Sardegna: parte la raccolta firme per un referendum contro la speculazione energetica

Lindipendente

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In Sardegna è ufficialmente partita la raccolta firme per fermare i progetti di parchi eolici e fotovoltaici nell’isola in assenza di un adeguato piano energetico regionale. A lanciarla è stato il “Comitato per il No”, che punta ad ottenere presto le 10mila firme necessarie per portare i cittadini a un referendum consultivo. Protagonisti dell’iniziativa sono, nello specifico, l’avvocato Michele Pala, promotore responsabile, e il medico di Arzachena Pietro Satta, referente per la Gallura. «Volete voi che il paesaggio sardo, terrestre e marino, sia modificato con l’installazione sul terreno e in mare di impianti industriali eolici e/o fotovoltaici per la produzione di energia elettrica?» si legge nel quesito al centro della raccolta firme, che il Comitato ha l’obiettivo di sottoporre al voto dei cittadini sardi.

“Sono in corso in tutto il territorio dell’isola incontri di promozione del referendum e iniziative per la raccolta delle firme”, hanno scritto i promotori dell’iniziativa all’interno di un comunicato pubblicato l’ultimo giorno di giugno, spiegando che “è già presente negli uffici elettorali dei maggiori comuni sardi la modulistica per consentire ai cittadini di recarsi nel proprio comune ed apporre la propria firma sulla proposta referendaria”. Nella nota il Comitato scrive che è necessario che al popolo sardo “sia almeno consentito di esprimersi in maniera unitaria ed istituzionale sul futuro prossimo della loro terra con un referendum regionale consultivo”, aggiungendo che, per la buona riuscita del progetto, si prevede “l’organizzazione di incontri sul territorio e la costituzione di comitati locali, il coinvolgimento dei mass media e della carta stampata e ogni altra iniziativa per l’informazione e il doveroso coinvolgimento della popolazione”. E in effetti, nei principali centri dell’isola è in corso un’intensa campagna di raccolta firme mediante banchetti e una lunga serie di eventi funzionali a informare l’opinione pubblica sulla situazione dell’eolico in Sardegna e sul contenuto del quesito. Molti sono i sindaci che stanno concretamente sostenendo la raccolta firme, pubblicizzandola anche sui siti istituzionali. «Riteniamo irrinunciabile che i sardi tutti si esprimano in modo unitario, democratico e istituzionale con il referendum regionale consultivo – ha dichiarato Michele Pala – Considerato che il procedimento utilizzato dallo Stato per imporre alla Sardegna un tale peso ha scavalcato a piè pari le amministrazioni e le comunità locali».

La popolazione sarda lotta da anni per la tutela del patrimonio paesaggistico e naturale dell’isola contro l’“invasione” di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. In Sardegna sono infatti state presentate 809 richieste di allaccio di impianti di produzione di energia rinnovabile alla rete elettrica nazionale che, in caso di semaforo verde, produrrebbero 57,67 Gigawatt di potenza. A fine aprile è emerso che la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici della Repubblica Popolare cinese, la Chint, si è accaparrata dall’azienda spagnola Enersid il più importante progetto solare mai concepito a livello europeo, allungando i suoi tentacoli su mille ettari di terreni nel nord della Sardegna. Pochi giorni dopo, Alessandra Todde – presidente della Regione Sardegna dalla tornata elettorale di marzo – ha approvato un disegno di legge che introduce il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili che causano direttamente nuova occupazione di suolo per 18 mesi. La battaglia dei comitati è però proseguita: il 15 giugno migliaia di persone sono scese in piazza a Saccargia, in provincia di Sassari, per una grande mobilitazione contro l’assalto speculativo alle fonti rinnovabili. Il weekend successivo si sono infatti svolte nuove manifestazioni nel sud della Sardegna, in particolare nei pressi dei parchi eolici di Guspini, Sanluri e Quartu e a Oristano. In ultimo, a inizio luglio a Selargius (Cagliari) è nato un presidio permanente, denominato “la rivolta degli ulivi”, dopo che un cittadino è stato vittima di un esproprio coattivo. Quest’ultimo si era rifiutato di vendere le proprie terre a Terna, l’azienda incaricata di effettuare i lavori per la messa in funzione del Tyrrhenian Link, il lungo cavo che collegherà la Sardegna alla penisola per trasportare l’energia elettrica prodotta dall’eolico sull’isola.

[di Stefano Baudino]

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