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ROMA – Stop ai microgranuli aggiunti ai prodotti, che poi tornano nell’ambiente e inquinano: la Commissione europea compie oggi un altro passo in avanti importante per la protezione dell’ambiente adottando misure che limitano l’aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione Reach dell’Unione europea sulle sostanze chimiche. Presto una serie di prodotti – come scrub, saponi, dentifrici, glitter, giocattoli, medicinali, ma anche il materiale che serve a realizzare i campi sportivi sintetici – non potranno più essere venduti, oppure dovranno cambiare formula. La ‘guerra’ di fondo della Commissione europea è alle microplastiche, che se aggiunte ai prodotti nella forma di microgranuli tornano nell’ambiente nel momento in cui il prodotto viene utilizzato. E fanno troppi danni.
QUANDO SCATTA LO STOP
Le prime misure, come il divieto di micrograni e glitter sciolti, inizieranno ad applicarsi tra 20 giorni, con l’entrata in vigore della restrizione. In altri casi il divieto di vendita sarà applicato dopo un periodo più lungo, per dare ai portatori di interessi il tempo di sviluppare e adottare alternative.
STOP A MEZZO MILIONE DI TONNELLATE DI MICROPLASTICHE
Con queste nuove norme, che impediranno il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche, sarà vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati. Nei casi debitamente giustificati si applicheranno deroghe e periodi transitori per consentire agli interessati di adeguarsi alle nuove norme.
COSA SI INTENDE PER MICROPLASTICHE
La restrizione adottata si basa su un’ampia definizione di microplastiche, in cui rientrano tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che siano organiche, insolubili e resistenti alla degradazione. L’obiettivo è ridurre le emissioni di microplastiche intenzionali dal maggior numero possibile di prodotti.
QUALI PRODOTTI CONTENGONO MICROGRANULI
Fra i prodotti comuni interessati da questa restrizione vi sono: il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali, che costituisce la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente nell’ambiente; i cosmetici, nel cui ambito le microplastiche sono utilizzate per molteplici scopi, quali l’esfoliazione (micrograni) o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore; detergenti, ammorbidenti per tessuti, glitter, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici eccetera.
I prodotti utilizzati nei siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante il loro impiego sono esentati dal divieto di vendita, ma i relativi fabbricanti dovranno fornire istruzioni su come utilizzarli e smaltirli per evitare emissioni di microplastiche.
L’OBIETTIVO ENTRO IL 2030
La Commissione europea è impegnata a combattere l’inquinamento da microplastiche, come ribadito nel Green Deal europeo e nel nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Nel piano d’azione per l’inquinamento zero, la Commissione ha fissato come obiettivo la riduzione del 30% dell’inquinamento da microplastiche entro il 2030.
Nell’ambito di questi sforzi la Commissione si sta adoperando per ridurre l’inquinamento da microplastiche da diverse fonti: rifiuti in generale e rifiuti in plastica, rilasci accidentali e non intenzionali (ad esempio perdita di pellet di plastica, degrado di pneumatici o rilascio da indumenti), oltre agli usi intenzionali nei prodotti.
I RISCHI DELLE MICROPLASTICHE AGGIUNTE AI PRODOTTI
Per affrontare il problema dell’inquinamento da microplastiche prevenendo nel contempo il rischio di frammentazione nel mercato unico, la Commissione ha chiesto all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) di valutare il rischio rappresentato dall’aggiunta intenzionale di microplastiche ai prodotti e l’eventuale necessità di un’ulteriore azione normativa a livello di Ue. L’Echa ha rilevato che le microplastiche aggiunte intenzionalmente a determinati prodotti sono rilasciate nell’ambiente in modo incontrollato, e ha raccomandato di limitarle.
Sulla base delle prove scientifiche fornite dall’Echa, la Commissione ha elaborato una proposta di restrizione ai sensi del regolamento Reach che è stata adottata dopo l’approvazione degli Stati membri dell’UE, del Parlamento europeo e del Consiglio.