ambiente

Il Tar del Veneto si è pronunciato ieri sulla grave contaminazione da Pfas nelle province di Vicenza, Padova e Verona. Lo ha fatto sancendo che anche il colosso giapponese Mitsubishi Corporation – che alla fine degli anni Ottanta costituì la Miteni, di cui ha detenuto nel corso degli anni tra il 49 e il 90% del capitale sociale – dovrà sobbarcarsi i costi per la bonifica dei veleni disseminati nei pressi dell’ex Miteni di Trissino (Vicenza). In base a quanto emerso da rilevazioni e accertamenti, infatti, nel giudizio amministrativo di primo grado i giudici hanno inquadrato come responsabili dell’inquinamento tutte le società che si sono susseguite nel controllo dello stabilimento vicentino. Nel 2009 Miteni era stata ceduta alla Ici e poi, cinque anni dopo lo scoppio dello scandalo PFAS, avvenuto nel 2013, è stata dichiarata fallita. Sebbene Mitsubishi si sia opposta con una serie di argomenti, tra cui l’attribuzione alla Miteni di...

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A Torino, un’ordinanza del giudice civile ha accolto il ricorso d’urgenza avanzato da numerosi cittadini riguardo l’alberata di Corso Belgio, che da mesi combattono contro un progetto di riqualificazione deciso dal Comune finalizzato alla sostituzione di 240 aceri con alberi più piccoli. Pur sancendo che il taglio degli alberi andrà comunque avanti, l’ordinanza ha stabilito che gli abbattimenti non dovranno essere eseguiti entro il limite di 18 mesi originariamente stabilito dal Comune e che i tagli potranno essere dilazionati in lotti concordati in modo da ridurre l’impatto sul quartiere “entro l’arco temporale di 5 anni” ed entro la quota annuale del 20%. Inoltre, gli alberi abbattuti dovranno essere sostituiti con piante di dimensione notevolmente maggiore rispetto a quella originariamente prevista. La vera novità sta però nel fatto che l’ordinanza fissa due principi fondamentali. Il primo è la legittimaz...

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In Italia, nello scorso mese di aprile, le energie rinnovabili hanno soddisfatto più della metà della domanda elettrica nazionale. Superando il contributo complessivo delle fonti fossili, le fonti pulite hanno soddisfatto il 51,2% del fabbisogno energetico, contro il 34,2% proveniente da fonti non rinnovabili, mentre a soddisfare il restante fabbisogno è subentrato il saldo con l’estero. A renderlo noto il rapporto mensile di Terna. In particolare, la fonte fotovoltaica ha soddisfatto da sola il 30,8% della generazione elettrica rinnovabile totale, seguita dall’idroelettrico (37,7%) e dall’eolico (17,4%). Stabili, invece, la geotermia e il calore da biomasse. Rispetto allo stesso mese del 2023, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili registra così un +43,8%, mentre la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata del 45%, registrando una crescita di 2.356 MW. In particolare, un notevole incremento lo ha subito la produzion...

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L’industria degli allevamenti intensivi, seguendo gli insegnamenti delle compagnie fossili, ha fatto pressioni significative affinché le politiche climatiche dell’UE venissero indebolite. Ad oggi, già un terzo delle misure europee per la riduzione delle emissioni è stato compromesso dal settore. A renderlo noto, un rapporto del gruppo di esperti indipendente InfluenceMap, il quale ha esaminato le campagne di lobbying condotte presso l’UE negli ultimi tre anni da 10 compagnie e 5 associazioni di categoria afferenti all’industria della carne e dei prodotti caseari. Il focus è stato in particolare su 6 politiche ecologiche cardine, come la direttiva sulle emissioni industriali o la strategia Farm to Fork. Le aziende coinvolte nell’allevamento e nella produzione di carne – quali Arla, Danish Crown, Tonnies group, FrieslandCampina, Vion food group – hanno nello specifico promosso le posizioni più critiche e influenti. Il rap...

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Ha ufficialmente avuto inizio il processo davanti al Gup del Tribunale di Alessandria che vede il colosso della chimica Solvay alla sbarra per disastro ambientale colposo. Nella città piemontese è infatti ubicato il sito industriale dell’azienda che produce, tra le altre cose, le sostanze tossiche e persistenti PFAS. Lo scorso 6 maggio, all’udienza preliminare, oltre 250 parti civili si sono costituite davanti al giudice, incluse associazioni ambientaliste e istituzioni. Si parla di un’inchiesta molto ampia, che ha colpito nello specifico due ex dirigenti Solvay, Stefano Bigini, dal 2008 e fino al dicembre 2018 direttore di stabilimento, e Andrea Diotto, dal 1° gennaio 2013 direttore dell’Unità di produzione fluidi e dal 1° settembre 2018 direttore di stabilimento. Le difese depositeranno le loro memorie entro il 6 luglio, mentre è già stato stilato un primo calendario delle udienze che avranno luogo in autunno. Sotto al polo p...

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