ambiente
Abiti rivenduti, resi più volte e spesso destinati a rimanere in giacenza nei magazzini delle grandi aziende. Il tutto con viaggi da migliaia di chilometri per pacco ed altamente inquinanti: il mondo delle vendite di vestiti online, spesso caratterizzato da spedizioni e resi gratuiti, presenta quindi costi irrisori per l’acquirente ma enormi danni ambientali a causa di sprechi di materiale e di combustibile. È quanto emerge da una nuova ricerca guidata dall’Unità Investigativa di Greenpeace Italia. In appena due mesi, i pacchi analizzati hanno attraversato 13 Paesi europei e la Cina viaggiando per camion, furgoni, navi ed aerei. «La nostra indagine conferma come la facilità con cui si possono effettuare i resi nel settore del fast-fashion, quasi sempre gratuiti per il cliente, generi impatti ambientali nascosti e molto rilevanti. Mentre alcune nazioni europee hanno già legiferato per arginare o evitare il ricorso alla distruzione dei capi dR...
Il 21 febbraio a Cortina d’Ampezzo sono iniziati i lavori per la costruzione della nuova pista da bob in piano per le Olimpiadi 2026. Nonostante i costi elevatissimi, le proteste dei gruppi ambientalisti, la presentazione di una alternativa molto più pratica e sostenibile, il parere negativo del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), e i tempi a dir poco ridotti nei quali andrebbe realizzata l’opera, la mattina di mercoledì ad annunciare l’inizio della giornata è stato il suono delle motoseghe, accese per avviare lo sgombero tramite abbattimento di 500 larici secolari per la costruzione della pista. Gli ingenti danni per l’erezione del circuito non si limitano alla questione ambientale e al patrimonio naturale della città, ma toccano in maniera diretta anche gli abitanti come nel caso di Mirko Gardini, ormai ex proprietario del parco avventura di Cortina, smantellato per fare spazio a un’opera che pare avere un futuro già scritto,...
Martedì 20 febbraio il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo per imporre limiti più stringenti sulla qualità dell’aria, con il quale si punta a dimezzare le sostanze inquinanti entro il 2030. Esso deve ancora venire confermato in via ufficiale da entrambe le parti e mira a compiere un primo importante passo verso l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Cionondimeno all’interno dello stesso accordo sono presenti non poche deroghe, che possono arrivare un allungamento dei tempi di adeguamento ai nuovi standard fino a dieci anni per tutte quelle aree “in cui la conformità con le direttive entro la data di scadenza si proverebbe irraggiungibile a causa di condizioni climatiche e orografiche specifiche, o dove le necessarie riduzioni possono essere ottenute solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento esistenti”, tra cui puntualmente figura il Nord Italia e, logicamente, la...
Domenica 18 febbraio la società svizzera IQAir ha pubblicato un rapporto sulla qualità dell’aria in varie città nel mondo, stilando una classifica di quelle in cui essa risulta più inquinata, nella quale Milano è comparsa terza sotto alle sole Chengdu in Cina e Lahore in Pakistan. La lista ha suscitato parecchio clamore, entrando rapidamente di diritto tra i temi più dibattuti del momento; il Sindaco Beppe Sala, interrogato dai giornalisti, ha fornito una risposta scocciata e sbrigativa sulla questione, chiedendo retoricamente ai suoi stessi intervistatori chi conducesse questo tipo di analisi, per sottolineare l’inaffidabilità dei dati provenienti da enti privati e invitare a fidarsi dei dati ufficiali. Effettivamente pare difficile immaginare che Milano possa collocarsi sul podio delle città con la peggiore qualità di aria al mondo, sopra a grandissimi centri come Nuova Dehli; ciò non toglie tuttavia che la classifica forn...
Non risalgono alle ultime migliaia di anni come si pensava in precedenza, ma a circa 8.200 anni fa: all’interno dei già attenzionato sito archeologico Cueva Huenul 1, nel desolato deserto della Patagonia, una grotta con quasi 900 dipinti ha costretto gli scienziati a rivedere significativamente le loro stime. Tra i motivi più misteriosi è stato scoperto un disegno a pettine apparso per la prima volta oltre 8 mila anni fa, che diventa così il dipinto rupestre più antico della Patagonia e tra i più primitivi mai rinvenuti nel Sudamerica. Secondo gli esperti, gli artisti delle caverne continuarono a disegnare la stessa immagine per migliaia di anni con lo scopo di “tramandare preziosi insegnamenti” durante un periodo in cui i cambiamenti climatici minacciavano la loro sopravvivenza. I risultati della ricerca sono stati inseriti in uno studio già sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista Science. «Abbiamo ottenuto...