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Un gruppo di cittadini toscani ha lanciato una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni riguardo alle recenti modifiche alla legislazione venatoria della Regione Toscana. In un’email indirizzata alla Giunta Regionale e alla Coldiretti Toscana, e inoltrata alla redazione de L’Indipendente, i promotori hanno espresso preoccupazione per la gestione della fauna selvatica, in particolare a causa delle misure recentemente adottate dall’amministrazione contro i cinghiali e altre specie, avallate e promosse dalla principale organizzazione degli imprenditori agricoli. Il fulcro della protesta è la percezione di un approccio «anacronistico» e «retrogrado» nei confronti della fauna locale, alimentato da recenti modifiche alla normativa promosse da esponenti leghisti e immediatamente recepite dalla Giunta regionale, di opposto colore politico. Esse ampliano infatti il periodo di caccia in braccata ai cinghiali, introducendo pratiche come il foraggiamento attrattivo e l’utilizzo di visori notturni. Una forma di caccia che, sottolineano i promotori, fino a poco tempo fa «era raffigurabile come “bracconaggio”».
Le recenti decisioni, tra cui spiccano le deroghe previste dal Calendario Venatorio 2024-2025, hanno sollevato critiche soprattutto per il loro impatto sulla biodiversità e sulla sicurezza dei cittadini. «Scordiamoci le categorie “destra cattivi” e “sinistra buoni”», hanno scritto i promotori, puntando il dito contro «la Giunta “rossa” (di sangue) capitanata dalla vicepresidente Saccardi», che «sta portando avanti una vera e propria politica di massacro verso gli ungulati», autorizzando «preaperture ed eccezioni sempre a discapito degli animali». Secondo gli scriventi, infatti, l’attuale Giunta Regionale, guidata dalla vicepresidente Stefania Saccardi, ha adottato una linea che favorisce gli interessi agricoli a scapito dell’ecosistema. I promotori dell’iniziativa attaccano una Giunta che, a loro dire, «partecipa i tavoli decisionali portati avanti quasi sotto dettatura di Coldiretti Toscana, che ha dato vita a “campagne d’odio” vere e proprie verso la fauna autoctona», come dimostrerebbe il fatto che «i cinghiali sono criminalizzati in modo assurdo e stanno andando incontro ad uno sterminio». Gli stessi residenti, secondo i firmatari, rischiano infatti la loro incolumità poiché la caccia viene estesa anche in orari notturni, creando situazioni potenzialmente pericolose per chi vive o possiede terreni nelle aree boschive.
Chiedendo di considerare alternative alla caccia indiscriminata, che vadano oltre gli interessi agricoli e rispettino i principi di salvaguardia della fauna previsti dalla legge, nella mail i promotori pongono due quesiti fondamentali alla presidente Saccardi ed ai dirigenti Scalacci e Ferretti: «Chi tutela le opinioni e gli interessi di tutti gli altri cittadini che non sono né iscritti a Coldiretti e né iscritti a Federcaccia, dal momento che le decisioni suoi calendari venatori (e tutte le enormi conseguenze che le stesse implicano per cittadinanza e ecosistema) seguono trattative che avvengono tra esclusive parti di categoria? Quali misure sono state prese per la sicurezza di chi, possedendo terreni e boschi privati, pagandone gli oneri dovuti ed avendo il diritto di recarvisi come e quando vuole, rischia la propria incolumità ora anche di notte?». I cittadini richiedono, dunque, «una posizione chiara della Giunta Regionale dato il proprio ruolo pubblico di rappresentanza istituzionale che si basa sul rispetto della Costituzione stessa come fonte sovraordinata».
La protesta non si limita alla sola difesa dei cinghiali. Si segnala infatti anche il rischio di declassamento del lupo, specie protetta in Italia, che potrebbe diventare oggetto di abbattimenti straordinari per ridurre la sua popolazione, come richiesto da alcune associazioni agricole. La Coldiretti Toscana ha infatti manifestato un sostegno esplicito all’apertura delle cacce al lupo, suscitando sdegno tra gli ambientalisti. Gli attivisti sostengono che una simile politica sia in palese contraddizione con la recente modifica dell’articolo 9 della Costituzione Italiana, che impone la tutela dell’ambiente e della biodiversità. La campagna di sensibilizzazione invita i cittadini a esercitare una pressione collettiva per rivedere le politiche ambientali della Regione.
[di Stefano Baudino]