La “vittoria” delle regioni padane sull’UE: potranno essere piene di smog fino al 2040

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Martedì 20 febbraio il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo per imporre limiti più stringenti sulla qualità dell’aria, con il quale si punta a dimezzare le sostanze inquinanti entro il 2030. Esso deve ancora venire confermato in via ufficiale da entrambe le parti e mira a compiere un primo importante passo verso l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Cionondimeno all’interno dello stesso accordo sono presenti non poche deroghe, che possono arrivare un allungamento dei tempi di adeguamento ai nuovi standard fino a dieci anni per tutte quelle aree “in cui la conformità con le direttive entro la data di scadenza si proverebbe irraggiungibile a causa di condizioni climatiche e orografiche specifiche, o dove le necessarie riduzioni possono essere ottenute solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento esistenti”, tra cui puntualmente figura il Nord Italia e, logicamente, la Lombardia. Quella stessa Lombardia in cui ironicamente lo stesso giorno dell’accordo sono scattate norme anti-inquinamento proprio a causa dell’aria irrespirabile, che risulta ormai talmente inquinata da avere portato centinaia di migliaia di cittadini a chiedere un risarcimento per danni fisici e morali.

L’accordo sugellato tra Consiglio Europeo ed Eurocamera vuole portare i parametri di qualità dell’aria nei vari Paesi UE al livello degli standard dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, compiendo parallelamente un importante passo verso l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. La nuova direttiva prenderà in considerazioni numerosi agenti inquinanti, stabilendo standard specifici per ciascuno di essi, e richiederà che ciascun Paese membro presenti proiezioni e tracci una direttiva d’azione per adattare le aree del proprio territorio ai nuovi minimali ribassati. Esso tuttavia prevede che i Paesi possano richiedere deroghe in base alle condizioni in cui versano determinate aree: per le zone in cui la transizione risulta troppo ardua da adottare in tempi stretti, si potrà richiedere un rinvio fino al 2040, mentre per quei territori in cui “le proiezioni mostrano che i valori limite non possono venire raggiunti entro la data di scadenza fissata”, fino al 2035, con la possibilità di una ulteriore proroga di due anni. Per richiedere la deroga, gli Stati membri dovranno presentare ulteriori proiezioni e mappe di lavoro per dimostrare “che l’eccesso verrà mantenuto nei più bassi livelli possibili e che il valore limite verrà raggiunto entro e non oltre la fine della deroga”.

Ancora non è chiaro in cosa queste “proiezioni” e queste “mappe di lavoro” consistano e non appaiono obblighi, minimali o vincoli di sorta da rispettare nel tracciamento di tali studi e piani operativi, quindi è difficile prevedere quali aree potranno chiedere di avere accesso alle deroghe. Quello che è certo è che il Nord Italia, e nello specifico la Lombardia e le regioni della Pianura Padana, rientrano perfettamente entro i canoni dei territori che possono reclamare un rinvio al 2040. E ironicamente qualche giorno prima dell’accordo è scoppiato lo scandalo mediatico sulla classifica della società svizzera IQAir, che metteva Milano al terzo posto del proprio report sulle città più inquinate al mondo, mentre proprio il 20 febbraio in 9 provincie lombarde sono scattate le nuove norme anti-inquinamento. Generalmente parlando, la Pianura Padana è una delle aree più inquinate al mondo e figura prima in Europa nella lista delle zone con il maggior numero di morti premature per inquinamento.

Proprio per tali motivi, oltre trecentomila cittadini lombardi hanno presentato manifestazioni di interesse per una richiesta di risarcimento per i danni fisici e morali derivanti dagli alti livelli di smog in Pianura Padana. Il legale che sosterrà i cittadini ha già depositato in tribunale gli atti e ha spiegato come, per avviare la causa, bastino le sentenze della Corte di Giustizia Europa. Lo stesso accordo tra Consiglio e Parlamento Europei stretto il 20 febbraio prevede proprio una possibilità di risarcimento per i cittadini che vivono in Stati inadempienti in termini di contrasto all’inquinamento atmosferico, e quando verrà approvato potrebbe consolidare la causa di quelle centinaia di migliaia di cittadini lombardi stanchi di vivere in mezzo a un’aria irrespirabile.

[di Dario Lucisano]

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