Navi da crociera, Italia prima in Ue per inquinamento: «Producono più emissioni di tutte le auto messe insieme»

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Secondo l’ultimo rapporto di Transport&Environment, Civitavecchia ha il secondo porto più inquinato del continente. Emblematico il caso di Venezia

Quando pensiamo all’inquinamento derivante dai trasporti, la prima immagine che ci viene in mente è una strada paralizzata dal traffico di tir e automobili. Il trasporto su gomma, però, non è l’unica fonte di emissioni. Prendendo in considerazione gli ossidi di zolfo, tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, poche navi da crociera sono in grado di inquinare molto più di milioni di automobili. L’ultima stima emerge dal rapporto della ong Transport&Environment, dedicato proprio all’impatto ambientale del turismo marittimo di lusso. Nel 2022, calcola l’associazione, le 218 navi da crociera europee hanno emesso 4,4 volte più ossidi di zolfo delle 253 milioni di automobili che circolano nel continente. E di tutti i Paesi Ue l’Italia è quello più inquinato dalle emissioni del trasporto marittimo, seguito al secondo posto dalla Spagna.

Le città italiane più inquinate

Prendendo in esame le singole città si scopre che è Barcellona la città con il porto più inquinato d’Europa. Al secondo posto c’è una città italiana, Civitavecchia, dove nel 2022 le navi da crociera hanno emesso 16 tonnellate di ossidi di zolfo, una cifra quasi 40 volte superiore alla quantità emessa dalle auto immatricolate nella cittadina laziale. Le altre città italiane che compaiono nella classifica europea dei porti più inquinati sono Napoli (11esima), Genova (13esima) e Livorno (16esima). Una menzione positiva arriva invece da Venezia, che nel giro di appena quattro anni è passata dal 1° al 41esimo posto. Il motivo è presto detto. Nel 2021 il capoluogo veneto ha introdotto il divieto di accesso al porto per le grandi navi da crociera e le emissioni di sostanze inquinanti sono crollate dell’80%.

«Il passaggio al gas è una falsa soluzione»

Mettendo a confronto l’ultimo rapporto di Transport&Environment con l’edizione del 2019, il numero di navi da crociera e il consumo di carburante sono aumentati del 23%-24%. Una situazione che ha portato a una crescita dei tre principali responsabili dell’inquinamento atmosferico: gli ossidi di zolfo (+9%), gli ossidi di azoto (+18%) e il pm2.5 (+25%). Per ridurre il proprio impatto in termini di emissioni, spiega il rapporto di T&E, i principali operatori del settore stanno investendo sul gas. Una soluzione che permette di ridurre l’inquinamento locale dell’aria, ma che causa grosse perdite di metano dai motori della nave. «Passare dal petrolio al gas è una falsa soluzione – spiega il direttore di T&E Italia, Andrea Boraschi -. Può aiutare l’industria delle navi da crociera a ridurre l’inquinamento locale, ma è terribile dal punto di vista climatico». L’alternativa, suggerisce l’associazione, è già disponibile sul mercato: «I porti – aggiunge Boraschi – possono ridurre l’inquinamento obbligando le navi a collegarsi all’elettricità in porto, invece di far funzionare i motori».

Credits foto: ANSA/Luca Zennaro

Concesso in licenza con: CC-BY-SA
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