazionale della montagna istituita dalle Nazioni Unite.
- Abbiamo scelto cinque startup e iniziative che, in vari modi, si occupano di tutela della montagna.
- Queste cinque realtà sono Vaia, The Himalayan Chocolates, Adotta una mucca, Friland e My Pahadi Dukan.
La montagna è in pericolo: nevica sempre meno, gli inverni sono sempre più corti e la biodiversità è minacciata dagli effetti dei cambiamenti climatici. L’11 dicembre è la Giornata internazionale della montagna, l’ha istituita l’Onu nel 2003, ma affonda le sue radici nel 1992, quando alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo venne adottato il capitolo 13 dell’Agenda 21 dal titolo Gestione degli ecosistemi fragili: sviluppo sostenibile della montagna. Trent’anni fa però l’hype sulla montagna non era così alto ed erano in pochi a prendere sul serio la minaccia ambientale. Oggi per fortuna la nostra coscienza di ospiti ingrati è un po’ più formata e, probabilmente anche in seguito alla pandemia e ai lunghi periodi di confinamento forzato, abbiamo riscoperto la bellezza di andare in montagna. Ecco che l’11 dicembre assume un significato più massiccio: rappresenta una data in cui celebrare l’immensa fortuna di cui godiamo nel poterla frequentare, ma anche riflettere e prendersi degli impegni concreti per la tutela della montagna perché, se già nel 1992 era un ecosistema fragile, oggi è da proteggere e a ogni costo.
Perché la tutela della montagna è una priorità
Se guardiamo all’Italia, oltre al tragico crollo della Marmolada di quest’estate, anche lo stato di salute del Monte Bianco e del Cervino non è proprio florido. In entrambi il permafrost, ovvero il substrato perennemente ghiacciato, sta iniziando a fondere diminuendo le sue dimensioni.
Se poi allarghiamo il nostro sguardo al resto del mondo, scopriamo che la situazione non è migliore: quasi tutti i ghiacciai sono a rischio. Quest’estate si è parlato di spostare più in basso il campo base dell’Everest (l’accampamento di tende da cui partono le ascensioni alla cima più alta del mondo). Il ghiacciaio su cui posa, il Khumbu, sta infatti arretrando a una velocità superiore a quella fisiologica. La fama dell’Everest in questo senso è anche la sua rovina: ormai si parla di turismo di massa anche qui, ai 5.400 metri di altitudine a cui sorge il campo base. Si stima che ogni anno vengano abbandonati sull’Everest circa sei chilometri di corde fisse, che vengono settate dagli sherpa all’inizio della stagione e poi utilizzate per salire da tutti quelli che vogliono raggiungere la cima, a 8.849 metri sopra il livello del mare. Quando arriva l’inverno e le spedizioni cessano, le corde sono ormai talmente inglobate nel ghiaccio che diventa impossibile toglierle, e quindi restano lì.
Il turismo di massa sta plastificando le montagne più alte e belle del mondo, mentre sulle Alpi le temperature record di questi ultimi anni stanno massacrando i ghiacciai. Ma c’è anche chi, nel suo piccolo, affronta questi problemi e si mette all’opera per la tutela della montagna.
5 startup e iniziative per la tutela della montagna
Vaia
Uno degli avvenimenti più catastrofici che ha funestato le Dolomiti negli ultimi tempi è stata la terribile tempesta Vaia, che si è abbattuta sul Triveneto nell’ottobre del 2018 con piogge violentissime e venti da uragano e che ha lasciato a terra al suo passaggio 42 milioni di alberi. Uno spreco di risorse enorme oltre che a un grosso danno ambientale: ecco che la startup Vaia, nel pieno spirito dell’economia circolare, ha pensato di utilizzare quei tronchi per produrre qualcosa. Siccome gli alberi sono stati spezzati in maniera irregolare, era praticamente impossibile pensare con quel legno di realizzare oggetti o costruzioni di grandi dimensioni, quindi ecco l’idea: degli amplificatori naturali. È così che sono nate le casse Vaia Cube, amplificatori per smartphone realizzati artigianalmente unicamente con legno di larice e abete. Il suono che viene riprodotto è quindi caldo e avvolgente e non vengono utilizzati altri materiali se non quelli già caduti durante la tempesta.
The Himalayan Chocolates
Il cioccolato himalayano, oltre a essere buonissimo, è anche una grande fonte di sostentamento per le comunità locali e, in particolare, per le donne dei villaggi di Kullo-Manali, la cui expertise nella è altissima. Sono loro infatti la spina dorsale di The Himalayan Chocolates: le tavolette di fondente che commercializza questa startup sono realizzate a mano per gran parte del processo, che prevede stampaggio, infusione e confezionamento. La pandemia in questa zona ha interrotto diversi mezzi di sussistenza e la missione di The Himalayan Chocolates è quella di potenziare economicamente le popolazioni rurali e, allo stesso tempo, tramandare la conoscenza tradizionale dei prodotti locali.
Adotta una mucca
Si possono sostenere le attività di alta montagna anche a distanza, ad esempio adottando una mucca e contribuendo così al suo mantenimento e alla sua gestione: è un modo per incentivare l’economia locale e la produzione a chilometro zero. È questa l’idea che hanno avuto l’azienda per il turismo Valsugana-Lagorai (Trentino) e l’associazione culturale Adotta una mucca: contribuire con 65 euro di adozione e ricevere in cambio i prodotti caseari fatti con il suo latte. In 17 edizioni sono state adottati già 12.500 animali, cosa che ha permesso non solo di dare un boost all’economia della Valsugana, ma anche di supportare altri progetti territoriali e di beneficienza. Funziona infatti così: 50 euro per ogni adozione vengono destinati alla malga, per il mantenimento estivo in quota della mucca, e verranno poi “restituiti” sotto forma di prodotti caseari, mentre gli altri 15 andranno in parte alla gestione del progetto e in parte ad altri progetti di beneficienza attivi sul territorio.
Friland
Friland è una startup che punta a cambiare il concetto di turismo proponendo esperienze slow a contatto con la natura, attraverso un’esperienza simbiotica e sostenibile. Friland offre infatti alloggi in mini casette offgrid (cioè autosufficienti) di 12 metri quadri che vengono posizionate temporaneamente in località italiane scelte per la loro bellezza e per la capacità che hanno di far staccare gli ospiti dalla realtà.
I piccoli rifugi nomadi e autosufficienti di Friland rappresentano l’opportunità di vivere un turismo lento, che entra in contatto con la natura avendo però un impatto minimo sull’ambiente. Le case non sono allacciate alla rete idrica e fognaria, l’energia elettrica viene prodotta principalmente da pannelli solari mentre l’impianto idrico si basa su un sistema di cisterne interne. Friland fa parte di LifeGate Way, la controllata del gruppo che ha l’obiettivo di creare un ecosistema di startup naturalmente sostenibili.
My Pahadi Dukan
Tutela della montagna significa anche supporto all’autosufficienza economica e alla qualità della vita di chi la abita. Il marketplace digitale My Pahadi Dukan contribuisce a questo obiettivo raccogliendo il meglio della produzione himalayana: prodotti prevalentemente del settore food o legati alla cura e al benessere del corpo, ma anche abbigliamento e piccolo artigianato che possano essere scoperti oltre i confini indiani.
L’economia delle comunità montane himalayane può essere sostenuta attraverso l’acquisto responsabile di prodotti realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio che, allo stesso tempo, ci permettono di scoprire qualcosa in più su questa cultura millenaria. I prodotti in vendita su My Pahadi Dukan sono tutti artigianali e la loro provenienza è certificata ed etica. Dalla frutta secca, ai prodotti per il viso e il corpo passando per il miele e le spezie fino a linee di abbigliamento vere e proprie: la cultura himalayana ha tanto da offrire.