https://www.lifegate.it/bentley-entro-il-2030-tutti-i-nostri-modelli-saranno-elettrici
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Quante volte vi abbiamo raccontato la lenta, e complessa, transizione ecologica dell’auto. Ecologica e non solo elettrica, visto che si tratta di un passaggio che coinvolge non solo l’addio ai motori endotermici che l’Europa ha fissato (salvo ripensamenti dopo le imminenti elezioni europee…) per il 2035, ma i processi produttivi, le professionalità, un’intera filiera insomma. Trovare nuove soluzioni sostenibili è un imperativo tanto per i brand auto “generalisti”, quanto per le icone del lusso.
Anzi, in questo caso, come per Bentley appunto, se per oltre un secolo sei stato il principale produttore di motori a benzina 12 cilindri al mondo, un’eccellenza insieme a Rolls Royce, e poi nel 2020 dichiari di voler eliminare i propulsori a combustione in un decennio, il compito non è dei più facili. Vada come vada, la strategia Beyond100 prevede la transizione dell’intera gamma a modelli elettrici alimentati a batteria e la carbon neutrality entro il 2030. Per vedere la prima Bentley elettrica bisognerà attendere la fine del 2026, mentre un’idea del futuro corso del marchio si può intuire dal concept EXP 100 GT.
Lusso e sostenibilità nell’auto, simbiosi o contrapposizione?
La sostenibilità nell’auto, anche nel segmento di lusso, è un asset più che mai imprescindibile per le aziende, anche se non semplice da raggiungere, soprattutto quando si tratta di invertire la rotta di processi produttivi già consolidati, come nel caso di Bentley, per anni simbolo di esclusività. Non basta avere una strategia a lungo termine, non basta avere modelli più efficienti, come l’ibrida plug-in Fliyng Spur Hybrid di cui parleremo a breve. Serve la capacità di investire in innovazione, dotandosi magari di un proprio organo interno in grado di assolvere questa specifica funzione. Come il Bentley sustainability council, un team di esperti globali creato per supportare ricerca e innovazione del marchio. Un video racconta le tappe della transizione.
Cosa contiene il secondo rapporto sulla sostenibilità di Bentley
Un impegno che Bentley ha ribadito l’aprile scorso, pubblicando il suo secondo Rapporto annuale sulla sostenibilità, un documento di 125 pagine fitto di dati e informazioni che si concentra sulle tappe raggiunte ad oggi nel percorso verso la neutralità carbonica end-to-end previsto entro la fine del decennio. Un rapporto che esamina ogni aspetto dell’attività, compreso il benessere dei dipendenti e dei clienti.
Insomma, a Crewe, primo stabilimento automobilistico a “impatto zero” del Regno Unito e sede storica del marchio inglese (dal 1998 parte del gruppo Volkswagen), si stanno dando da fare concretamente, investendo molto sulle competenze future delle persone (necessarie per il passaggio totale all’elettrico), formando nuovi talenti con il Forward leadership program e investendo su numerosi progetti ambientali attraverso la Bentley environment foundation.
Viaggio (nel silenzio) lungo gli argini del Po
Per capire meglio, nella sostanza dei fatti, in cosa si traduce oggi l’impegno di Bentley, abbiamo fatto un breve viaggio in Emilia-Romagna, per scoprire il “Po forest”, che si snoda tra Polesine Parmense e il Grande fiume, alla scoperta (sfruttando il silenzio offerto dall’autonomia elettrica della Bentley Fliyng Spur Hybrid) della vegetazione di golena.
Nel silenzio dell’elettrico, costeggiando gli argini fra boschi di salici, pioppi e ontani, attraversiamo quello che il sindaco di Polesine Zibello e chef stellato all’Antica Corte Pallavicina Massimo Spigaroli chiama Po forest, “un territorio che ha sofferto in passato di abbandono e dove, a difesa del bosco fluviale e dei suoi 400 ettari di vegetazione e biodiversità, per contrastare il fenomeno delle plastiche e i rifiuti lasciati dalle periodiche esondazioni del Po, nel 2019 abbiamo lanciato il progetto ‘Puliamo il Po e puliremo il mondo’, coinvolgendo realtà locali e associazioni di volontariato”.
Cosa offre la Flying Spur, “la Bentley più ecologica di sempre”.
Gli appassionati le auto come la Bentley Fliyng Spur Hybrid le chiamano “gran turismo”, intendendo col termine un’auto capace di offrire l’eccellenza del comfort, una raffinatezza rara, un’esperienza di guida unica. Auto per decenni focalizzate solo sul lusso e sul comfort, con i loro motori da 8 o12 cilindri a benzina, con pesi, dimensioni e costi notevoli, lontani anni luce da qualsivoglia idea sostenibile di mobilità, che adesso stanno cercando grazie all’elettrificazione la via della “redenzione”. Almeno ci provano…
In attesa di una “redenzione” più sostanziosa (e della prima Bentley completamente elettrica), in listino oggi resistono versioni a benzina a 8 e 12 cilindri, con consumi ed emissioni facilmente immaginabili… L’unica eccezione è la Flying Spur Hybrid, secondo quanto dichiarato dal costruttore inglese “la Bentley più ecologica di sempre”. Parliamo comunque di un’auto ibrida plug-in dalle dimensioni importanti e dal peso di oltre 3 tonnellate, aspetti che, come intuibile, su un’auto non contribuiscono all’efficienza. Il gruppo propulsore combina un motore a benzina 6 cilindri da 2,9 litri con un secondo motore elettrico da 100 kW alimentato da una batteria da 18 kWh, per una potenza totale di 544 cavalli.
Se un marchio della tradizione si volge al nuovo
Quattro porte, quattro posti, una lunghezza di oltre 5 metri e 30 e un abitacolo dedicato all’eccellenza dei materiali e al comfort dei passeggeri, negli interni della Flying Spur il legno (di cui si può scegliere essenza e finitura) e il lucente metallo zigrinato della tradizione si miscelano alla tecnologia, con il grande schermo touchscreen da 12,3 pollici “rotante” (volendo può ruotare e mostrare solo la parte in legno), la ricarica induttiva “wireless” per lo smartphone, le immancabili prese Usb. La Flying Spur supporta Apple CarPlay (ma solo connettendo via cavo lo smartphone), ma, stranamente, non Android Auto.
Pochi i vani portaoggetti, mentre resistono numerosi i pulsanti fisici che permettono di interagire facilmente con i comandi e le varie impostazioni. I sedili sono poltrone (il comfort maggiore è per i passeggeri posteriori che dispongono di tendine per la privacy, tavolini ad azionamento elettrico, ben 14 regolazioni e di sistemi di infotainment dedicati), riscaldabili, ventilabili, massaggianti, hanno imbottiture regolabili che permettono il massimo comfort per ogni corporatura.
Tutto o quasi è personalizzabile, the art of handcrafted luxury lo chiamano gli inglesi, in modo che una Bentley sia espressione della personalità del proprietario. Retaggio di un passato difficile da superare la pelle di origine animale (seppur certificata) usata per gli interni; considerando le risorse di cui dispongono le aziende dell’auto e la crescente attenzione da parte dei nuovi designer allo sviluppo sostenibile dei materiali, ci auguriamo che gli interni delle Bentley del futuro sfruttino una delle valide alternative eco-friendly alla pelle di origine animale.
Cosa offre la dotazione di sicurezza
In tema di sicurezza, i sistemi di assistenza alla guida vanno dalle quattro telecamere posizionate intorno all’auto che restituiscono una visione a 360 gradi attorno all’auto, alla telecamera a infrarossi che “vede” nel buio fino a 300 metri di distanza, rilevando anche pedoni e animali, ai più scontati (visto il prezzo impegnativo…) assistenza alla sterzata, al monitoraggio dell’area circostante l’auto, fino all’ Head-up display che proietta informazioni come velocità, limiti o navigazione sul parabrezza, nel campo visivo del conducente. E fini qui… Diciamo che da una Bentley ci si potrebbe aspettare una dotazione più “sorprendente”, parliamo di un’auto il cui prezzo (dell’esemplare in prova) sfiora i 300mila euro…
Autonomia elettrica e tempi di ricarica
La Bentley Flying Spur è una specie di salotto su ruote. Il comfort di guida è oggettivamente ineguagliabile anche da auto normalmente considerate di lusso. Parte del segreto la Flying Spur lo cela nell’insonorizzazione (i vetri sono doppi) e nel sistema di sospensioni pneumatiche, adattive e personalizzabili. In pratica è possibile regolare gli ammortizzatori attraverso quattro modalità. In modalità Sport si esalta il piacere di guida fra le curve, in Comfort praticamente dossi e buche della strada scompaiono. Poi il sistema permette di fare una serie di combinazioni personalizzate fra sospensioni, motore, sterzo e cambio.
Malgrado il sistema ibrido plug-in, la Flying Spur non ottiene consumi paragonabili con altre ibride, rispetto alla quale peso e dimensioni evidentemente la penalizzano. Non aiuta nemmeno il pacco batteria da 18 kWh, un po’ sottodimensionato rispetto alla stazza. Il risultato è che l’autonomia elettrica realistica è attorno ai 40 chilometri, con la modalità “Hold” che permette di mantenere la carica della batteria per usarla quando si preferisce. In elettrico la velocità massima è autolimitata a 140 km/h. Insomma, l’unico modo per ottenere la massima efficienza è collegare la Flying Spur Hybrid a una colonnina ogni volta che è possibile. Noi lo abbiamo fatto e… Il caricabatterie di bordo da soli 7 kW allunga i tempi, diciamo che utilizzando una wallbox si passa dallo 0 al 100 per cento dell’autonomia in 2 ore e 30 minuti, da una presa domestica occorrono circa 6 ore.