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“Una situazione senza precedenti”. Così un ministro del Quebec ha descritto le centinaia di roghi che le squadre antincendio stanno cercando di spegnere in tutto il Canada da settimane. Una formula che stiamo sentendo ripetere un po’ troppo spesso ultimamente per commentare gli eventi estremi che stanno colpendo tutto il globo. Secondo il ministro per la Preparazione alle emergenze, Bill Blair, più della metà dei 414 incendi in tutto il paese è fuori controllo, e i mesi più caldi e secchi dell'anno devono ancora arrivare.
In Canada si assiste sempre più spesso a due momenti in cui ci sono picchi di incendi: a fine estate e in primavera. “Quando la neve si scioglie all'inizio della primavera e il clima caldo e secco arriva molto presto, si ha questa finestra di vulnerabilità”, ha spiegato Paul Kovacs, direttore esecutivo dell'Institute for Catastrophic Loss Reduction della Western University. “Gli incendi primaverili sono molto più frequenti rispetto a 20 o 30 anni fa. E se nelle prossime settimane potremo avere un po' di tranquillità con il ritorno del verde, subito dopo saremo di nuovo in allarme”.
In Quebec, dove ci sono più di 160 incendi e il fumo si è spinto fino agli Stati Uniti, costringendo le autorità a diramare decine di avvisi sulla qualità dell'aria, il presidente della provincia ha invitato i residenti a seguire gli ordini di evacuazione. Non così in Ontario, dove il presidente Doug Ford non ha ancora chiesto di vietare i falò nonostante gli oltre 50 incendi divampati nella provincia e le comunità circostanti da giorni stiano vivendo sotto una fitta coltre di fumo. Ford ha anche accusato la leader del Nuovo Partito Democratico, Marit Stiles, di “politicizzare” gli incendi rispondendo alla richiesta di collegare i roghi ai cambiamenti climatici causati dall'uomo. “Succedono ogni anno”, ha affermato Ford aggiungendo che è tutta colpa dei fulmini e i falò. Non dello stesso avviso il suo ministro alle Risorse naturali che invece ha dichiarato ai giornalisti che il cambiamento climatico è “reale e in atto”.
Intanto nel paese si discute delle azioni da intraprendere, considerato che il Canada è sempre più alle prese con temperature elevate e prolungati periodi di siccità. “Nei prossimi anni dovremo riflettere seriamente su come attrezzarci per affrontare questa nuova realtà”, ha commentato il primo ministro Justin Trudeau: il governo potrebbe creare un'agenzia federale ad hoc per consentire ai funzionari di “prevedere, proteggere e agire”. Ma, spiega Kovacs, il Canada ha già un piano: basterebbe finanziarlo di più.
Il fumo – come detto – ha raggiunto gli Stati Uniti. L’8 giugno l’inquinamento atmosferico ha raggiunto il livello peggiore mai registrato. I ricercatori dell’università di Stanford hanno calcolato che un americano medio è stato esposto a 27,5 microgrammi per metro cubo di piccole particelle, trasportate negli Stati Uniti dagli incendi canadesi. Questi piccoli frammenti di fuliggine, polvere e altri detriti bruciati, noti come PM2,5, quando vengono inalati si insinuano in profondità nei polmoni e sono collegati a una serie di patologie e possono provocare anche la morte. “È difficile da credere, a essere onesti, abbiamo dovuto fare quattro controlli per vedere se era giusto. Non abbiamo mai visto eventi del genere, o quasi, sulla costa orientale. È un evento storico”, ha commentato Marshall Burke, uno scienziato ambientale dell'Università di Stanford che ha guidato il lavoro.
Axios riporta che 61,8 milioni di persone in alcune delle città più popolate degli Stati Uniti sono state esposte a più di 50 microgrammi per metro cubo d'aria. L’8 giugno, il Metropolitan Washington Council of Governments e il Dipartimento distrettuale dell'energia e dell'ambiente hanno emesso un allerta sulla qualità dell'aria “codice viola” (il secondo peggiore), che vuol dire che la qualità dell’aria è pericolosa per tutti, non sono per le persone più vulnerabili.
Praticamente tutte le attività all'aperto “dagli sport professionali alle manifestazioni per il Pride, dalle attività scolastiche alla raccolta dei rifiuti” sono state cancellate, scrive il Washington Post.
New Yorkers: Here's what you need to know about this week's air quality advisory and how to protect your health. 🧵 https://t.co/7QkYDA67qR
— Commissioner Ashwin Vasan, MD, PhD (@NYCHealthCommr) June 7, 2023
A New York, le scuole e i parchi hanno vietato le attività all'aperto e le persone hanno iniziato a indossare dispositivi di protezione come non accadeva dai tempi della pandemia. Il particolato ha raggiunto circa i 195 microgrammi, più di cinque volte al di sopra dello standard nazionale di qualità dell'aria. “I livelli di ieri erano piuttosto pericolosi, soprattutto se si fa parte di un gruppo vulnerabile, in particolare anziani, bambini, donne incinte e persone con problemi di salute pregressi”, ha aggiunto Burke. “Mi aspetto che si verifichi un aumento dei ricoveri per malattie respiratorie, delle nascite premature e, purtroppo, dei decessi”.
Tra i più esposti, i senzatetto. “Sono tra i più anziani e quindi hanno maggiori probabilità di avere problemi come ipertensione, diabete, asma e problemi polmonari”, spiega Christy Respress, direttore esecutivo di Pathways to Housing DC, un'organizzazione no-profit che aiuta i senzatetto cronici. Associazioni che aiutano i senzatetto di New York hanno chiesto al sindaco di mettere in atto dei protocolli, come si fa in caso di caldo estremo in estate o di freddo estremo in inverno, per assicurarsi che le persone senza fissa dimora abbiano dei posti dove andare. Alcuni rifugi di Washington, che normalmente restano aperti dalle 9.00 alle 17.00, hanno prolungato i propri orari per dare un posto alle persone senza un alloggio e che cercano protezione per la scarsa qualità dell'aria. Sono rimaste aperte anche le biblioteche pubbliche.
Il fumo degli incendi boschivi ha annullato i progressi fatti dagli Stati Uniti nel migliorare la qualità dell’aria grazie al Clean Air Act, scrive Somini Sengupta nella newsletter Climate Forward del New York Times sul cambiamento climatico. Per limitare la probabilità di questi incendi selvaggi si possono fare due interventi mirati e una politica più generale, prosegue la giornalista del New York Times: in primo luogo, ricorrere ai fuochi prescritti, ovvero dei roghi utilizzati per eliminare in modo preventivo alcune parti della vegetazione particolarmente infiammabili con l’obiettivo di ridurre il rischio di incendi in specifiche aree, e al diradamento meccanico; in secondo luogo, non considerare l’inquinamento prodotto dai fuochi prescritti come di origine umana (attualmente l’Agenzia per la protezione dell'ambiente considera il fumo degli incendi selvatici come inquinamento naturale, e il fumo dei fuochi prescritti come inquinamento prodotto dall'uomo, e questo dovrebbe cambiare); infine, ridurre le emissioni di combustibili fossili.
Sebbene non vi siano ancora ricerche specifiche che attribuiscano gli eventi di questa settimana al riscaldamento globale, la scienza è inequivocabile: il riscaldamento globale aumenta in modo significativo le possibilità di gravi incendi e ondate di calore come quelle che oggi colpiscono gran parte del Nord America. L'ultimo National Climate Assessment del governo federale ha messo in relazione i “cambiamenti climatici causati dall'uomo” con l'aumento degli incendi boschivi, che si sono accelerati con il riscaldamento globale causato dalle emissioni dei combustibili fossili. Quando il carbonio rilasciato dagli incendi viene immesso nell'atmosfera, le temperature globali aumentano, inaridendo ulteriormente i terreni e la vegetazione, rendendoli più suscettibili agli incendi.
Le evidenze scientifiche suggeriscono già che gli effetti degli incendi canadesi visti negli Stati orientali degli Stati Uniti potrebbero ripetersi nel prossimo futuro, ha dichiarato Chris Field, direttore dello Stanford Woods Institute for the Environment, al Washington Post. “Ci sono numerose e crescenti prove che indicano che il riscaldamento del clima produce un numero maggiore di eventi estremi, soprattutto di temperature elevate e siccità. Queste sono esattamente le condizioni che pongono le basi per incendi selvaggi davvero dannosi”, ha aggiunto Field.
Come nelle foreste boreali del Nord America, il cambiamento climatico sta rendendo la stagione degli incendi in Siberia più lunga e più severa. Ha anche aumentato le accensioni di fulmini, ha dichiarato Brendan Rogers, esperto di incendi nelle foreste boreali presso il Woodwell Climate Research Center. Certo, ci sono condizioni diverse in anni diversi, ha detto in un'e-mail, ma "il denominatore comune è rappresentato da condizioni di caldo/caldo e siccità che favoriscono la combustione degli ecosistemi".
Dove va a finire tutto questo calore in eccesso nell'atmosfera? Gran parte di esso viene assorbito dagli oceani, motivo per cui le temperature oceaniche sono aumentate costantemente negli ultimi decenni, raggiungendo livelli record nel 2022. E questa primavera sono state registrate le temperature più calde degli ultimi 40 anni. Questo aumento potrebbe segnalare l’arrivo di El Niño, questo modello meteorologico che porta il calore sulla superficie dell'Oceano Pacifico orientale. La presenza di El Niño in un mondo che si sta già riscaldando a causa dei cambiamenti climatici potrebbe prospettare “un anno straordinario di fenomeni estremi a livello globale”, ha scritto su Twitter Jeff Berardelli, meteorologo della WFLA, una stazione televisiva di Tampa, in Florida.
“Non possiamo prevedere con certezza quando ci sarà il prossimo grande incendio, ma dovremo prepararci a questi eventi più di quanto abbiamo fatto in passato”, ha aggiunto Jeff Schlegelmilch, direttore del National Center for Disaster Preparedness della Columbia University.
Eppure, scrive ancora Somini Sengupta in un altro articolo, il continente più ricco del mondo è ancora impreparato ad affrontare i rischi di un futuro non troppo lontano. “Spero che questa sia la volta buona per capire che dobbiamo agire sul cambiamento climatico. Siamo passati da tre anni in cui non siamo usciti a causa del Covid e ora non possiamo uscire a causa dell'aria inquinata. Il mondo e la natura ci stanno dicendo qualcosa, ci stanno mandando un messaggio molto forte”, ha commentato Francesca Dominici, esperta di inquinamento atmosferico e clima presso l’Università di Harvard.
“Ancora una volta, la natura ci sta inviando un messaggio inequivocabile: è meglio che ci impegniamo seriamente a mitigare le conseguenze del cambiamento climatico indotto dall'uomo”, le fa eco Eugene Robinson, editorialista del Washington Post. “E noi, come specie, siamo un branco di idioti se non facciamo del passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia pulita la nostra massima priorità globale”.
A New York, i legislatori statali stanno valutando la possibilità di vietare alcuni nuovi allacciamenti al cosiddetto "gas naturale" per la produzione di energia elettrica, una misura salutata dai sostenitori del clima come una transizione economica dai combustibili fossili nello Stato.
Ma c’è chi, come i senatori repubblicani, continua a negare l'impatto del cambiamento climatico sugli incendi boschivi. “Abbiamo avuto incendi per tutta la vita, andiamo”, ha dichiarato il senatore Tommy Tuberville (R-Ala.). “Siamo tutti a favore dell'ambiente, ma questa è solo un'altra situazione in cui bisogna lavorare nelle foreste. È un peccato che questo accada. Anche questo passerà”. Evidentemente il messaggio non è ancora chiaro.
Immagine in anteprima: Frame video Guardian