Biodiversità, gli indigeni dell’Amazzonia stanno aiutando a salvare i primati

Lindipendente

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In Brasile esiste una missione che è frutto della collaborazione tra ricercatori e popolazioni indigene e che mira alla tutela dei primati dell’Amazzonia: si tratta del Progetto Reconecta, il quale è stato ideato dalla biologa e vincitrice del premio Whitley 2024 Fernanda Ambra e prevede la costruzione di “ponti” finalizzati a collegare le chiome degli alberi situati ai due lati della strada che percorre gli Stati di Amazonas e Roraima, permettendo così alla fauna locale di attraversare evitando il pericolo investimento, che è infatti una delle principali cause di morte per i primati nella regione. Lavorare al progetto è «un patrimonio di conoscenze e una meravigliosa esperienza di apprendimento» secondo la biologa, che ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento delle comunità tradizionali in quanto «sanno esattamente cosa è necessario per proteggere le foreste».

Il Brasile sta affrontando un dilemma ambientale tutt’altro che indifferente in quanto possiede una delle più grandi reti stradali al mondo e, al contempo, circa il 40% delle specie di primati che vivono nella zona sarebbero a rischio estinzione. Un altro dato allarmante invece riguarda le cause principali di morte: secondo una revisione scientifica il numero di mammiferi medio-grandi uccisi nelle strade brasiliane ogni anno può raggiungere quasi le 9 milioni di unità. Anche per questi motivi Fernanda Ambra – biologa e professionista ecologista stradale che ha dedicato la sua tesi di dottorato a riguardo – ha ideato il Progetto Reconecta: un’iniziativa che prevede la costruzione di “ponti” finalizzati a permettere un attraversamento più sicuro alla fauna locale. «Ho giurato a me stessa che non avrei più studiato solo gli impatti causati dalle strade e dal traffico; piuttosto, volevo salvare quanti più animali possibile implementando misure di mitigazione», ha commentato la scienziata.

Quando ha iniziato a lavorare alla missione – spiega Ambra – erano state localizzate tre aree che necessitavano di ponti ma la ricerca è stata ostacolata dal fatto che era quasi impossibile trovare strade con grandi frammenti di foresta su entrambi i lati. Continuando ad indagare però, il suo team ha poi trovato un tratto di 125 chilometri della strada BR-174, la quale attraversa la regione abitata dagli indigeni Waimiri-Atroari, un gruppo etnico brasiliano composto da migliaia di individui che subì gravi violenze tra gli anni ’60 e ’80. Dopo aver concordato i luoghi più adatti e aver realizzato i ponti artificiali con l’aiuto degli indigeni, il Progetto Reconecta ne ha installati 30 nel 2022, dotandoli inoltre di due “fototrappole” adibite a controllare quali animali decidono di utilizzarlo e quali arrivano in prossimità della costruzione ma rinunciano ad usarla per l’attraversamento. Solo nei primi 10 mesi – spiega la biologa – sono state documentate ben otto specie diverse, che comprendono il tamarino dalle mani gialle (Saguinus midas) o “kixiri” e gli opossum (Didelphis Linnaeus). Tale implementazione ha mostrato inoltre che gli arboricoli locali tendono a preferire un determinato modello a ponte che prevede un’unica corda spessa intrecciata su un cavo d’acciaio.

Fernanda Abra e un uomo Waimiri-Atroari mentre controllano uno dei 30 ponti installati dal Progetto Reconecta sulla strada BR-174. Credit: Smithsonian’s National Zoo and Conservation Biology Institute.

Ambra ha poi aggiunto che i requisiti per la missione non si limitavano alla saggezza indigena e alla scienza biologica, ma si estendono ad altre competenze che rendono Reconecta un progetto multidisciplinare: «Abbiamo dovuto imparare molto sull’ingegneria civile, sull’ingegneria dei materiali, sull’architettura e sulle normative stradali per creare finalmente una soluzione adatta a quell’ambiente, conforme a tutta la legislazione e, soprattutto, replicabile», ha aggiunto. Tali sforzi sono stati riconosciuti anche dal Whitley Fund for Nature – un ente di beneficienza per la conservazione della natura fondato nel 1993 che raccoglie fondi e concede sovvenzioni – il quale ha inserito Fernanda Ambra tra i sei vincitori dei Whitley Awards dell’edizione 2024, considerati “l’oscar della conservazione della natura”. Tuttavia, sia per la scienziata che per gli indigeni il lavoro non è ancora finito e per questo hanno spiegato che Reconecta verrà testato anche in altri stati e all’estero: «Dobbiamo continuare questo progetto; senza i ponti molti animali muoiono. Non era così; c’erano molti animali. Ma con i ponti, vediamo scimmie ragno e robuste scimmie cappuccine che attraversano da un lato all’altro della foresta», ha dichiarato il leader dei Waimiri-Atroari Mario Paruwe.

[di Roberto Demaio]

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