Viaggio in Islanda, dove procede la ricerca sui carburanti per una mobilità più sostenibile

Lifegate

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Per decarbonizzare l’economia, la mobilità sostenibile è prioritaria. Con Mazda, il primo costruttore ad aderire alla eFuel Alliance, siamo andati in Islanda, per capire come procede la ricerca sui carburanti alternativi.

Che l’Islanda, insieme a Costa Rica, Norvegia e Paraguay fosse fra i quattro paesi che stanno dimostrando al mondo come sia possibile utilizzare quasi esclusivamente energie rinnovabili per rifornire di energia elettrica famiglie, aziende e mobilità, è un fatto noto da anni. In Islanda quasi tutta l’energia elettrica proviene da fonti energetiche rinnovabili, molta prodotta dalle centrali idroelettriche, il resto proviene dalla geotermia, grazie al quale si riscaldano quasi il 90 per cento delle famiglie islandesi; il segreto è l’acqua calda geotermica proveniente dal sottosuolo, che attraverso un sistema di condotte viene convogliata e portata dentro le case. Già, gli islandesi hanno attuato per primi nel mondo questo sistema, che ha contribuito a trasformare una società dipendente dal carbone in uno dei paesi energeticamente più virtuosi.

La stessa Islanda che da anni ha avviato, fra luci e ombre, la realizzazione del più grande impianto al mondo per la cattura della CO2, in grado di assorbire in un anno 4mila tonnellate di anidride carbonica dall’aria, trasformandola in roccia, l’equivalente delle emissioni di circa 870 automobili. E proprio a proposito di auto e mobilità siamo andati in Islanda per capire a che punto è la ricerca sui cosiddetti carburanti sintetici e-fuel, che possono essere prodotti a partire dalle fonti rinnovabili, oppure catturando la CO2 dall’aria e trasformando quindi i gas serra in una risorsa. Magari sfruttando l’idrogeno, verde ovviamente.

Il tema è dibattuto, e più in basso capiremo il perché. Intanto, però, soluzioni come l’e-metanolo e altri combustibili alternative con caratteristiche simili hanno molti vantaggi: possono essere venduti attraverso la rete esistente di distributori di benzina, sono in grado di alimentare ogni mezzo (dalle auto fino agli aerei) e assicurano la neutralità climatica dei motori a combustione interna. Un viaggio suggestivo, promosso non a caso da Mazda, che parallelamente alla progressiva elettrificazione è stato il primo costruttore automobilistico ad aderire alla eFuel alliance che riunisce organizzazioni e parti interessate che sostengono la promozione dell’idrogeno e degli e-fuel neutri per la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti.

Perché Mazda ha scelto proprio l’Islanda per parlare di e-fuel?

Una premessa. Sui combustibili che permettono la decarbonizzazione, primi fra tutti i cosiddetti carburanti dal carbonio riciclato introdotti dalla direttiva sulle energie rinnovabili Red II molti intravvedono un futura alternativa all’auto puramente elettrica, specie se i carburanti vengono prodotti dal trattamento di rifiuti non altrimenti riciclabili, come l’etanolo, il metanolo e l’idrogeno circolare ottenuti grazie alla tecnologia waste to fuels. L’Islanda non solo ha un’abbondanza di energia pulita e rinnovabile grazie alla sua straordinaria geografia e geologia che fornisce risorse sia idro che geotermiche. Ma a pochi chilometri dalla capitale Reykjavic c’è l’impianto George Olah renewable methanol plant, un progetto pilota nel campo della cattura e dell’utilizzo del carbonio, il primo sito di produzione su scala industriale ad utilizzare l’anidride carbonica come risorsa per la produzione di metanolo.

e-fuels, una transizione energetica possibile. O no?

Facciamo prima un punto. Lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 ha spinto l’Italia e altri paesi (Germania in prima fila) nella direzione di consentire anche oltre lo stop la vendita di auto nuove con motore a combustione interna, a condizione che siano alimentate con e-fuel. Il dibattito, che prosegue in varie sedi, riguarda la reale sostenibilità di questi carburanti, che si ottiene quando gli stessi vengono prodotti con energia rinnovabile. Solo così, infatti, è possibile compensare le emissioni nocive rendendoli complessivamente CO2 neutri.

Il dubbio degli esperti? Che gli e-fuel vadano riservati solo a settori della mobilità difficili da decarbonizzare, come il trasporto marittimo e l’aviazione, la cui elettrificazione rispetto all’auto è più complessa (e al momento non realizzabile). Seppur meno virtuosi rispetto a un’auto elettrica, questi carburanti possono dare un contributo significativo nella riduzione delle emissioni di gas serra, perché usano CO2 riciclata ed energia rinnovabile, sono compatibili con i motori a combustione interna esistenti e non hanno bisogno di nuove tecnologie. A fronte però di criticità come il costo ancora elevato e la notevole energia elettrica necessaria per la loro produzione; non tutti i Paesi hanno infatti il quadro energetico dell’Islanda.

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Il sito produttivo di e-fuel di Grindavik sfrutta l’energia geotermica © Mazda

C’è metanolo e metanolo, cerchiamo di capire

Meglio chiarire. C’è metanolo e metanolo. Come spieghiamo nel nostro “leggi anche” più in basso, questo tipo di alcol può essere prodotto partendo dal carbone, dal gas naturale, dalle biomasse e dal diossido di carbonio “catturato”. Se pensiamo alla decarbonizzazione dobbiamo pensare solo al metanolo “verde”, come nel caso di quello prodotto in Islanda appunto. Torniamo quindi alla nostra visita al sito di George Olah, un impianto dimostrativo non operativo da anni ma attivo a titolo dimostrativo e per fini di ricerca. Fra le sue unicità c’è l’elettricità che lo alimenta, generata in una vicina centrale geotermica che prevede la cattura della CO2 dal suolo. Come funziona? L’anidride carbonica viene purificata per renderla adatta alla sintesi di metanolo, prodotto grazie all’idrogeno generato dall’elettrolisi dell’acqua e dell’anidride carbonica e fatto reagire cataliticamente per formare appunto metanolo. Nei processi entra in gioco anche il vapore geotermico.

La buona notizia è che in questo modo dal processo di produzione non si creano sottoprodotti tossici, poiché l’unica sostanza chimica rilasciata è l’ossigeno in seguito al processo di elettrolisi e acqua. Un audit indipendente ha dimostrato che grazie al progetto islandese, il metanolo prodotto con questo processo permetterebbe una riduzione del 90 per cento rispetto alle emissioni di anidride carbonica prodotte da una quantità comparabile di combustibili fossili, benzina o diesel che siano. Insomma, i vantaggi sarebbero tecnici, economici e ambientali (oltre alle emissioni il processo non richiede terreni coltivabili o risorse agricole).

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Epic Drive Iceland © Mazda

Cos’è l’approccio multi-solution e perché Mazda lo sostiene da anni

Combinare fra loro diverse tecnologie al fine di ridurre le emissioni dell’auto. Insomma, quella  che molti chiamano neutralità tecnologica, un approccio comune ad alcuni costruttori automotive che pur riconoscendo nell’elettrificazione “un pilastro determinante della strategia del marchio”, come cita una nota di Mazda (marchio giapponese che entro il 2030 ha annunciato una gamma di veicoli completamente elettrificati), vede negli e-fuel a impatto climatico zero e prodotti da fonti energetiche rinnovabili (solare, eolica, idrica o geotermica e anidride carbonica), una possibile via per contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Certo, a differenza di auto completamente elettrica, che non ha emissioni locali, qui il problema delle emissioni di ossido di azoto e particolato in parte rimane, seppur significativamente ridotto rispetto ai carburanti convenzionali.

In viaggio fra stretti fiordi a picco sull’oceano e vette frastagliate a bordo della Mazda MX-30 e-Skyactiv R-EV

Infine, non ci resta che raccontarvi i quasi 600 chilometri di questo Epic Drive Iceland, un viaggio tutto d’un fiato, da fare in giornata, che da una parte ci ha permesso di tornare sul tema dei carburanti alternativi e, dall’altra, di scoprire gli impressionanti e scenari del paesaggio islandese attraverso fiordi e vallate incontaminate. Un’Islanda da scoprire nel silenzio, in modalità elettrica, magari con i finestrini abbassati per scorgere meglio quelle piccole baie e rade ai piedi delle vallate, dove un tempo la popolazione praticava la pesca e dove nel corso dei secoli si sono formati minuscoli villaggi, oggi quasi tutti spopolati, ma per questo ancora più suggestivi.

Un’Islanda silenziosa si diceva, emozionante con i suoi paesaggi magnifici di lunghi e stretti fiordi a picco sull’oceano, da scoprire per l’occasione su strade facilmente percorribili grazie alle condizioni stradali ottimali, dove neve e ghiaccio hanno fatto solo rare apparizioni. Un viaggio rilassante, slow, a bordo di un’auto ibrida plug-in particolarmente virtuosa, la Mazda MX-30 e-Skyactiv R-EV. Fra le sue unicità, il motore rotativo a benzina di soli 830 cc di cilindrata, piccolo e leggero, affiancato da un secondo motore elettrico da 170 cavalli (l’unico ad agire sulle ruote) e alla batteria da 17,8 kWh. Un sistema ibrido particolarmente compatto, che offre un’autonomia elettrica di oltre 80 chilometri: non molti a dire il vero, ma sufficienti per avvicinarsi, senza disturbare, alla fauna dell’isola per un ultimo, irrinunciabile, selfie.

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