mercato del carbonio
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Qual è il futuro del pianeta? In che direzione sta andando il riscaldamento globale? C’è speranza per evitare il peggio? Siamo ancora in tempo per fermare l’aumento delle temperature? Sta facendo molto discutere un sondaggio del Guardian che ha chiesto a 380 scienziati climatici del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) cosa prevedono per il futuro del nostro pianeta. Secondo la maggior parte degli esperti contattati, entro il 2100 le temperature globali saliranno di almeno 2,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, quasi la metà un riscaldamento globale di 3°C, mentre appena il 6% ritiene che il limite di 1,5°C concordato con l’accordo di Parigi nel 2015. Il limite di 1,5°C è stato indicato dalla comunità internazionale come soglia oltre la quale non andare per evitare...
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Per la prima volta dal 2007, Google ha affermato di non essere più un’azienda carbon neutral. Nell’ultimo rapporto ambientale, il gigante tecnologico ha segnato un’inversione di tendenza della sua strategia climatica, essenzialmente per due motivi: lo sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale, altamente energivora, che è costato a Google un incremento del 48% delle emissioni (+13% solo tra il 2022 e il 2023); la decisione di abbandonare la pratica di acquistare crediti di carbonio per compensare le emissioni prodotte. Per mantenere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2030 Google ha deciso di cambiare strategia e di concentrarsi “sull'accelerazione di una serie di soluzioni e partnership per le emissioni di carbonio”. Si tratta di una svolta importante perché è la prima volt...
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Dopo oltre quattro anni di negoziati, ripetuti ritardi per la pandemia di COVID-19 e colloqui fino a notte fonda, il 18 dicembre quasi 200 paesi - tra questi non ci sono gli Stati Uniti e il Vaticano - hanno firmato un accordo alla COP15 sulle diversità biologiche, ospitata da Canada e Cina, per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030. L'accordo, definito unico nel suo genere, sembra essere stato imposto dal presidente cinese, ignorando le obiezioni di alcuni Stati africani. Il negoziatore della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è sembrato bloccare l'accordo finale presentato dalla Cina, dicendo alla plenaria che non poteva sostenere un documento che non creava un nuovo fondo per la biodiversità, distinto da quello esistente delle Nazioni Unite, il Global Environment Facility (GEF). Cina, Brasile, Indonesia, India e Messico sono i maggio...