“Il foie gras non provoca sofferenza”. Lo humane washing al Parlamento Ue

Lifegate

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Il foie gras è ottenuto con l’alimentazione forzata, ma il parlamento europeo sta cercando di convincerci del contrario. Come funziona lo humane washing.

Il foie gras, letteralmente “fegato grasso”, è un prodotto da sempre considerato di lusso, ma la verità è che la pratica che si utilizza per ottenerlo è una delle più anacronistiche e crudeli dell’intero settore alimentare: per ottenere il foie gras, infatti, si utilizza l’alimentazione forzata. Quindi cosa sta succedendo al Parlamento europeo e perché si parla di humane washing?

Un'oca in un allevamento per la produzione di foie gras
Il foie gras, letteralmente “fegato grasso”, è un prodotto da sempre considerato di lusso © Animal Equality

Come viene prodotto il foie gras

Per produrre il foie gras, viene inserito un tubo metallico nella gola di anatre ed oche per pompare grandi quantità di cibo nel loro corpo, molto più di quanto ne ingerirebbero volontariamente. Questo “ingozzamento” viene eseguito due o tre volte al giorno per circa due (per le anatre) o tre settimane (per le oche). La pratica ha lo scopo di indurre l’ipertrofia delle cellule grasse epatiche (steatosi epatica), una degenerazione patologica che porta il fegato di questi animali a crescere fino a più di dieci volte rispetto alla sua dimensione normale.

Una vera e propria barbarie riconosciuta come tale, tanto che la pratica è già vietata da anni in 22 Paesi europei – tra cui l’Italia. Le leggi italiane, infatti, prevedono non solo sanzioni, ma anche la possibile sospensione dell’attività in caso di utilizzo dell’alimentazione forzata.

La produzione di foie gras
Un tubo metallico viene inserito nella gola di anatre ed oche per pompare grandi quantità di cibo nel loro corpo, molto più di quanto ne ingerirebbero volontariamente © Animal Equality

Cosa sta succedendo al Parlamento europeo e perché si parla di humane washing e foie gras

Nonostante questo, nei mesi scorsi il Parlamento europeo riunito a Strasburgo ha approvato una relazione prodotta dall’eurodeputato francese Jérémy Decerle sul “benessere degli animali negli allevamenti” che fornisce un’interpretazione distorta e pericolosa della pratica dell’alimentazione forzata per le anatre e le oche nella produzione di foie gras.

Al punto 31 di questa relazione si dice infatti che “la produzione di foie gras, si basa su procedure di allevamento che rispettano i criteri di benessere degli animali, (..) dove l’ingrasso (…) rispetta i parametri biologici dell’animale”. Ogni singolo studio scientifico indipendente (cioè non finanziato dall’industria del foie gras) nel mondo ha già ampiamente dimostrato come questa pratica sia dannosa per gli animali e incompatibile con qualsiasi standard di benessere animale. Noi di Animal Equality abbiamo chiesto – insieme a tante altre organizzazioni per la protezione dei diritti animali – a tutte le aree politiche di respingere completamente la relazione proposta dall’eurodeputato Decerle, ma al momento del voto i deputati italiani hanno affossato gli emendamenti che avrebbero permesso di escludere dal repost almeno le pratiche più spietate come l’alimentazione forzata e la triturazione dei pulcini.

Foie gras
In diversi Paesi si sta lavorando per proibire l’importazione e la vendita di foie gras, come nel caso del Regno Unito e della Germania © Animal Equality

Aumenta la consapevolezza sulla produzione del foie gras

In tutto il mondo stiamo assistendo ad una lenta ma inesorabile rivalutazione di questo alimento una volta considerato di lusso, grazie anche ad una maggiore consapevolezza della crudeltà che si cela dietro di esso. In diversi Paesi si sta lavorando per proibirne l’importazione e la vendita, come nel caso del Regno Unito e della Germania. L’India è stata pioniera in questo senso: già nel 2014 il Direttore generale indiano del commercio estero ha emesso un’ordinanza che ha proibito l’importazione di foie gras sul territorio nazionale a seguito della campagna di Animal Equality, che nel 2012 aveva presentato al governo indiano i risultati di un’indagine condotta in Spagna e Francia, dimostrando che uno dei più noti distributori investigati importava anche in India.

Non possiamo permettere che in Europa si facciano passi indietro in questo senso: pratiche come l’alimentazione forzata dovrebbero essere ormai un ricordo lontano in Paesi europei che vantano i migliori standard di benessere animale e nessun politico che abbia lontanamente a cuore gli animali può difendere questa pratica orribile.

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