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Dal 16 gennaio 2024, Bologna ha introdotto il limite di velocità di 30 chilometri all’ora su gran parte delle sue strade urbane. Il capoluogo emiliano si è trasformato in una città 30, unendosi a un movimento europeo che punta a rendere i centri urbani più sicuri, vivibili e sostenibili. Ma perché sempre più città decidono di “rallentare”? La decisione di abbassare i limiti di velocità è spinta da una serie di motivazioni chiave, prima tra tutte la sicurezza stradale.
Negli ultimi anni Bologna ha registrato un aumento considerevole degli incidenti stradali con persone infortunate: nel 2022, nella città metropolitana si sono verificati 4.095 incidenti, 386 in più rispetto all’anno precedente, con 56 morti. La maggior parte di questi, circa il 72 per cento, è avvenuta in un contesto urbano, con oltre la metà concentrata proprio all’interno del comune di Bologna, dove si sono verificati anche la metà dei decessi.
Questi dati hanno reso evidente la necessità di pensare a misure preventive per migliorare la sicurezza di motociclisti, ciclisti, pedoni e automobilisti e l’introduzione del limite di velocità si inserisce proprio in quest’ottica. Le prime statistiche, a due mesi dall’introduzione del limite, sono incoraggianti, come evidenziato dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore: “Noi ci siamo dati sei mesi per avere una raccolta scientifica di dati minima. Però abbiamo due mesi di indicatori che danno già un trend positivo, ad esempio il calo dei feriti, il calo dei pedoni investiti, siamo attorno al 15-20 per cento di entrambi (…) e soprattutto è calata la gravità dei feriti. Questo è un indicatore ormai abbastanza evidente: in due mesi circa, sono state sessanta le persone in meno che sono andate al pronto soccorso in condizioni gravi”.
Ma, come ci ha spiegato anche Simona Larghetti, consigliera comunale di Bologna, fondatrice e già presidente dell’associazione Salvaiciclisti-Bologna e della consulta comunale della bicicletta di Bologna dal 2013 al 2021, oltre a migliorare la sicurezza, il nuovo limite di velocità è parte di una strategia molto più ampia per migliorare la qualità della vita urbana.
Un nuovo modo di vivere e pensare la città
Con strade più sicure e meno traffico, Bologna spera di incoraggiare l’uso di mezzi di trasporto alternativi come le biciclette, nonché di rafforzare l’uso dei mezzi pubblici. Un elemento chiave di questa strategia è il nuovo progetto tranviario, che integrerà e migliorerà il trasporto pubblico esistente su gomma nell’area urbana.
Attualmente, la città sta intensificando i lavori per la costruzione delle linee del tram, che dovrebbe essere completato entro il 2026. Questo progetto, infatti, fa parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e viene gestito in linea con il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) di Bologna metropolitana, che mira a trasformare la mobilità cittadina entro il 2030 con obiettivi che includono l’aumento dell’accessibilità e della sicurezza stradale, il miglioramento della vivibilità e della qualità urbana, oltre alla lotta contro l’inquinamento atmosferico e acustico e la tutela del clima.
Vivere in una città 30 significa sapere che c’è attenzione e cura alla relazione tra le persone
Come ha sottolineato ai nostri microfoni Sara Poluzzi, portavoce del comitato Bologna 30, nei prossimi mesi la città vedrà significative modifiche agli assetti stradali per facilitare questa nuova era di mobilità. Dunque, la riduzione della velocità a Bologna fa parte di un approccio più ampio alla mobilità sostenibile, che costituisce uno dei pilastri fondamentali di questa iniziativa che non solo mira a diminuire gli incidenti stradali, ma anche a ridurre il rumore del traffico e le emissioni nocive, contribuendo così alla lotta contro l’inquinamento atmosferico e acustico.
Le reazioni dei bolognesi alla città 30
Come hanno accolto questa trasformazione i bolognesi? Molti hanno accolto con favore la novità, apprezzando i vantaggi in termini di sicurezza e vivibilità, e il 16 marzo scorso le associazioni che da sempre hanno sostenuto città 30 hanno organizzato una manifestazione che è stata soprattutto una grande occasione di festa.
D’altra parte, altri cittadini nei mesi scorsi hanno espresso preoccupazioni per l’aumento del traffico e per inefficienze nel trasporto pubblico. Come ha sottolineato Simona Larghetti, Bologna è in una fase di cambiamento e sta sperimentando l’inizio di un nuovo modo di pensare la città e spesso, come accade in questi casi, emerge una certa resistenza al cambiamento. Tuttavia, la percezione del sindaco Matteo Lepore è che, dopo le prime settimane di adattamento, molti bolognesi hanno rivisto la loro opinione: sperimentando la nuova normativa, hanno riconosciuto la fattibilità e i benefici del rispetto del limite di velocità.
Secondo Simona Larghetti, poi, il concetto di mantenere velocità elevate in città si rivela spesso un’utopia, considerando che la velocità media urbana è naturalmente bassa a causa del traffico e delle frequenti fermate. Questa osservazione è confermata dal Traffic index 2023, che evidenzia come già nel 2023 la velocità media degli automobilisti a Bologna fosse di 32 chilometri all’ora. Il nuovo limite di velocità, dunque, sembrerebbe allinearsi a tempi di percorrenza già esistenti, mostrando che l’adattamento al cambiamento potrebbe essere meno radicale di quanto alcuni temano.
In attesa di capire come la situazione evolverà, l’esperimento di Bologna si sta già delineando come un importante caso di studio per altre città italiane che guardano al futuro della mobilità urbana con occhio attento alla sostenibilità e alla sicurezza e che già hanno introdotto o sono in procinto di introdurre ampie zone di città 30 come Milano, Torino, Parma, Genova e Brescia.