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La Regione Sardegna ha approvato una moratoria di 18 mesi che blocca ogni nuovo progetto di energia rinnovabile, eolico e fotovoltaico, al fine di fermare quello che è stato definito “assalto delle multinazionali” al suolo sardo. Una norma definita «transitoria e di emergenza» al fine di consentire di pianificare il futuro energetico della regione e la mappa delle aree idonee. Il Grig (Gruppo di intervento giuridico), associazione che si batte contro gli abusi dell’eolico in Sardegna, ha calcolato che a settembre 2023 risultavano ben 711 istanze di concessione a nuovi impianti. Un assalto che negli ultimi mesi ha provocato la nascita di un ampio movimento di cittadini che chiede lo stop alla speculazione e la tutela del paesaggio. A favore della norma ha votato la maggioranza di centro-sinistra, mentre le opposizioni si sono astenute giudicando la legge «timida e insufficiente, finalizzata esclusivamente a calmare gli animi di cittadini e movimenti», come dichiarato dal capogruppo di FdI in Consiglio Regionale, Paolo Truzzu.
La sospensiva per eolico e fotovoltaico è stata approvata con 32 voti a favore, uno contrario e 21 astenuti. Nello specifico, la legge sancisce il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non ancora concessi o autorizzati. Rimangono invece esclusi “gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili finalizzati all’autoconsumo”, e “quelli ricompresi nelle comunità energetiche”. In sede di votazione sono stati bocciati alcuni degli emendamenti della minoranza di destra, tra cui, spiega Paolo Truzzu, «quello che, sfruttando la competenza primaria della nostra Regione in materia urbanistica, puntava a rinforzare la legge con l’introduzione di un parere obbligatorio e vincolante della Regione per tutti i procedimenti di competenza nazionale».
Davanti a una maggioranza regionale che descrive la sospensiva come una iniziativa salvifica, e a una minoranza che la considera uno spauracchio per acquietare le proteste, è difficile trovare qualcuno che analizzi la nuova legge assumendo una postura critica che ne rilevi punti di forza e punti di debolezza. Ci ha provato lo stesso Grig, che ha sollevato le varie criticità della sospensiva, spiegando perché la proposta della Regione non basti per salvaguardare la Sardegna. Nello specifico, il Grig rileva la scarsa forza giuridica di cui è provvista la legge: secondo il gruppo, “una norma regionale che preveda la moratoria delle procedure ovvero la sospensione delle autorizzazioni delle centrali eoliche e fotovoltaiche sul proprio territorio regionale verrebbe con altissima probabilità impugnata per conflitto di attribuzioni (art. 127 Cost.) dallo Stato davanti alla Corte costituzionale con esiti abbastanza prevedibili”. Inoltre, il fermo avanzato dalla legge riguarderebbe non tanto le concessioni, quanto la realizzazione delle opere, il che “significa che un progetto potrebbe esser autorizzato, ma non potrebbe esser concretamente realizzato”. Per superare le criticità, il Grig propone piuttosto di redigere una moratoria nazionale, che si tradurrebbe in “una sospensione di qualsiasi procedura e autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili”.
Le critiche e le voci di dissenso rivolte al disegno di legge “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali” sono sorte sin dalla sua approvazione. In generale i cittadini sardi protestano da mesi contro la speculazione che regge il sistema di concessione di impianti eolici nell’isola. Tra le proteste più recenti, quella di lunedì 24 giugno, sotto il motto “la transizione energetica deve servire, non asservire“. Gli attivisti, in particolare non intendono impedire il passaggio all’eolico e alle fonti di energia rinnovabile, ma lottare contro la speculazione selvaggia, per un processo di transizione che avvenga con la collaborazione dei cittadini e nel rispetto di un territorio il cui patrimonio naturale è sempre più martoriato dall’attività umana.
[di Dario Lucisano]