I segreti dei cambiamenti climatici sotto la calotta dell’Antartide, parte studio: “Può aiutarci a conoscere il futuro del pianeta”

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Il 16 novembre dalla Nuova Zelanda un team di studiosi raggiungerà l'Antartide per uno studio pilota che cerca risposte sul futuro del pianeta studiando il passato

ROMA – Gli scienziati conoscono meglio la Luna dell’Antartide. Pare incredibile, ma è proprio così. Da quando fu effettuato il primo sbarco sulla Luna, nel 1969, furono raccolti dagli astronauti oltre 2400 campioni di rocce e minerali da vari siti lunari. Invece, del basamento roccioso antartico, i ricercatori e gli scienziati sono riusciti a raccogliere finora solo pochi campioni geologici provenienti da 13 località. Eppure, proprio dai segreti delle profondità del ghiaccio dell’Antartide potrebbero arrivare risposte importanti sulle dinamiche dei cambiamenti climatici e sul futuro del pianeta. È per questo che una nuova spedizione internazionale, il progetto SWAIS2C che per l’Italia vede in prima fila l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), è in partenza per studiare il basamento roccioso che sta sotto alla calotta dell’Antartide. E capire – questo l’obiettivo finale – se la piattaforma di ghiaccio di Ross e la calotta antartica occidentale (Wais, ovvero West Antartic ice sheet) si fonderanno in seguito al previsto aumento della temperatura media globale e pari a +2°C, rispetto a quella dell’era preindustriale.

COME SI SVOLGERÀ LO STUDIO SULLE ROCCE

Per riuscire a indagare su questo, i ricercatori (che lavoreranno insieme a tecnici di perforazione) effettueranno delle perforazioni a 200 metri al di sotto del fondale marino per recuperare delle carote di sedimenti che conservano tracce dei cambiamenti ambientali in cui si sono formate. Si tratta di rocce sedimentarie che verranno prelevate da aree vicine al centro dell’Antartide occidentale e che si sono formate in epoche più calde delle attuali. Rappresentano quindi dei record geologici che racchiudono informazioni ambientali fondamentali per comprendere cosa ci aspetta, ora che la temperatura del pianeta sta aumentando. Studiare il passato per capire il futuro. E partire da queste rocce, che si sono formate in un’epoca calda come e più della nostra, per capire cosa potrebbe succedere.

IL RISCALDAMENTO DELL’OCEANO

Tra le domande a cui gli studiosi cercano risposta, c’è quello che vorrebbe capire quanto il riscaldamento oceanico influisca sullo scioglimento della calotta occidentale (i cui meccanismi restano tuttora poco studiati). Ma anche come si comporterà la calotta dell’Antartide rispetto all’aumento di temperatura del pianeta. Se si scioglierà e in che modo, se ci sono parti che potrebbero fondere prima e altre dopo. Ci sono alcuni settori di questa regione, spiegano gli studiosi, che “sembrano estremamente vulnerabili alle fluttuazioni di temperature dell’oceano”. Restano poi ancora molti interrogativi sulle condizioni climatiche che provocano la “contrazione delle imponenti piattaforme glaciali costiere che stabilizzano i retrostanti flussi glaciali del continente”.

UNA NUOVA TECNICA DI PERFORAZIONE

Un approfondimento su queste rocce sedimentarie che si trovano sul fondale marino sotto la calotta antartica, finora, non era stato fatto. E questo perchè era stato quasi impossibile recuperarle. La nuova spedizione, però, userà una tecnologia sperimentale che, se dovesse avere successo, potrebbe essere impiegata per fare studi analoghi in altre parti della terra. Gli studiosi tenteranno di perforare i 590 metri di ghiaccio della piattaforma di Ross usando una sonda ad acqua calda appositamente progettata e del diametro di 35 centimetri. Con questa, arriveranno all’ambiente marino sottostante, profondo 50 metri e “molto vicino al punto in cui il profilo della piattaforma di ghiaccio smette di appoggiarsi al fondale e inizia a galleggiare” afferma Richard Levy, uno dei coordinatori scientifici del progetto SWAIS2C.
“A questo punto, caleremo nel foro un sistema speciale di perforazione dei sedimenti costituito da un’asta di perforazione dotata di una testa diamantata con lo scopo di recuperare una carota di rocce sedimentarie di quell’area del fondale marino”, afferma Darcy Mandeno, il direttore delle operazioni di perforazione di SWAIS2C.

IL NOME DEL PROGETTO

Il team di ricercatori e tecnici di perforazione partirà il 16 novembre da Christchurch (Nuova Zelanda) alla volta dell’Antartide. Il progetto internazionale denominato SWAIS2C, acronimo di Sensitivity of the West Antarctic Ice Sheet to Two Degrees of Warming (in italiano: Sensibilità della Calotta Antartica Occidentale al Riscaldamento di Due gradi), è mirato a determinare se la piattaforma di ghiaccio di Ross e la West Antarctic Ice Sheet si fonderanno in seguito al previsto aumento della temperatura media globale e pari a +2°C, rispetto a quella dell’era preindustriale.
“Sebbene l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima sia contenere il riscaldamento globale entro i +2°C, non sappiamo ancora se la WAIS perderà la maggior parte del suo ghiaccio anche con soli 1, 2 o 3 gradi in più, con il conseguente aumento di parecchi metri del livello medio del mare,” afferma Tina van de Flierdt, un’altra coordinatrice scientifica del progetto SWAIS2C.

SI PARTE A NOVEMBRE DAL GHIACCIAIO KAMB

Le operazioni sul campo in Antartide inizieranno a novembre 2023 presso il ghiacciaio Kamb e proseguiranno per tutto il 2024. Una seconda campagna di perforazione inizierà nel Novembre 2024 in una regione della piattaforma di Ross denominata “Crary Ice Rise” e sarà coordinata da Molly Patterson e Huw Horgan.

IL GRUPPO DI RICERCA

Il team del progetto SWAIS2C è composto da più di 120 persone tra cui 25 giovani ricercatori provenienti da 35 enti di ricerca appartenenti alle seguenti nazioni: Nuova Zelanda, Stati Uniti, Germania, Austria, Italia, Giappone, Spagna, Repubblica di Corea, Olanda e Regno Unito.
Per l’Italia, l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) svolge un ruolo significativo e di leadership nel progetto SWAIS2C, operando come “Contributing Party” con una presenza rilevante sia nello Science Team che nelle attività di comunicazione, educazione e divulgazione al pubblico. Nel progetto partecipano anche ricercatori di diverse università ed enti di ricerca italiani, tra cui l’Università di Siena, l’Università di Genova, l’Università di Trieste e l’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale).

I COSTI

Il costo complessivo del progetto è stimato in 5,4 milioni di dollari. I finanziamenti più significativi sono stati forniti da diversi enti, tra cui il Natural Environment Research Council, l’Alfred-Wegener-Institute Helmholtz Centre for Polar and Marine Research, il Federal Institute for Geosciences and Natural Resources, la National Science Foundation (NSF-2035029, 2034719, 2034883, 2034990, 2035035 e 2035138), la German Research Foundation (con i grant KU 4292/1-1, MU 3670/3-1 e KL 3314/4-1), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Korea Polar Research Institute, il National Institute of Polar Research, la Antarctic Science Platform (ANTA1801), il Leibniz Institute for Applied Geophysics, AuScope e il Australian and New Zealand IODP Consortium. SWAIS2C è il primo progetto scientifico dell’ International Continental Scientific Drilling Project (ICDP) svolto in Antartide ed è la continuazione di altri progetti internazionali di perforazione in Antartide come Cape Roberts e ANDRILL, in cui l’Italia, con il contributo del PNRA, aveva già partecipato con finanziamenti e ricercatori.
Il supporto logistico è fornito da Antarctica New Zealand (K862A-2324, K862A-2425) in collaborazione con United States Antarctic Program.

UNO STUDIO PILOTA

Il progetto SWAIS2C è stato definito come “la scoperta dei nostri tempi” ed auspica che i risultati saranno utili per sviluppare strategie di adattamento all’aumento inevitabile del livello medio del mare, contribuendo contemporaneamente agli sforzi di mitigazione delle emissioni di gas serra.
“Il nostro approccio al carotaggio è innovativo e non è privo di rischi, ma è l’unico modo che abbiamo per ottenere campioni così importanti. Se avremo successo e riusciremo a dimostrare che questa nuova tecnologia funziona, si apriranno nuove opportunità per ottenere altri record geologici testimoni di cambiamenti ambientali e della dinamica della calotta glaciale in altre remote regioni del continente antartico” afferma Richard Levy.
“Ottenere campioni da queste regioni così remote dell’Antartide ci permetterà anche di comprendere meglio come la calotta glaciale risponderà al riscaldamento futuro, quali porzioni fonderanno per prime e quali invece rimarranno intatte. Utilizzeremo il passato per comprendere meglio il nostro futuro. Questa conoscenza è essenziale mentre l’umanità è già alle prese con la sfida inevitabile dell’innalzamento del livello medio dei mari”, afferma Tina van de Flierdt.
“Tutto quello che raccoglieremo e scopriremo in questo viaggio, sarà nuovo per l’umanità e sicuramente importante per comprendere il futuro innalzamento medio del livello dei mari”, afferma Richard Levy.

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