ValigiaBlu
di Laetitia Leunkeu Gli europei di calcio sono stati, tra le altre cose, una fiera di simboli. Tra questi si è diffusa un’immagine che parla più delle parole che si vorrebbero forzare sulla pelle del suo soggetto: un bambino, nero, immortalato mentre in un momento di gioia sbandiera il tricolore per festeggiare insieme agli altri la vittoria sudata contro gli inglesi. Il suo corpo in breve diventa simbolo politico. Sui profili su cui gira la sua immagine si parla di prova di integrazione, di inclusione, di appartenenza. “Questa è l’Italia!” gridano. Paradossale l’uso strumentale di un bambino, che nel quadro in cui è ritratto e per come viene raccontata l’immagine appare come una anomalia, una irregolarità di un ordine costituito, un vessillo per rivendicare una famigerata normalità. Paradossale quanto esplicativo di una realtà piuttosto deludente. Sì l’Italia è questa. È quella tendenza al...
Al dramma della guerra in Ucraina e di chi fugge dai bombardamenti dell'esercito russo che stanno devastando il paese e provocando vittime tra i civili se ne è aggiunto uno ulteriore. Quello di chi non riesce a scappare rimanendo bloccato. O di chi ci riesce ma con estrema difficoltà e subendo abusi. Il motivo? Il colore della pelle. Il razzismo non conosce ragioni, neppure durante i conflitti. Prima i bambini, dopo le donne bianche, poi gli uomini bianchi e alla fine gli africani. Sembra una storia di altri tempi. Invece è la gerarchia razziale da rispettare per salire su un treno alla stazione della capitale ucraina, Kyiv, e allontanarsi il più presto possibile per mettersi in salvo. Come se alcune vite valessero meno di altre. Come se a bambini e donne con la carnagione scura non fosse riconosciuto di essere bambini, tanto meno donne. Eppure chi, per motivi diversi, è partito dall'Africa e viveva fino a qualche giorno fa in Ucraina dice di non aver avuto pro...
di Simone Benazzo Il think tank svizzero Global Initiative Against Transnational Organized Crime ha pubblicato a maggio un report dedicato al traffico di persone, droghe e denaro nei Balcani occidentali, curato da Walter Kemp, Kristina Amerhauser e Ruggero Scaturro. Lo studio è stato uno dei primi a trattare in modo sistemico e diacronico le evoluzioni che la “rotta balcanica” ha esperito nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Quello che era inizialmente un corridoio per stupefacenti è divenuto in seguito, specie a causa delle guerre in ex Jugoslavia, l'El Dorado per i trafficanti di armi e, in tempi recenti, la via obbligata per decine di migliaia di esseri umani in fuga da guerra, povertà, catastrofi ambientali. Se fin dagli anni ‘70 con “rotta balcanica” si intendeva principalmente la rete di traffico di droga - soprattutto eroina - che si dirama per la penisola balcanica, nel 2015 l’espressione ha infatti assunto un signif...
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Il 2022 è stato l’anno che ha visto combinarsi crisi climatica, energetica e alimentare. I mercati dell'energia sono stati sulle montagne russe. In risposta all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, i paesi occidentali hanno imposto sanzioni finanziarie alla Russia e l'embargo sulle sue esportazioni di petrolio. La Russia ha tagliato le forniture di gas all'Europa e i grandi importatori, come la Germania, hanno dovuto ridurre il consumo di energia e cercare altrove le forniture. I paesi a basso e medio reddito hanno faticato ad accedere all'energia a prezzi accessibili. Paesi come il Pakistan, il Bangladesh e lo Sri Lanka hanno dovuto affrontare dei blackout; l'aumento dei prezzi del carburante si è riversato sui mercati alimentari. Nel 2023 (e negli anni a seguire), la crisi energetica modificherà gli equilibri economici ed energetici e le cat...
Più o meno un anno fa, il 15 giugno 2022, venivano ritrovati i corpi senza vita del giornalista del Guardian, Dom Phillips, e di Bruno Pereira, l’esperto brasiliano dell’ente di protezione dei popoli indigeni. Erano scomparsi una decina di giorni prima nella valle del Yavarí, nella foresta amazzonica, durante un viaggio per indagare sullo sfruttamento della foresta e sulle crescenti minacce a cui sono sottoposte le popolazioni indigene. Brasile, il giornalista Dom Phillips e l’attivista Bruno Pereira uccisi mentre indagavano sullo sfruttamento illegale dell’Amazzonia A un anno di distanza, le loro uccisioni sembrano essere sempre più collegate agli interessi di gruppi dediti ad attività illegali su cui i due stavano indagano. La valle del Yavarí – uno dei luoghi più isolati del pianeta, una riserva di 85mila chilometri quadrati coperta dalla foresta amazzonica, senza strade, dove ci si sposta navigando il fiume e al c...