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Le autorità hanno scoperto gli animali ingabbiati e inscatolati in condizioni anguste in sei pick-up nella provincia thailandese di Chumphon lo scorso primo maggio. In totale, sono state sequestrate 1.234 tartarughe, di cui 357 testuggini radiate (Astrochelys radiata) e 877 testuggini ragno (Pyxis arachnoides), entrambe inserite nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie a rischio critico. Tra i lemuri, c’erano 16 lemuri dalla coda ad anelli (Lemur catta) e 32 lemuri bruni comuni (Eulemur fulvus), elencati rispettivamente come minacciati e vulnerabili nella Lista Rossa della IUCN. Gli animali erano stati contrabbandati via mare nella provincia thailandese di Satun, passando per Sumatra, in Indonesia, secondo quanto riferito da Wacharin Pusit, comandante della Polizia reale thailandese. Pusit ha anche dichiarato ai media locali che il carico era probabilmente destinato ai mercati di Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan. Dopo il sequestro iniziale, gli agenti hanno trovato altre 179 tartarughe radiate, 30 primati e tre giovani coccodrilli in un allevamento collegato ai sospettati. Nel complesso, le autorità del Madagascar hanno arrestato 18 persone in relazione al sequestro. Il traffico di lemuri e tartarughe, specie protette dalla legge del Madagascar, implicherebbe pene severe, ma la corruzione sistemica e la carenze di risorse per l’applicazione della legge ad oggi complicano la lotta al traffico di fauna selvatica. L’operazione congiunta tra le forze dell’ordine thailandesi e partner internazionali – come il U.S. Fish and Wildlife Service, l’United Nations Office on Drugs and Crime e la Wildlife Justice Commission – ha comunque inflitto un duro colpo al traffico globale di animali selvatici. Secondo la Wildlife Justice Commission, le perdite finanziarie e gli arresti legati a quest’ultima operazione dovrebbero ostacolare significativamente le attività della rete.
Tutte le specie confiscate sono anche elencate nell’Appendice I della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES). Ciò significa che il loro commercio è consentito solo con documentazione che ne attesti la provenienza non selvatica. Secondo la IUCN, il 98% delle specie di lemuri rischia l’estinzione nei prossimi 20 anni, principalmente a causa della deforestazione e della caccia. Discorso analogo per le popolazioni di tartarughe radiate e ragno, le quali sono drasticamente diminuite proprio a causa del bracconaggio per il commercio illegale. Tutti gli esemplari confiscati dovrebbero tornare in Madagascar entro la fine di luglio per essere riabilitati e, se possibile, reintrodotti in natura. La reintroduzione, tuttavia, non è affatto scontata, dato che impone un costoso e complesso passaggio per centri di quarantena dove effettuare gli screening per eventuali malattie contratte. A livello globale, la portata dei crimini contro la fauna selvatica risulta ancora decisamente significativa. E questo recente sequestro non fa altro che confermarlo. Sulla base dei sequestri effettuati nel periodo 2015-2021, il commercio illegale in 162 tra Paesi e territori colpisce ancora 4.000 specie vegetali e animali. Di queste – secondo quanto è emerso dal nuovo World Wildlife Crime Report 2024 dell’ONU – 3.250 sono elencate nella CITES. «Nonostante i segnali positivi nella riduzione degli impatti del traffico per alcune specie iconiche come elefanti e rinoceronti – ha spiegato il documento – il traffico di animali selvatici nel complesso non è stato sostanzialmente ridotto negli ultimi due decenni». Uno dei punti più critici il fatto che alcune delle specie maggiormente colpite ricevono poca attenzione da parte dell’opinione pubblica, nonostante il bracconaggio sembra aver rivestito un ruolo deciso nelle loro estinzioni locali o globali.
[di Simone Valeri]