salvataggi in mare
Le navi di soccorso che operano nel Mediterraneo sono numerose, tuttavia non sufficienti per fronteggiare il numero di persone in pericolo lungo una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Dopo la cessazione del programma Mare Nostrum nel 2014, la Civil Fleet, la flotta civile delle navi di monitoraggio e soccorso attive nel Mediterraneo, è diventata praticamente l'unica risorsa per coloro che rischiano la vita durante la pericolosa traversata illegale. Il tratto di mare che si estende dalla Libia o dalla Tunisia fino all’Italia rappresenta una barriera fisica letale, specialmente per le imbarcazioni di legno o di gomma di fortuna, spesso riciclate più volte dai trafficanti. Fino al 2014, l'operazione Mare Nostrum, avviata nel 2013 in risposta all'aumento dei naufragi nel canale di Sicilia, aveva una doppia missione: garantire il salvataggio in mare e perseguire penalmente coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti. Poco dopo la fine di Mare N...
È un terribile déjà vu. Un nuovo naufragio in acque internazionali che porta con sé le dinamiche di sempre: assurdi tentennamenti e contenziosi tra Stati che poi si traducono in ritardi nelle operazioni di soccorso e salvataggio. Sono passate 30 ore infatti, tra la segnalazione di Alarm Phone (call center che segnala emergenze in mare gestito dalla ONG Watch The Med), nella notte dell’11 marzo, e l’intervento delle autorità italiane, dopo l’indisponibilità e i silenzi delle autorità marittime libiche e maltesi. Il bilancio è drammatico: 17 superstiti, 30 dispersi nel mare freddo di marzo. 6⃣ Il bilancio drammatico sui 47 Naufraghi: trenta ore dopo l'🆘 AlarmPhone 17 superstiti 30 dispersi Il tempo trascorso: il contenzioso con gli altri Stati (sapendo in partenza che Libia, Malta e Grecia sono storicamente inaffidabili n.d.r) Il comunicato Guardia Costiera⚓️🇮🇹 pic.twitter.com/NN3l...