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Sui punti di ricarica per le auto elettriche l’Italia sconta uno storico ritardo rispetto alle nazioni europee più virtuose. Ma negli ultimi anni la tendenza si è decisamente invertita: lo scorso anno è stata superata la soglia delle 50mila colonnine installate e il nostro paese ha superato la Francia, la Germania e il Regno Unito nel rapporto tra punti di ricarica e veicoli elettrici circolanti, nonché nel rapporto tra colonnine e lunghezza complessiva della rete stradale. Emergono molte conferme e diverse soprese dalla quinta edizione dello studio “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia” di Motus-E: ad esempio, se la Lombardia resta la prima regione per numero di punti di ricarica, Napoli diventa la città con più colonnine in rapporto alla superficie, davanti a Milano e Roma.
Numeri raddoppiati in due anni
Lo scorso anno in Italia sono stati installati 13.906 nuovi punti di ricarica (3.450 dei quali solo nell’ultimo trimestre) portando il totale sul territorio a 50.678 unità. In termini percentuali, la nostra rete di ricarica ha segnato un’espansione del 38 per cento, con un sostanziale raddoppio rispetto al 2021. Al contempo è aumentata anche l’incidenza delle infrastrutture a più alta potenza: il 22 per cento dei punti di ricarica installati nel 2023 è stato di tipo veloce e ultraveloce in corrente continua. Il sud e le isole continuano a recuperare terreno: qui si concentra ormai il 23 per cento del totale delle colonnine installate, rispetto al 19 per cento del centro e al 58 per cento del nord. Se, con oltre 9mila punti di ricarica, la Lombardia si conferma la regione più virtuosa seguita dal Piemonte e dal Veneto, sorprende l’exploit della Campania, seconda regione assoluta per crescita dell’infrastruttura con 2.691 nuove colonnine installate.
Il nodo della semplificazione degli iter autorizzativi
Tra le città, Roma è quella che conta più punti di ricarica (3.588), seguita da Milano (2.883) e da Napoli (2.652). Il quadro però cambia se si considera il numero di punti di ricarica per km² di superficie, con Napoli sul gradino più alto del podio (225 punti ogni 100 km²), davanti a Milano (183) e Roma con 67 punti. Come spiega il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, “il lavoro necessario per infrastrutturare il Paese non è finito, ma la strada intrapresa è quella giusta e anche nel 2024 assisteremo a un costante miglioramento e ampliamento della rete di ricarica al servizio dei cittadini”.
Tra i nodi ancora da sciogliere c’è senza dubbio quello della semplificazione e dell’omogeneizzazione degli iter autorizzativi, ancora lunghi e articolati: oggi, ad esempio, ben il 18 per cento delle infrastrutture già installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali, perché non è realizzato il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia o per altre complessità burocratiche. Per questo motivo, evidenzia ancora Naso, “occorre che tutti gli interventi di semplificazione degli iter vengano attuati pienamente dalle amministrazioni locali e che ci sia una più stretta cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti”.
Sulle colonnine di ricarica l’Italia fa meglio di Francia e Germania
Al di fuori dei centri urbani, la tendenza è positiva anche per quanto concerne i punti di ricarica in autostrada, che hanno raggiunto quota 932 rispetto ai 496 registrati l’anno precedente; almeno un’area di servizio autostradale ogni tre è dotata di infrastrutture per la ricarica. Considerando anche le aree più remote e isolate della nostra penisola, nell’86 per cento del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 chilometri.
Con 23 punti di ricarica a uso pubblico ogni 100 auto elettriche circolanti l’infrastruttura italiana si colloca davanti a quella di Francia (14 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Germania e Regno Unito (10 punti). Anche per quanto riguarda il numero di punti di ricarica rispetto alla lunghezza totale della rete stradale il nostro paese è davanti, con una media di un punto di ricarica ogni cinque chilometri di strade, precedendo Regno Unito (un punto ogni sei chilometri), Germania (un punto ogni 7 chilometri) e Francia (un punto ogni nove chilometri). Numeri, questi, che non ci fanno più sfigurare nel confronto con gli altri paesi europei.