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- Nel suo secondo viaggio in Norvegia, il vice-cancelliere tedesco Robert Habeck ha siglato un “Partenariato strategico sull’energia rinnovabile per il clima e l’industria verde”
- L’accordo prevede la costruzione di un idrogenodotto che porterà prima gas, poi idrogeno blu e, infine, idrogeno verde dal Mare di Norvegia alla Germania
- Il Partenariato vuole rafforzare la cooperazione tra i due Paesi, assicurare un approvvigionamento continuativo alla Germania e stimolare la crescita di un’industria a ridotto impatto ambientale
In un contesto di forte instabilità politica ed economica, nel marzo del 2022 la prima visita a Oslo del vice-cancelliere tedesco Robert Habeck ha posto le basi per la realizzazione di un progetto di portata storica: la costruzione di un idrogenodotto tra Norvegia e Germania, ossia di un impianto per trasportare tramite condotte l’idrogeno su lunghe distanze. Agli albori del 2023, in occasione del secondo viaggio ufficiale del vice-cancelliere tedesco, la conferma di questa scelta ha aperto una nuova traiettoria alla strada della transizione energetica.
Com’è nato l’accordo tra Germania e Norvegia
Lo scorso 5 gennaio, nel corso di una conferenza stampa, il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre ha annunciato l’istituzione tra Norvegia e Germania di un “Partenariato strategico sull’energia rinnovabile per il clima e l’industria verde“.
Alla base la volontà, come spiegato alla stampa, “di creare nuove industrie e posti di lavoro verdi” e di “rafforzare la cooperazione nel campo dell’idrogeno, dell’eolico offshore, delle batterie, della cattura e dello stoccaggio dell’anidride carbonica, del trasporto marittimo a ridotto impatto ambientale, della microelettronica e delle materie prime“.
Assicurare al Paese abbondanti scorte di gas da bruciare risulta essere prioritario per la Germania, come rimarcato da Habeck: “La Norvegia è oggi il nostro più importante fornitore di energia e dovrebbe continuare ad esserlo nel percorso verso un futuro a impatto climatico zero”.
La sicurezza e la convenienza dell’approvvigionamento energetico
Il ponte di idrogeno tra i due Paesi, storici consumatori di fonti fossili, è considerato il modo più economico per trasportare il carburante e più sicuro per garantire continuità nell’approvvigionamento di energia. Ne sono convinti gli stessi promotori: “Oggi riceviamo la maggior parte del gas naturale dalla Norvegia, ma in futuro vogliamo importare sempre più energia eolica offshore e idrogeno”, ha sottolineato il vice-cancelliere.
Il progetto procederà per gradi. All’inizio, si sfrutterà idrogeno blu, prodotto da gas naturale con la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Solo in un secondo momento si passerà all’idrogeno verde, prodotto da elettricità rinnovabile.
Il progetto del ponte di idrogeno
Il percorso che seguirà l’idrogenodotto è già tracciato: partirà dai giacimenti di gas naturale nel Mare di Norvegia per giungere sulle coste della Germania, nella Frisia tedesca. Una volta sulla terraferma, l’idrogeno sarà distribuito tramite un’infrastruttura, ancora tutta da costruire. “La nostra intesa comune è che il trasporto di idrogeno su larga scala tra Norvegia, Germania e Unione Europea poggerà su una solida base tecnica e finanziaria”, hanno affermato le due parti.
Nella primavera di quest’anno si attende l’esito dello studio di fattibilità. Nel mentre, alcune delle principali aziende energetiche dei due Paesi hanno firmato un memorandum d’intesa per sviluppare congiuntamente progetti energetici di larga scala. Tra queste, Equinor, gruppo petrolifero norvegese di proprietà dello Stato, e RWE, compagnia elettrica tedesca, che hanno siglato un’intesa per costruire nuove centrali elettriche in Germania, alimentate prima a gas, poi a idrogeno blu e, infine, a idrogeno verde.
Il ponte di idrogeno è visto come un suggello dei buoni rapporti tra i due Stati, accomunati dalle rispettive ambizioni: da un lato, la Germania, che punta a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2045; dall’altro, la Norvegia, interessa a sfruttare il potenziale delle sue risorse di gas naturale e, quindi, di idrogeno blu.
Per l’utilizzo di fonti rinnovabili e di idrogeno verde bisognerà certamente aspettare qualche anno. Nel mentre, si potrà osservare – e provare a limitare – il forte impatto in termini economici, ambientali – si pensi al consumo di suolo – e sociali derivanti dalla realizzazione dell’opera. La quale, certamente all’inizio, non farà altro che trasportare un vecchio “amico”, il gas naturale, rischiando di minare la riuscita degli obiettivi europei di decarbonizzazione, il contenimento degli effetti dei cambiamenti climatici e la crescita dell’industria verde.