Brasile: dove c’era un’enorme discarica ora prospera una foresta di mangrovie

Lindipendente

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Dopo la chiusura, dieci anni fa, della discarica di Gramacho, una tra le più grandi dell’America Latina, l’area ha subito una straordinaria metamorfosi, evolvendosi gradualmente in una baia dominata dalla natura: una foresta di mangrovie che ospita granchi, lumache, pesci e uccelli.

La discarica di Gramacho, aperta nel 1968 nelle vicinanze della baia di Guanabara (Brasile), con il passare del tempo ha trasformato quel paradiso terrestre, caratterizzato da spiagge immacolate e pesca artigianale, in una palude pesantemente inquinata. In soli vent’anni, circa 80 milioni di tonnellate di rifiuti sono stati smaltiti nell’area, provocando un grave inquinamento della baia e dei fiumi circostanti. Nel 1996, la città ha iniziato a prendere misure per bonificare la palude, avviando il trattamento del percolato, un sottoprodotto tossico derivato dalla decomposizione dei rifiuti. Tuttavia, la spazzatura ha continuato ad accumularsi fino al 2012, quando finalmente è la discarica è stata chiusa.

Da quel momento in poi i residenti ed i lavoratori di Comlurb, la più grande organizzazione pubblica di smaltimento rifiuti in America Latina, hanno iniziato a rimuovere i rifiuti, costruire un sistema di drenaggio per le acque piovane, ricoprire il tutto con uno strato di argilla e ripiantare le mangrovie (una formazione vegetale che si è dimostrata sorprendentemente resiliente in progetti simili di recupero ambientale).

Ad oggi, il progetto di riqualificazione condotto da Comlurb in collaborazione con il partner privato Statled Brasil ha recuperato con successo circa 60 ettari di baia, una superficie sei volte più grande rispetto a quando hanno iniziato la bonifica alla fine degli anni ’90. Nonostante l’incredibile traguardo, tuttavia, percolato, spazzatura proveniente dalle comunità circostanti e trasgressori alla ricerca di granchi costituiscono ancora un problema per la discarica bonificata. Perciò gli operatori Comlurb hanno creato una rete di recinzioni in argilla (mantenuta e rafforzata di continuo) a protezione della baia.

«Se non avessimo detto che questa era una discarica, la gente penserebbe che sia una fattoria. L’unica cosa che manca è il bestiame”, scherza Elias Gouveia, un ingegnere di Comlurb. “Questa è una lezione ambientale da cui dobbiamo imparare: la natura è straordinaria. Se non la inquiniamo, guarisce se stessa.” E le mangrovie possono fornirci “un notevole aiuto nel ripristino ambientale” ha concluso. Le mangrovie, infatti, sono molto preziose per l’ambiente, perché non solo sono in grado di proteggere le comunità dalle inondazioni, ma hanno anche la capacità di catturare e immagazzinare grandi quantità di anidride carbonica. Il che le rende cruciali per il ripristino ambientale e la battaglia contro il riscaldamento globale.

Gouveia e i residenti di Gramacho rappresentano un esemplare caso di come la determinazione umana e la sinergia con la natura possano contribuire alla rinascita di ecosistemi fortemente compromessi, promuovendo un futuro più promettente per l’ambiente e per le generazioni future.

[di Iris Paganessi]

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