- |
L’Italia continuerà a sovvenzionare con 1,2 miliardi di euro progetti internazionali per estrarre combustibili fossili, tradendo così la “Dichiarazione di Glasgow”, l’accordo preso nel 2021 durante la COP26 delle Nazioni Unite sul clima, con cui l’Italia e altri 38 Paesi e Istituzioni finanziarie si sono impegnati ad interrompere i sussidi pubblici per il fossile entro la fine del 2022. La “Dichiarazione di Glasgow” è stata lanciata il 4 Novembre del 2021 durante la giornata dedicata al tema dell’energia della COP26 tenutasi in Inghilterra, la XXVI° Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) in cui i leader di tutti i Paesi del mondo si incontrano per decidere le linee guida da intraprendere per rispettare l’Accordo di Parigi di limitare la crescita della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi.
Secondo un’analisi pubblicata a Settembre da Oil Change International, un’organizzazione di ricerca specializzata sul monitoraggio dell’industria dei combustibili fossili, alcuni Paesi come Stati Uniti, Giappone, Germania, Belgio, Svizzera ed Italia, continueranno a garantire sussidi pubblici per l’estrazione di gas, petrolio e carbone per 4,4 miliardi di dollari.
Da quanto emerge dal monitoraggio condotto da Oil Change International, l’Italia attualmente è il secondo finanziatore pubblico nel comparto fossile, dietro solamente agli Stati Uniti, mentre la Germania è il Paese con più progetti in fase di approvazione. L’Italia sta finanziando tramite SACE, un gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, tre progetti internazionali di estrazione in Indonesia, Perù e Uzbekistan per un valore di 1,2 miliardi di dollari, mentre altri progetti in Brasile, Mozambico, Turchia e Vietnam sono in fase di approvazione.
SACE non è sicuramente nuovo a queste operazioni, infatti è tra i primi sei finanziatori a livello globale e il primo a livello europeo per il supporto pubblico alle fonti fossili. L’assicuratore di Stato tra il 2016 e il 2021 ha emesso garanzie per più di 13,7 miliardi di euro ai settori del petrolio e del gas fossile.
Oil Change International e ReCommon, un’associazione italiana che lotta contro gli abusi di potere e il saccheggio dei territori soprattutto da parte delle industrie del fossile, denunciano che le strategie e le politiche dell’Italia sono tra le più inadeguate tra quelle adottate fino a questo momento.
Le decisioni del Governo italiano, di fatto, tradiscono l’accordo preso durante la COP26 delle Nazioni Unite sul clima e vanno contro tutti gli appelli della comunità scientifica, ed a rimetterci in primis potrebbe essere proprio il nostro Paese. Secondo un rapporto del Gruppo Intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), infatti, l’Italia risulta una dei Paesi più vulnerabili alle conseguenze degli sconvolgimenti climatici. Un rapporto dell’ISTAT evidenzia come nel 2022 siano morte 713.000 persone a causa soprattutto delle condizioni climatiche avverse e mette in guardia su “quanto i cambiamenti climatici stiano assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza, nel contesto di un Paese a forte invecchiamento”.
I morti dovuti agli eventi estremi, resi più frequenti dai cambiamenti climatici, aumentano in tutto il mondo: alluvioni, uragani, inondazioni, caldo estremo, siccità, stanno devastando interi territori e popolazioni. Nonostante questo, e nonostante i continui richiami della Comunità scientifica e di Antonio Guterres, Presidente dell’ONU, che ci ricordano che bisogna smettere di usare i combustibili fossili e finanziare l’industria del carbone, gas e petrolio, molti Paesi, tra cui l’Italia, continuano a sovvenzionare il comparto fossile, responsabile, secondo il Climate Accountability Institute, del 69,8% delle emissioni globali di gas serra.
Nonostante una certa retorica dell’emergenza e la convocazione regolare di vertici che si preannunciano sempre come risolutivi, ogni punto di incontro raggiunto sta venendo regolarmente disatteso. L’Italia è in “buona” compagnia e sono moltissimi i Paesi occidentali che non stanno rispettando gli accordi presi, specie dopo aver avuto il pretesto della necessità di affrancarsi dal gas russo, tornando in alcuni casi anche a finanziare il carbone per farlo. Il risultato è che l’autoproclamata “comunità internazionale” è nettamente fuori strada nel rispetto degli impegni presi, secondo quanto certificato dal primo Global Stocktake, il rapporto previsto dall’Accordo di Parigi con cui si fa il punto dei progressi nel contrasto alla crisi climatica, pubblicato l’8 Settembre di quest’anno in vista della COP28 di Dubai. Mentre i singoli Paesi, incapaci di imporre una svolta alle proprie grandi aziende fossili, cercano di agire penalizzando i cittadini con misure contro le stufe a legna e le auto vecchie, come se queste avessero un ruolo decisivo. I potenti del mondo, insomma, continuano a non ascoltare i segnali che la natura sta inviando, ed è bene trovi il modo di farlo prima che sia troppo tardi, perché come scrisse il grande sociologo e filosofo Ortega y Gasset “Io sono me più il mio ambiente, e se non preservo quest’ultimo, non preservo me stesso”.
[di Gioele Falsini]