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Come una squadra di supereroi, Slow Food, Legambiente e FederBio hanno unito le forze per lanciare un appello forte e chiaro: trasformare l’attuale sistema agricolo verso un modello che metta al centro la sostenibilità ambientale, l’equità sociale e la biodiversità. Durante l’edizione 2024 di Terra Madre Salone del Gusto, i presidenti delle tre organizzazioni – Barbara Nappini (Slow Food Italia), Maria Grazia Mammuccini (FederBio) e Stefano Ciafani (Legambiente) – hanno sottolineato come l’agricoltura possa e debba diventare un motore di cambiamento.
Da Terra Madre, un appello alla politica
L’agricoltura è una leva fondamentale per affrontare le sfide climatiche e sociali. “Slow Food è stata definita l’Onu dei contadini. Mi piace questa espressione”, ha dichiarato Nappini durante la conferenza stampa di presentazione della road map indirizzata al governo italiano e ai partner internazionali del G7 Agricoltura, tenutosi in concomitanza con Terra Madre a Siracusa e dove sono mancati proprio argomenti cruciali quali l’agroecologia e rimandi alle strategie europee Farm to Fork, Biodiversità 2030 e agli importanti target del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal.
L’obiettivo di questa road map è tutt’altro che a breve termine: lo sguardo è rivolto ai secoli futuri. Al cuore delle sei proposte si trovano l’agroecologia e il biologico come alternative all’agricoltura intensiva, considerata insostenibile per l’ambiente e la salute umana. “Il biologico non solo tutela la biodiversità, ma rigenera i suoli e promuove un modello economico più equo”, ha affermato Mammuccini.
Le proposte includono:
- Promuovere l’agroecologia come modello agricolo, eliminando l’uso di pesticidi nocivi come il glifosato e incoraggiando pratiche sostenibili;
- sostenere l’agricoltura biologica per ridurre gli impatti negativi sull’ambiente e migliorare le condizioni dei lavoratori;
- incentivare un allevamento rispettoso degli animali e dell’ecosistema, riducendo l’intensità della zootecnia industriale;
- introdurre l’educazione alimentare nelle scuole per sensibilizzare i giovani sull’importanza del cibo e della sostenibilità;
- ridurre gli sprechi alimentari lungo tutta la filiera, promuovendo modelli di economia circolare;
- combattere il caporalato e le ingiustizie sociali, assicurando diritti e dignità ai lavoratori agricoli.
La transizione verso l’agroecologia
Mammuccini ha sottolineato l’importanza dell’agricoltura biologica, ricordando che l’Italia si è posta l’obiettivo di destinare il 25 per cento delle superfici agricole al biologico entro il 2027, con un’attenzione particolare a coinvolgere i giovani nel settore. Secondo i dati del Bioreport del Crea, un quarto degli imprenditori biologici ha meno di 40 anni, un segnale positivo per il futuro dell’agricoltura sostenibile.
Stefano Ciafani ha evidenziato la necessità di un’azione coordinata a livello nazionale e internazionale: “Al G7 chiediamo impegni concreti per abbandonare le pratiche agricole dannose e sostenere chi produce cibo in modo sostenibile”. Tra le richieste, spicca l’introduzione di politiche vincolanti per ridurre la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti chimici, proteggendo la salute dei suoli e degli ecosistemi. Ciafani ha anche criticato la proposta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida di introdurre il servizio civile agricolo a 500 euro al mese: “Il servizio civile è un’esperienza di vita straordinaria, ma è sbagliato far passare il messaggio che sia un modo per impiegare manodopera agricola sottopagata”.
Il messaggio conclusivo delle tre associazioni dal palco di Terra Madre è chiaro: l’agricoltura può essere la chiave per un futuro più sostenibile, ma richiede un cambiamento di paradigma. Non si tratta solo di proteggere l’ambiente, ma anche di garantire giustizia sociale, dignità per i lavoratori e benessere per le generazioni future. “Non c’è più tempo per soluzioni parziali”, ha aggiunto Mammuccini. “Il futuro dell’agricoltura e del nostro Pianeta richiede un’azione immediata e coordinata. I contadini devono poter contare sul proprio reddito, senza basare la propria sopravvivenza esclusivamente sui sussidi”.
“Dobbiamo abbandonare la logica basata solo sul profitto e adottare una prospettiva bio-logica”, è la conclusione di Nappini. “una logica imperniata sulla vita, che ci consenta di percepirci parte della Natura, che tuteli la biodiversità, la fertilità dei suoli, le risorse naturali: le uniche ricchezze davvero in grado di salvarci. Nel processo di cambio del paradigma è centrale l’educazione alimentare che chiediamo, in particolare al Governo italiano, di inserire come materia curriculare per tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Infine, riteniamo che sia imprescindibile sancire il diritto di tutti i popoli di determinare le proprie politiche alimentari e agricole: la sovranità alimentare. Questo sollecitiamo ai leader mondiali che si sono riuniti a Siracusa”.
L’appello delle tre organizzazioni è rivolto non solo al governo italiano, ma anche alla comunità internazionale: un cambiamento radicale è possibile e necessario, purché sia sostenuto da politiche coraggiose e dalla volontà di abbandonare un sistema agricolo ormai obsoleto.