L’Unione europea avvierà un’alleanza industriale sui mini-reattori nucleari

Lindipendente

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Tra i 350 e i 450 miliardi entro il 2050 e lancio nei prossimi mesi di un’alleanza con il mondo dell’industria nucleare sui nuovi reattori di piccole dimensioni, che dovrebbero diventare operativi in Europa “entro dieci anni al più tardi”. A dirlo è la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, che ha aperto così il 16° Forum europeo sull’energia nucleare (ENEF) che si è tenuto in Slovacchia martedì 7 novembre. L’obiettivo prefissato è di fare il punto sul crescente interesse per le tecnologie nucleari in alcuni Paesi dell’UE e sul loro che secondo alcuni potrebbero avere nel raggiungimento della neutralità climatica entro la metà del secolo. L’annuncio ha tuttavia suscitato la reazione di scienziati, ONG ed associazioni ambientaliste, che hanno espresso dubbi e perplessità in un comunicato stampa sul sito dell’European Enviromental Bureau, la più grande rete europea di organizzazioni di cittadini ambientalisti.

Durante il suo intervento, la commissaria Kadri Simson ha dichiarato: «Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 abbiamo bisogno di tutte le fonti a basso contenuto di carbonio, incluso il nucleare, che negli ultimi 50 anni ha svolto un ruolo fondamentale in un certo numero di Stati membri e oggi 100 reattori con una capacità installata di 97 Gigawatt sono in funzione in 12 Stati membri e forniscono il 22% della produzione totale di elettricità nell’Unione Europea». L’intenzione è di lanciare un’Alleanza con il mondo industriale sugli Small Module Reactors (SMR), ovvero reattori nucleari in via di sviluppo più piccoli e meno potenti rispetto a quelli tradizionali, che secondo l’UE contribuirebbero alla decarbonizzazione di settori “difficili” come i trasporti, l’industria chimica e siderurgica ed il teleriscaldamento. Inoltre, gli SMR presenterebbero numerosi potenziali vantaggi, che vanno da una migliore sicurezza e tempi di costruzione minori a minori esigenze di investimento e meno ingombro per unità. «È chiaro – ha aggiunto Simson – che per raggiungere obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni nel prossimo decennio, saranno necessarie tutte le fonti energetiche rinnovabili e a basse emissioni di carbonio».

Nonostante la condivisione dell’obiettivo finale, è il suo perseguimento tramite il metodo dei piccoli reattori a suscitare dubbi e perplessità ad alcuni scienziati, ONG ed ambientalisti. L’ingegnere nucleare Giovanni Battista Zorzoli ha dichiarato: «L’eventuale riduzione dei costi, perché fai tutto in fabbrica, non riesce mai a compensare le diseconomie di scala legate al fatto di dover realizzare tanti sistemi di piccola dimensione». Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, ha poi spiegato: «I primi reattori della storia sono stati costruiti per la propulsione navale militare e poi tutta la storia della tecnologia è stata nel senso di ampliare la taglia della potenza per ridurre i costi con l’economia di scala. Che oggi si possa pretendere di fare il percorso inverso è piuttosto bislacco». Dubbi e perplessità che sono stati raccolti in un comunicato stampa dell’European Enviromental Bureau (EEB), la più grande rete europea di organizzazioni di cittadini ambientalisti. Secondo l’EEB investire in nuove centrali nucleari potrebbe rivelarsi dannoso per cinque motivi: ritardi prolungati degli ultimi impianti costruiti in Europa, trasferimento dei costi elevati sui contribuenti e sulle famiglie, coinvolgimenti di lobby ed altri interessi geostrategici che esulano dal tema ambientale, impatto sulle emissioni di carbonio e formazione di un sistema energetico centralizzato che non coinvolge i cittadini.

Il comunicato presenta anche la citazione di Luke Haywood dell’Ufficio europeo dell’ambiente – ricercatore post dottorato e autore dello studio Perché investire in nuove centrali nucleari è dannoso per il clima – che ha dichiarato: «È altamente improbabile che i piccoli reattori modulari cambino qualcosa riguardo alla scarsa economia degli investimenti nell’energia nucleare. La nostra attenzione dovrebbe concentrarsi su ciò che sappiamo funzionare per ridurre rapidamente le emissioni: risparmio energetico ed energie rinnovabili. Ogni euro investito nel nucleare potrebbe contribuire a sostituire i combustibili fossili in modo più rapido ed economico se indirizzato verso le energie rinnovabili, le reti e lo stoccaggio dell’energia. Ciò ridurrebbe anche l’inquinamento atmosferico, i rifiuti radioattivi e le bollette energetiche, consentendo al contempo una maggiore partecipazione dei cittadini».

[di Roberto Demaio]

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