Regolamento imballaggi, l’asse destra-sinistra per limitare i target Ue sul riutilizzo (che penalizzano l’Italia)

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Gli eurodeputati italiani (dopo essersi divisi in commissione) sembrano decisi a tenere un unico fronte in vista della plenaria del 22 novembre: «Niente obiettivi sul riuso per chi ricicla più dell’85%»

Il voto del Parlamento europeo sul tanto discusso regolamento sugli imballaggi si avvicina. Mercoledì 22 novembre, l’Eurocamera è chiamata a esprimersi definitivamente sul provvedimento, che rappresenta uno dei pilastri del Green Deal di Bruxelles. In Commissione Ambiente il testo è stato approvato senza troppi problemi, ma in vista del voto in plenaria – che in caso di via libera spianerebbe la strada all’approvazione definitiva del regolamento – le cose potrebbero complicarsi. Negli ultimi giorni, infatti, sono stati presentati oltre 500 emendamenti. E tra questi, ce ne sono alcuni che portano la firma di diversi europarlamentari italiani, appartenenti a forze politiche molto eterogenee tra loro. L’obiettivo è quello di salvaguardare la filiera italiana del riciclo, uno dei parametri di economia circolare su cui l’Italia è da tempo leader in Europa, e di usarla come leva per ottenere alcune deroghe sugli obiettivi legati al riutilizzo.

Il fronte comune degli italiani

Nell’emendamento 445 si propone una modifica all’articolo 22 del regolamento, che riguarda da vicino il settore della ristorazione e degli alberghi. La richiesta è che gli operatori economici possano evitare di dover rispettare i target legati al riutilizzo qualora dimostrino che «almeno l’85 % in peso dei rifiuti di imballaggio che immettono sul mercato destinati al consumo immediato è raccolto separatamente per il riciclaggio presso il punto di vendita». Una deroga su cui gli europarlamentari italiani hanno deciso di fare fronte comune. L’emendamento porta infatti la firma, tra gli altri, di: Pina Picierno, Alessandra Moretti e Patrizia Toia (Pd), Nicola Danti (Italia Viva), Fabio Massimo Castaldo (M5s), Salvatore De Meo e Alessandra Mussolini (Forza Italia), Pietro Fiocchi e Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia). In un altro emendamento (il 446) firmato dagli stessi europarlamentari, si chiede inoltre di istituire un obbligo di raccolta distinto per il settore alberghiero, della ristorazione e del catering per gli imballaggi di alimenti e di bevande. A rendere particolare la dinamica è il fatto che in Commissione Ambiente gli eurodeputati del Pd non si sono opposti al regolamento: Alessandra Moretti ha votato a favore, mentre Achille Variati si è astenuto. In vista del voto in plenaria, però, tutta la delegazione italiana (o quasi) sembra essersi unita per scongiurare gli effetti del provvedimenti più penalizzanti per il nostro Paese.

Cosa prevede il regolamento

Il testo su cui da mesi si discute a Bruxelles (e non solo) è il cosiddetto regolamento PPWR (Packacing and Packaging Waste Regulation). L’obiettivo del provvedimento è eliminare gli imballaggi inutili e allo stesso tempo rendere il packaging più facile da riutilizzare. Nel 2009, in Unione europea si sono prodotti 66 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da imballaggio. Nel 2021 il dato è salito a circa 84 milioni di tonnellate. La strategia con cui Bruxelles punta ad arginare questo fenomeno ricalca le tre «R» dell’economia circolare: riuso, recupero e riciclo. Su quest’ultimo, l’Italia si sente perfettamente al sicuro. Nel 2021, il nostro Paese ha fatto registrare un tasso di riciclo degli imballaggi del 73,3%, superando l’obiettivo del 70% fissato dall’Unione europea per il 2030. Il nuovo regolamento su cui è al lavoro Bruxelles punta però anche su ambiziosi obiettivi di riutilizzo. E in questo campo i risultati dell’Italia non sono altrettanto confortanti. L’obiettivo del nuovo PPWR è di ridurre gradualmente i rifiuti per gli imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035, 20% entro il 2040. Per raggiungere questi target, le misure previste dal regolamento sono diverse, a partire dalla stretta sulle confezioni monouso e dalla messa al bando degli imballaggi considerati evitabili a partire dal 1° gennaio 2028: buste dell’insalata, reti delle arance, cestini per i pomodori e non solo.

L’opposizione del governo

A esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento sono i partiti della maggioranza di governo in Italia, con il ministro all’Ambiente Gilberto Pichetto che dichiara: «Si continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio. Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi comunitarie per difendere le ragioni di una filiera innovativa che supera i target Ue con diversi anni di anticipo». Ma a esprimere perplessità sono anche le associazioni del settore food (Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&Servizi, Ue. Coop, Fai-Cisl e Uila-Uil) che hanno lanciato un appello al governo e agli eurodeputati italiani affinché si battano per una modifica del regolamento.

Il test dell’Eurocamera

Dopo il via libera della Commissione Ambiente, ora il regolamento PPWR dovrà superare il test dell’Eurocamera. Come per buona parte degli altri provvedimenti del Green Deal, il regolamento sugli imballaggi vede contrapposte due fazioni: da un lato verdi e centrosinistra, a favore delle nuove regole; dall’altro i conservatori. A fare da ago della bilancia è come sempre il Partito Popolare, che in questo caso sembra pendere verso il «sì» al regolamento. A complicare le previsioni sul voto, previsto per mercoledì 22 novembre, contribuisce la pioggia di emendamenti presentati la scorsa settimana. Di fronte a questa situazione, la presidente Roberta Metsola potrebbe addirittura pensare di rimandare tutto in Commissione Ambiente per limare gli ultimi dettagli. Al momento però si tratta di una strada difficilmente percorribile. Un’altra ipotesi prevede invece che i diversi gruppi politici trovino un accordo per votare solo alcuni emendamenti e bocciare tutti gli altri, così da accelerare la discussione e approvare il regolamento. Qualora dovesse arrivare il via libera dell’Eurocamera, il PPWR entrerebbe nella fase finale dei negoziati con il Consiglio Ue. Prima di arrivarci, però, sembrano esserci ancora diversi punti da chiarire.

Credits foto: UNSPLASH

Concesso in licenza con: CC-BY-SA
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