crediti di carbonio

Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Per la prima volta dal 2007, Google ha affermato di non essere più un’azienda carbon neutral. Nell’ultimo rapporto ambientale, il gigante tecnologico ha segnato un’inversione di tendenza della sua strategia climatica, essenzialmente per due motivi: lo sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale, altamente energivora, che è costato a Google un incremento del 48% delle emissioni (+13% solo tra il 2022 e il 2023); la decisione di abbandonare la pratica di acquistare crediti di carbonio per compensare le emissioni prodotte.  Per mantenere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2030 Google ha deciso di cambiare strategia e di concentrarsi “sull'accelerazione di una serie di soluzioni e partnership per le emissioni di carbonio”. Si tratta di una svolta importante perché è la prima volt...

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In Brasile, la polizia ha lanciato una vasta operazione (denominata Operazione Greenwashing), la più grande di questo genere mai realizzata nel Paese, per smantellare «un’organizzazione criminale» che per oltre un decennio avrebbe venduto crediti di carbonio provenienti da aree invase illegalmente per un valore complessivo di 34 milioni di dollari (circa 180 milioni di reais). Le operazioni sono l’esito di un’inchiesta durata oltre un anno che mostra i legami tra i progetti REDD+ e una truffa per il riciclaggio di legname ottenuto illegalmente. Al centro delle indagini vi sono il progetto Fortaleza Ituxi, Unitor ed Evergreen, tutti afferenti al Gruppo Ituxi, uno dei più grandi progetti di crediti di carbonio dell’Amazzonia brasiliana. Il gruppo è presieduto da Ricardo Stoppe, le cui attività sospette erano già finite al centro di un’inchiesta giornalistica. I crediti venduti dal gruppo sono stati acquistati, oltre che da...

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Ahmed Dalmook al Maktoum, il più giovane della famiglia reale di Dubai, sembra volersi prendere tutta l’Africa. La Blue Carbon, la società che presiede, sta finanziando progetti che, su carta, dovrebbero proteggere le foreste in cambio di crediti di carbonio da rivendere, ma che nel concreto suonano come una delle più grandi operazioni di greenwashing. Lo sceicco potrà per esempio vantare diritti di conservazione su circa il 20% delle aree verdi dello Zimbabwe e sul 10% della Liberia, ma gli accordi hanno toccato diverse zone del continente: a tal punto che gli Emirati si sono trovati a gestire 60 milioni di acri di foresta africana. Numeri che hanno reso la Blue Carbon una delle più grandi e critiche società di credito di carbonio. Spieghiamo di che si tratta. Per ridurre l’impatto inquinante del proprio operato, molte aziende e governi di tutto il mondo hanno deciso di compensare le emissioni di carbonio prodotte finanziando altrove progetti...

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Una nuova ricerca ha rivelato che i crediti di carbonio derivanti da progetti di riforestazione non compensano la maggior parte delle emissioni rilasciate dalle attività industriali. Un gruppo internazionale di scienziati, in particolare, ha esaminato 26 siti in cui sono stati realizzati i cosiddetti progetti di contrasto alla deforestazione REDD+ in tre diversi continenti. Il dubbio principale, è emerso, è su come gli sviluppatori calcolano l’impatto dei loro progetti, al punto che circa il 94% dei crediti di carbonio derivanti da questi non rappresenterebbe una reale mitigazione delle emissioni climalteranti. REDD+ è l’abbreviazione di riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nei Paesi in via di sviluppo. L’idea è che la “monetizzazione” di foreste minacciate attraverso l’emissione di crediti di carbonio contribuisca a scongiurare un ulteriore aumento della temperatura globale. A sua volta, la vendita...

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I primi risultati della COP29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, non sembrano dare molta speranza in merito a una reale possibilità di cambiamento rispetto alle politiche ambientali. Numerosi tra i partner dell’evento sono coinvolti nel settore dell’energia fossile, mentre lo stesso presidente dell’Azerbaijan (Paese ospitante la COP), Ilham Aliyev, ha definito petrolio e gas un «dono di Dio». In questo contesto, i primi risultati della Conferenza sono stati una stima degli investimenti necessari, da parte delle Banche Multilaterali di Sviluppo (MDB), per il finanziamento delle politiche sostenibili entro il 2030 e il raggiungimento di un accordo ufficiale sul mercato del carbonio globale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Quest’ultimo costituisce tuttavia una forma di vero e proprio neocolonialismo, in quanto basato sullo sfruttamento delle terre e delle risorse appartenenti alle comunità locali per permettere...

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