Stop alle confezioni monouso e agli imballaggi inutili: cosa cambia con il nuovo regolamento Ue su riciclo e riuso

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Passano alcune deroghe chieste dagli eurodeputati italiani. Tajani esulta: «Bloccata la deriva populista sul riuso spinto che penalizza industria e agricoltura»

Non sono bastate né le proteste dell’Italia né gli oltre 500 emendamenti presentati la scorsa settimana per fermare l’approvazione del Ppwr, il nuovo regolamento europeo sul riciclo e il riuso degli imballaggi. Oggi, mercoledì 22 novembre, il Parlamento europeo ha dato il suo via libera al provvedimento, uno dei tanti che compongono il pacchetto legislativo europeo del Green Deal. Il provvedimento è passato con 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti. Nelle ultime settimane, a seguito del voto in Commissione Ambiente, si era intensificato il pressing dell’Italia per affossare – o perlomeno attenuare – le nuove regole. A esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento è stato non solo il governo italiano, ma anche decine di associazioni di categoria e produttori della filiera alimentare e della ristorazione. Con il via libera di oggi, l’Eurocamera ha espresso la sua posizione definitiva sul provvedimento, aprendo dunque alla fase finale dei negoziati, con le tre istituzioni europee – Commissione, Parlamento e Consiglio – che devono trovare un’intesa definitiva sul testo. La Spagna, presidente di turno del Consiglio Ue, ha tutta l’intenzione di chiudere la partita prima di fine anno, in particolare alla riunione dei ministri per l’Ambiente in programma a metà dicembre.

Cosa cambia con le nuove regole

L’obiettivo del Ppwr – acronimo che sta per Packaging and Packaging Waste Regulation – è di ridurre la quantità di rifiuti prodotti nei Paesi dell’Unione Europea eliminando gli imballaggi superflui, intensificando l’attività di riciclo e puntando con più convinzione sulla pratica del riutilizzo. La principale novità introdotta dal provvedimento riguarda la messa al bando di alcuni imballaggi monouso a partire dal 31 dicembre 2027. In caso di approvazione definitiva, entro quella data dovranno sparire dalla circolazione i sacchetti di plastica leggeri inferiori a 15 micron e le confezioni monouso utilizzate per i prodotti di ortofrutta inferiori a un chilo e mezzo. In altre parole: buste dell’insalata, reti delle arance, cestini dei pomodori e non solo. Le nuove regole interesseranno non solo la grande distribuzione, ma anche il settore Horeca, ossia bar, ristoranti e alberghi. Anche qui la linea generale prevede di superare una volta per tutte il monouso a favore del riutilizzo. Saranno vietate, per esempio, le confezioni di shampoo o altri liquidi inferiori a 50ml, mentre nei bar si dovrà dire addio alle bustine monoporzione di maionese, ketchup, zucchero o altri condimenti. I titolari dei locali dovranno inoltre garantire ai consumatori la possibilità, qualora lo desiderino, di riempire un proprio contenitore con bevande sfuse.

Passano le deroghe chieste dall’Italia

Tra le novità inserite oggi poco prima del voto in plenaria ci sono anche alcune deroghe chieste a gran voce dagli eurodeputati italiani. Tra gli emendamenti approvati, infatti, ce ne sono alcuni che portano la firma di numerosi europarlamentari del nostro Paese, appartenenti a forze politiche anche molto diverse fra loro. La principale richiesta, approvata oggi dall’Eurocamera, prevede una deroga sui target legati al riutilizzo per tutti quei Paesi (come l’Italia) particolarmente virtuosi sul riciclo: gli Stati che dimostrano di riciclare almeno l’85% degli imballaggi sono esentati dal dover raggiungere anche i target sul riuso. Una modifica che è stata salutata come una vittoria dal governo italiano. «Oggi al Parlamento europeo grande vittoria di Forza Italia e del Ppe con importanti modifiche al regolamento sugli imballaggi. Bloccata la deriva populista sul riuso spinto che penalizza industria e agricoltura», ha esultato su X il vicepremier Antonio Tajani.

I dati sui rifiuti da imballaggio

A spingere Bruxelles ad aggiornare la normativa in tema di riciclo e riuso sono i dati sui rifiuti da imballaggio. Dal 2009 al 2021 questa tipologia di rifiuti è aumentata da 66 a 84 milioni di tonnellate nei Paesi Ue. Questo significa che ogni europeo genera in media 188,7 chili di rifiuti di imballaggio ogni anno. Una cifra che, in assenza di correttivi e regole più stringenti, si stima che potrebbe salire fino a 209 kg pro capite entro il 2030. L’obiettivo fissato dalle nuove regole del Ppwr prevede una riduzione graduale dei rifiuti da imballaggi: -10% entro il 2030, -15% entro il 2035, -20% entro il 2040. Oltre alla riduzione dei rifiuti c’è poi la spinta sul riutilizzo. I vari imballaggi dovranno infatti diventare per lo più riutilizzabili, garantendo un numero minimo di possibilità di riutilizzo che ancora non è stato definito.

La protesta della Lega

L’Italia è uno dei Paesi che ha criticato più apertamente il nuovo regolamento nelle scorse settimane. Il timore è infatti che le nuove regole di Bruxelles possano minare gli sforzi fatti finora in tema di economia circolare. Nel 2022, l’Italia si è confermata leader nell’Unione Europea nel riciclo, raggiungendo gli obiettivi al 2030 con parecchi anni di anticipo. Mentre oggi in aula a Strasrburgo si votava l’approvazione, alcuni eurodeputati della Lega hanno organizzato un flashmob di protesta. «Il testo sugli imballaggi presentato al Parlamento europeo è un’autentica follia che mette in crisi l’Italia, nazione modello per il sistema virtuoso di economia circolare», aveva dichiarato ieri l’eurodeputata Silvia Sardone. Oggi, dopo l’approvazione degli emendamenti, la delegazione del Carroccio a Strasburgo parla di «testo migliorato» di «pericolo sventato per l’Italia». «Con spirito propositivo e costruttivo – scrivono in una nota gli europarlamentari leghisti – la Lega ha proposto e votato gli emendamenti migliorativi del testo, a tutela di tutta la filiera produttiva che è all’avanguardia nel riciclo. Rimane comunque un provvedimento che nasce in maniera ideologica, senza alcuna analisi di impatto e scientifica a supporto del minor impatto ambientale del riuso rispetto al riciclo, che dovrà essere difeso nelle sue modifiche nei futuri negoziati».

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