Emissioni industriali, l’UE partorisce la norma contentino

Lindipendente

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Il Parlamento dell’Unione Europea ha definitivamente approvato l’accordo raggiunto con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IED). I voti favorevoli sono stati 393, 173 i contrari e 49 le astensioni. La Direttiva IED è una norma essenziale per prevenire l’inquinamento alla fonte da circa 50.000 impianti industriali europei. Tuttavia, l’iter è stato piuttosto travagliato: la legge ha infatti dovuto superare diversi ostacoli che l’hanno indebolita di volta in volta. Fino all’ultimo, i gruppi più conservatori hanno ad esempio tentato di allentare ulteriormente i vincoli per gli allevamenti intensivi, ma alla fine la maggioranza degli eurodeputati ha adottato l’accordo negoziato lo scorso novembre che, comunque, prevede già importanti concessioni alle aziende zootecniche più impattanti. Allo stato attuale, la legge estende le misure sulle emissioni industriali agli allevamenti di suini con più di 350 capi di bestiame, mentre sono escluse le aziende che li allevano in modo estensivo o biologico. Per il pollame, la direttiva si applica alle aziende con più di 300 galline ovaiole e a quelle con più di 280 polli da carne. Per le aziende che allevano sia suini che pollame, il limite sarà di 380 capi complessivi. Entro il 31 dicembre 2026, la Commissione dovrà poi valutare se intervenire anche sugli allevamenti di bovini, i quali al momento restano però esclusi dall’adozione di limiti emissivi più stringenti.

L’Italia, esattamente come il resto della destra europea, ha sempre spinto affinché la direttiva risparmiasse gli allevamenti intensivi. Una posizione del tutto anacronistica poiché in palese contrasto con la tanto sbandierata valorizzazione del “Made in Italy”. Difatti, le piccole e medie aziende agricole – le vere custodi dell’eccellenza agroalimentare nostrana – avrebbero tratto un vantaggio competitivo dall’imposizione di limiti più stringenti agli allevamenti intensivi più grandi e industrializzati. Nel complesso, è poi evidente che per il Governo Meloni la tutela degli interessi industriali sia prioritaria rispetto a quella dell’ambiente. Tuttavia, considerando gli obiettivi della direttiva, per l’esecutivo italiano è di secondaria importanza anche la salute pubblica. In Italia, gli allevamenti intensivi costituiscono la seconda causa di formazione di polveri sottili responsabili di circa 50 mila morti premature ogni anno. Secondo la Commissione europea, la proposta originaria che includeva gli allevamenti di bovini avrebbe permesso di regolamentare le emissioni di circa la metà degli allevamenti esistenti, con un conseguente beneficio ambientale e sanitario di 5,5 miliardi di euro all’anno. Nel complesso, la decisione finale di escludere gli allevamenti di bovini sarebbe in antitesi con lo stesso Green Deal dell’UE: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, il settore zootecnico da solo è responsabile del 54% di tutte le emissioni di metano dell’UE, e lo è soprattutto a causa dei bovini.

Ad ogni modo, quello approvato nei giorni scorsi rimane il principale strumento dell’UE per limitare l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo da parte dei grandi impianti industriali. La normativa introdurrà l’obbligo per i settori industriali interessati di fissare livelli di emissioni nocive più stringenti possibili. Per combattere la scarsità d’acqua, ci saranno obiettivi di prestazione ambientale obbligatori sul consumo idrico. Per quanto riguarda i rifiuti, l’efficienza delle risorse, l’efficienza energetica e l’uso delle materie prime, gli obiettivi vincolanti saranno fissati entro un intervallo di valori, mentre saranno indicativi per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecniche. La direttiva copre anche gli impianti dell’industria estrattiva (miniere) e i grandi impianti che producono batterie. Verrà inoltre migliorata la trasparenza e la partecipazione del pubblico in relazione alla fornitura di licenze, al funzionamento e al controllo degli impianti regolamentati. Ciò sarà possibile attraverso la creazione del Portale UE sulle emissioni industriali, il quale sostituirà l’attuale registro europeo delle emissioni inquinanti. Nel portale, i cittadini potranno accedere ai dati su tutte le licenze comunitarie e sulle attività inquinanti locali. Le imprese che non si conformeranno potranno essere penalizzate per una somma pari almeno al 3% del fatturato annuo dell’operatore che ha compiuto le infrazioni più gravi. Gli Stati membri dovranno inoltre dare la possibilità di chiedere un risarcimento ai cittadini danneggiati dall’inosservanza delle norme.

[di Simone Valeri]

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