migranti
Sei anni di carcere. Tanto hanno chiesto i PM di Palermo nei confronti di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio nonché ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. La richiesta è arrivata all’interno del processo che vede imputato il leader della Lega con l’accusa di aver sequestrato nel 2019 i passeggeri della nave Open Arms. Il caso ha avuto e sta avendo un effetto dirompente sulla politica italiana, con le classiche accuse contro la “magistratura politicizzata” e i proclami sulla “difesa dei confini”. In realtà si tratta di un copione che negli anni abbiamo ampiamente visto e stravisto. Le differenze sono nella gravità dei toni e nel contesto generale in cui si colloca il caso. Di cosa parliamo in questo articolo:Il caso Open ArmsDi cosa è accusato SalviniLa propaganda del governo e i suoi pericoli Il caso Open Arms Nell’agosto 2019, alla nave Open Arms dell’ONG Proactiva Open...
Mi sono ritrovato in Italia quasi inconsapevolmente. È come se ci avessi sempre vissuto: come chi ci è nato, non ho mai avuto una scelta da prendere. Non avevo ancora compiuto due anni quando fui catapultato nella periferia di Napoli, per scappare dalla devastazione economica e sociale dell’Ucraina post-sovietica. Sono cresciuto sentendomi chiamare Andrea, all’asilo come pure dai miei genitori. Quando mia madre mi spiegava il perché di quell’Andriy sulle scartoffie che rovistavo in giro per casa, faticavo a comprendere. Credevo si riferissero a mio padre, mio omonimo (pratica comune nei paesi dell’Europa orientale), ma poi leggevo la mia data di nascita. Quando arrivai era il 1999. Nello stesso anno sbarcò in Italia anche l’attaccante ucraino Andriy Shevchenko, col quale la maggior parte degli italiani avrebbe finito per associare il mio paese, e quindi anche me, almeno fino agli sconvolgimenti politici dell’ultimo decennio...
Abusi. Violenze. Stupri e aggressioni sessuali. Da un anno e mezzo la lista dei soprusi e delle violazioni che riguarda l’apparato securitario tunisino si fa sempre più lunga. In particolare dal febbraio del 2023 quando il presidente della Repubblica Kais Saied ha pronunciato un duro discorso di Stato contro la comunità subsahariana presente nel paese accusandola di stare compiendo una vera e proprio sostituzione etnica nei confronti della popolazione tunisina. Da allora le violenze a sfondo xenofobo e razzista si sono fatte via via più visibili e hanno toccato direttamente le forze di sicurezza del piccolo Stato nordafricano. Per fermare i migranti paghiamo governi autoritari, razzisti, violenti: cosa succede nella Tunisia del presidente Saied Un’inchiesta del giornale britannico The Guardian ha documentato ciò che da tempo è costretta a subire questa fetta della popolazione. Lo sta subendo anche attraverso strumenti, equipaggiamenti...
“Nella tua città c'è un lager”. È la denuncia degli attivisti che si battono da anni per la chiusura dei CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri), veri e propri buchi neri nei quali finiscono, e a volte perdono anche la vita, i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno. Con una capienza complessiva di 1.100 posti sono dieci i centri attualmente operativi a Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma-Ponte Galeria, Palazzo San Gervasio, Macomer, Brindisi-Restinco, Bari-Palese, Trapani-Milo e Caltanissetta-Pian del Lago. Si tratta di strutture che in oltre vent'anni hanno prodotto una lunga scia di disperazione, violenze e morti. Istituiti nel 1998 dal governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi con la legge sull’immigrazione Turco-Napolitano, i centri furono inizialmente chiamati CPTA (Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza), poi CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e infi...
di Angela Falconieri Piango, quando vedo i miei fratelli soffrire, piango, quando mi alzo alle 4 del mattino per andare incontro alle mie illusioni nelle piantagioni di arance e mandarini per la modesta somma di 25 euro se non di meno, piango, quando vedo i miei fratelli che vivono nei ghetti senza acqua e senza elettricità, situazione quasi impossibile e inaccettabile per l’umanità, piango, e mi fa male il cuore, piango e soffro. [tratto da Yen Fehi Bako, ‘Le lacrime di Ibrahim’, di Ibrahim Diabate] Spesso di caporalato e sfruttamento agricolo si parla solo quando fa notizia. Quando muore un bracciante per le condizioni disumane di lavoro, quando si parla dello stato dei ghetti, dove queste persone vivono, per i casi di razzismo nei confronti degli immigrati che lavorano nei campi. L’attenzione dura il tempo della copertura mediatica. Poco sappiamo delle vite dei braccianti. E, insieme alle loro storie, ci perdiamo, quando ci sono, anche i loro percor...