crisi climatica
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Dopo oltre quattro anni di negoziati, ripetuti ritardi per la pandemia di COVID-19 e colloqui fino a notte fonda, il 18 dicembre quasi 200 paesi - tra questi non ci sono gli Stati Uniti e il Vaticano - hanno firmato un accordo alla COP15 sulle diversità biologiche, ospitata da Canada e Cina, per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030. L'accordo, definito unico nel suo genere, sembra essere stato imposto dal presidente cinese, ignorando le obiezioni di alcuni Stati africani. Il negoziatore della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è sembrato bloccare l'accordo finale presentato dalla Cina, dicendo alla plenaria che non poteva sostenere un documento che non creava un nuovo fondo per la biodiversità, distinto da quello esistente delle Nazioni Unite, il Global Environment Facility (GEF). Cina, Brasile, Indonesia, India e Messico sono i maggio...
“Una situazione senza precedenti”. Così un ministro del Quebec ha descritto le centinaia di roghi che le squadre antincendio stanno cercando di spegnere in tutto il Canada da settimane. Una formula che stiamo sentendo ripetere un po’ troppo spesso ultimamente per commentare gli eventi estremi che stanno colpendo tutto il globo. Secondo il ministro per la Preparazione alle emergenze, Bill Blair, più della metà dei 414 incendi in tutto il paese è fuori controllo, e i mesi più caldi e secchi dell'anno devono ancora arrivare. In Canada si assiste sempre più spesso a due momenti in cui ci sono picchi di incendi: a fine estate e in primavera. “Quando la neve si scioglie all'inizio della primavera e il clima caldo e secco arriva molto presto, si ha questa finestra di vulnerabilità”, ha spiegato Paul Kovacs, direttore esecutivo dell'Institute for Catastrophic Loss Reduction della Western University. “Gli incendi pri...
di Francesco Panié* Pesano per un terzo delle emissioni globali, ma restano sistematicamente escluse dalle politiche internazionali sul clima. Da quest’anno, però, i sistemi alimentari e l'agricoltura hanno fatto finalmente breccia nella Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Alla COP 27 di Sharm El-Sheikh si è parlato molto di questi temi, specialmente nel nuovo padiglione dedicato, allestito dalla FAO e gestito insieme alla rete di centri di ricerca CGIAR e alla Fondazione Rockefeller. Proprio la FAO sta spingendo per essere maggiormente coinvolta nelle discussioni su come integrare il settore agricolo e alimentare nei piani nazionali che dovrebbero mettere a terra gli obiettivi inseriti nell’accordo di Parigi del 2015. Per ora ci è riuscita solo in piccola parte: lo dimostra il fatto che non ci sono stati avanzamenti da parte del gruppo di lavoro sull’agricoltura nato nel 2017 al...
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. “La grande scommessa dell'idrogeno: fuffa o è il Santo Graal delle emissioni zero nette?”, così titolava un articolo del Guardian dello scorso ottobre che si chiedeva se possiamo fare davvero affidamento sull’idrogeno verde per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Un articolo di Adrian Odenweller e Falko Ueckerdt del Potsdam Institute for Climate Impact Research, autori di uno studio pubblicato su Nature Energy a settembre, ha cercato di rispondere a questa domanda analizzando quanto velocemente il mondo dovrebbe produrre idrogeno verde – prodotto dalla scissione dell’acqua con elettricità generata da fonti a basse emissioni di carbonio – per contribuire a limitare il riscaldamento a 1,5°C. Idrogeno: una soluzione contro il cambiamento climatico o un altro regalo per l’industria dei combustibili fos...
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. La COP 27 si è conclusa da poco più di una settimana lasciando sensazioni stridenti: se da un lato si può celebrare, infatti, un successo nella battaglia trentennale per la finanza climatica, dall’altro va segnalato l’ennesimo fallimento che ci allontana dall’obiettivo dell’Accordo di Parigi per contenere il riscaldamento globale entro 1.5°C. Rinunciare definitivamente all'obiettivo climatico di 1,5°C sarebbe un bel regalo ai sostenitori del carbonio, ha detto il direttore esecutivo dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) in un'intervista al Guardian. Staremo a vedere quali saranno gli effetti delle decisioni (non) prese negli anni a venire. I colloqui hanno evidenziato il ruolo centrale delle azioni per la natura nell'affrontare la crisi climatica. In uno speciale il World Economic Forum ha analizzato i passi in avan...