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Cento milioni di alberi piantati nel 2015 e l’obiettivo di arrivare a un miliardo nel 2030. 41 mila ettari di terreno arido ripristinati in meno di dieci anni, più del doppio della superficie della città di Milano, che permettono il sostentamento di 50 mila famiglie e che catturano 347 tonnellate metriche di CO2 per ettaro, l’equivalente di 100 mila litri di gasolio consumati. E poi l’aumento della biodiversità, la creazione di posti di lavoro, il riscoprire un rapporto sano tra uomo e ambiente, che permetta l’autosostentamento. A portare a segno questi obiettivi è Trees for the Future (TREES), organizzazione no-profit di agroforestazione rigenerativa che forma gli agricoltori dell’Africa subsahariana a soluzioni sostenibili, basate sulla natura. I suoi risultati sono importanti al punto che il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP, United Nations Environment Programme) l’ha insignita dello status di World Restoration Flagship, ovvero fiore all’occhiello del restauro mondiale. Entro il 2030, l’organizzazione punta anche alla creazione di 230 mila posti di lavoro tra Kenya, Mali, Senegal, Tanzania e Uganda.
L’approccio di TREES si basa sulla tecnica agroforestale dei “giardini forestali”. Si tratta di un modello orticolo che raccoglie una elevata varietà di specie vegetali utili, per lo più perenni, modellandole sulla struttura di una foresta giovane. Dopo aver individuato le comunità agricole che vivono al di sotto della soglia di povertà, l’organizzazione fornisce loro la preparazione tecnica e le sementi da piantare nelle loro proprietà – in genere di un ettaro di estensione o meno -, insieme alla strumentazione necessaria. Sono ben il 70% del totale le famiglie africane che dipendono dall’agricoltura, ma decadi di pratiche agricole insostenibili (cui si sommano deforestazione, inquinamento e cambiamenti climatici) hanno reso la terra degradata e non produttiva e il cibo non nutriente, rendendo così le famiglie incapaci di soddisfare i propri bisogni alimentari.
Per i risultati ottenuti nel miglioramento della vita delle comunità e nella rigenerazione dell’ambiente, TREES è stata insignita del World Restoration Flagship. Si tratta di riconoscimenti assegnati nell’ambito dell’iniziativa Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino degli Ecosistemi (guidata da UNEP e FAO) che mira a prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi, tanto sulla terraferma quanto negli oceani. Essi vengono assegnati per iniziative degne di nota che siano impegnate nell’obiettivo del rirpistino di un miliardo di ettari di terreno (un’area pià grande della Cina). La vittoria di tale riconoscimento permette al progetto di ricevere finanziamenti dalle Nazioni Unite. Grazie ad essi e ad altre tipologie di aiuti, TREES mira a raggiungere l’obiettivo di ripristinare 229 mila ettari di zone aride entro il 2030 e catturare 79,5 milioni di tonnellate metriche di CO2 in 20 anni (l’equivalente di quanto emesso da una centrale a carbone nello stesso periodo). Il direttore esecutivo dell’UNEP, Inger Andersen, ha detto che «Iniziative come TREES stanno svolgendo un ruolo importante nell’invertire decenni di degrado dell’ecosistema, soprattutto nel Sahel, allontanando la desertificazione, aumentando la resilienza al clima e migliorando il benessere degli agricoltori e delle loro comunità».
Il progetto fa inoltre parte dell’iniziativa Grande Muraglia Verde, una cintura arborea di 8 mila km di lunghezza che l’Unione Africana sta realizzando al fine di contrastare l’avanzata del deserto e che punta ad attraversare in orizzontale il continente africano. La sua buona riuscita dimostra non solo che esistono modi per coesistere in armonia con il nostro pianeta, ma che ne conosciamo anche le tecniche e i criteri di realizzazione. E che a volte, per mettere in moto un cambiamento, basta solo un po’ di volontà.
[di Valeria Casolaro]